Fuori dal Pala Terni c’era almeno un chilometro di fila. Dentro, un’immensa distesa umana costellata di parrucche blu in omaggio a lei, una delle donne più iconiche di sempre della musica italiana: Loredana Berté che ieri sera ha scelto proprio Terni per concludere il suo “Ribelle Summer Tour” nell’ambito della manifestazione Tributo d’autore.
Loredana Bertè e “l’appuntamento speciale” a Terni: 50 anni di carriera in una serata travolgente
Una data importante quella di ieri. La Bertè ha festeggiato proprio il 20 settembre un doppio compleanno, il suo e quello di Mimì, l’indimenticabile sorella scomparsa nel 1995, entrambe nate lo stesso giorno a tre anni di distanza. E l’ha fatto a Terni, la città che ha scelto quale ultima tappa della tournée estiva, “un appuntamento speciale” l’ha definito. Non solo, il 2024 è anche l’anno che segna i cinquant’anni di carriera, cinque i decenni che sono trascorsi dal suo primo album.
Quando intorno alle 21:45 le luci del Pala Terni si sono abbassate, la carica dei 5mila spettatori è entrata in religiosa contemplazione. E lei non delude mai i suoi “figli”. Con un grande ventaglio di piume bianche è arriva accompagnata dai suoi musicisti. Sul palco, alle sue spalle, una grande panchina e un maxi schermo dove scorrevano le sue immagini più belle. Sempre contro, sempre all’avanguardia, sensibile ed energica interprete di un mondo di cui ha saputo cogliere ogni sfumatura, spesso dolorosa, spesso nascosta e difficile. Un’artista da sempre in lotta, contro una società ipocrita, contro i pregiudizi, contro la sofferenza.
In total black e immancabile chioma blu, al Pala Terni la Bertè ha portato con sé quell’audacia e quella grinta graffiante che la caratterizzano. Lei è un’incantatrice e quel pubblico trasversale, di tutte le età, dai bambini a ogni gradazione degli -anta, era lì per lei e l’ha letteralmente adorata.
Una scaletta con tutti i grandi successi. La presenza di Mimì è tangibile
In scaletta c’erano i suoi più grandi successi di sempre, i pezzi sanremesi e quelli dei vari featuring, in perfetto equilibrio tra brani più “storici” e le novità. Dopo l’intro, ha attaccato con la malinconica Mare d’inverno seguita da Non ti dico no, il brano con i Boombadabash perché “a me piacciono le contaminazioni e questa è la prima che ho fatto” racconta.
Poi è stata la volta di Che sogno incredibile con Emma, seguita da J’adore Venice e Così ti scrivo. A questo punto ha fatto una premessa con il pubblico. “Quel 12 maggio 1995 era un venerdì maledetto e mia sorella moriva” e è partita con Zona Venerdì che è stata da brividi. Quello che è accaduto al Pala Terni è stato quasi magico perché Mimì ieri sera si sentiva fortissimo e tutto il pubblico ne era consapevole. La commozione è stata generale mentre le foto della splendida Mia Martini passavano sul maxi schermo.
Partita spontanea la standing ovation. “Così mi fate commuovere – ha detto la Bertè – ci voleva proprio quest’abbraccio” e si è seduta sulla panchina. E forse sola allora quella panchina che, pur colorata, era rimasta vuota per tutta la serata, ha guadagnato senso. Era l’attesa di qualcuno che non c’è più, ma che è sempre, imprescindibilmente, presente.
A seguire il pezzo in inglese cantato dalla sua storica corista e amica, Aida Cooper, I still haven’t found – Help e poi la ripresa con il medley Folle città/Goccia, Un po’ di tutto, scritto per lei da Pino Daniele e Maledetto Luna Park.
Un concerto in crescendo: pubblico incontenibile
La seconda parte del concerto si è aperta con Cosa ti aspetti da me, portata a Sanremo nel 2019. Subito dopo, ancora in tema di collaborazioni, non è mancata Bestiale la hit lanciata da poco insieme agli Eiffel 65. E poi è arrivata Dedicato e qui il Pala Terni è esploso. Il pubblico ha abbandonato i posti a sedere e si è accalcato sotto al palco per esserle più vicino. Subito dopo in scaletta, l’altro grande cavallo di battaglia: Non sono una signora e non c’è stato un singolo spettatore che non ne abbia cantato a memoria ogni parola. Ha concluso con la straziante Sei bellissima per fare quindi una breve pausa.
Tornata sul palco, è stata la volta de La Tigre/E la luna bussò per poi chiudere in bellezza con In alto mare e l’ultima canzone sanremese Pazza, il pezzo con cui ha voluto gridare dal palco istituzionale dell’Ariston, che finalmente si è riappacificata con sé stessa.
Forse solo ascoltandole tutte insieme queste canzoni, dal vivo, una dopo l’altra si capisce davvero quanto quest’artista straordinaria sia stata importante per la vita di tutti noi. Un pezzo di storia della musica è passato da Terni ieri sera e possiamo soltanto essere infinitamente grati per la fortuna che abbiamo avuto ad assistere a tutto questo. Un concerto che è stato un appassionato inno alla libertà di essere sé stessi, con l’orgoglio dell’imperfezione, sudato, faticato e finalmente conquistato. “E mi raccomando, siate sempre ribelli. Ciao Terni!”