Nella seduta odierna dell’Assemblea legislativa, Nilo Arcudi (Tp-Uc) ha portato al centro del dibattito una delle questioni più delicate della sanità umbra: la gestione delle liste d’attesa e la controversa pratica dell’overbooking. Alla sua interrogazione ha risposto la presidente della Regione, Stefania Proietti, che ha difeso l’operato dell’esecutivo, attribuendo l’origine del metodo alla Giunta precedente e precisando che oggi esso viene utilizzato solo in forma marginale. “Stiamo lavorando per ottimizzare la domanda, agendo sulle misure di appropriatezza e per l’ampliamento dell’offerta”, ha dichiarato la presidente.
Nell’illustrare l’interrogazione, Arcudi ha ricordato come il tema sia emerso con forza il 23 luglio scorso, quando testate giornalistiche, anche specializzate come Quotidiano Sanità, hanno dato spazio alle denunce della Federazione Cimo-Fesmed Umbria. Secondo il sindacato, l’overbooking - cioè la prenotazione di prestazioni oltre la reale disponibilità per compensare il fenomeno del “no show”, l’assenza dei pazienti agli appuntamenti - sarebbe stato introdotto senza consultare i medici e senza un’adeguata informazione alle organizzazioni sindacali.
“Questa pratica ha determinato sovraccarichi di lavoro, tensioni con l’utenza e un peggioramento del clima nei luoghi di cura”, ha sottolineato Arcudi, ricordando che “il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, non può essere garantito da soluzioni tampone che rischiano di aggravare i problemi anziché risolverli”.
Il consigliere ha quindi chiesto chiarimenti sugli atti che hanno autorizzato l’overbooking, sugli effetti concreti di tale strumento e sulle misure urgenti per tutelare sia il personale sanitario sia i cittadini. “Occorre potenziare gli organici, ottimizzare il CUP e utilizzare in modo mirato la libera professione. Continuare con l’overbooking è un errore”, ha affermato.
Nella sua replica, la presidente Stefania Proietti ha ricostruito la genesi della misura. “L’overbooking è stato introdotto con il Piano regionale di governo delle liste d’attesa 2022-2025, adottato dalla precedente amministrazione nel maggio 2022”, ha spiegato.
Secondo la presidente, già nel piano operativo del 2022 si prevedeva che tutte le strutture dovessero applicare la misura. Tuttavia, oggi l’attuale Giunta avrebbe limitato la pratica ai soli percorsi diagnostico-terapeutici di nuova genesi, lavorando invece su strategie più ampie: l’adeguamento delle risorse umane e tecnologiche, la riorganizzazione delle reti cliniche, la revisione delle agende di prenotazione e un costante monitoraggio tramite i sistemi informatici messi a disposizione da Punto Zero.
“L’obiettivo è garantire al momento della prenotazione un appuntamento certo e rispettare i tempi di attesa nel 90% dei casi per le classi U e B. L’overbooking rappresenta una misura del tutto residuale e non alimenta i percorsi diagnostico-terapeutici”, ha ribadito Proietti.
La presidente ha poi evidenziato il confronto in atto con le organizzazioni sindacali e con gli operatori del settore: “La Regione è impegnata nell’ampliamento dell’offerta e nell’ottimizzazione della domanda, con particolare attenzione alla qualità delle cure e alla sostenibilità del lavoro sanitario”.
Non soddisfatto delle risposte, Arcudi ha ribadito la sua posizione critica: “La presidente conferma l’utilizzo dell’overbooking. Il richiamo allo storico non ci aiuta: le questioni vanno affrontate oggi. I dati non sono chiari né trasparenti e non si percepisce un’efficacia reale delle azioni adottate”.
Il consigliere ha poi annunciato nuove iniziative di accesso agli atti, denunciando come l’impegno politico assunto da Proietti di azzerare le liste d’attesa in tre mesi resti lontano dall’essere mantenuto. “Non basta dire che l’overbooking è residuale, serve un cambio di passo radicale”, ha concluso.
Il confronto in Aula ha confermato quanto la gestione delle liste d’attesa resti un nodo cruciale per il sistema sanitario umbro. Da un lato l’Esecutivo regionale rivendica l’impegno verso soluzioni strutturali, dall’altro l’opposizione denuncia la mancanza di trasparenza e la persistenza di criticità che incidono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini. Una sfida che, al di là dei numeri e dei piani operativi, misura la credibilità delle istituzioni regionali sulla capacità di garantire tempi certi e cure adeguate.