Sindacati spaccati sul piano della Regione per aumentare le prestazioni sanitarie e ridurre le liste di attesa. Il tavolo regionale sull’abbattimento delle liste di attesa in sanitàfinalmente inizia a dare i suoi frutti” secondo le organizzazioni sindacali CISL e UIL Umbria. La CGIL invece è di opinione opposta: “Le liste d’attesa in sanità continuano purtroppo a rappresentare un grande problema per i cittadini umbri“.

È stato un incontro istituzionale con la presidente Donatella Tesei e l’assessore Luca Coletto, per una verifica rispetto all’abbattimento delle liste di attesa, a dividere le organizzazioni dei lavoratori. Al tavolo hanno preso parte anche il direttore generale Massimo D’Angelo e i direttori delle quattro aziende sanitarie umbre.

La spesa sanitaria nazionale è in calo dal 6,8% al 6,3% del PIL, con rischi per il sistema pubblico. Nel 2024-2025 prevista una ulteriore decrescita al 6,5%

Per CISL e UIL Umbria, il metodo seguito “è la conferma di come i tavoli concertativi producano frutti quando le parti lavorano senza preconcetti“. Per la CGIL, invece, “la situazione rimane critica nonostante le misure messe in campo con il piano di abbattimento“. E il segretario regionale Gianni Fiorucci porta a testimonianza i dati raccolti dal sindacato.

Per la CGIL ci sono ancora 52 mila prestazioni in sospeso nelle liste di attesa della sanità

Al 30 luglio – spiega il segretario della CGIL -, secondo i dati pubblicati dalle stesse aziende sanitarie, sono oltre 52mila le prestazioni in sospeso. A pochi mesi dalla scadenza del mandato di questa giunta ci viene detto che i dati stanno maturando nella direzione sperata. Ma la realtà è che in questi anni la sanità pubblica umbra è andata in fortissima difficoltà. Tanto che la nostra regione ha registrato uno dei più alti tassi di rinuncia alle cure in Italia“.

Per CISL e UIL Umbria, invece, “i dati vanno nella giusta direzione ed in controtendenza rispetto al passato. Nonostante il perdurare di alcune criticità, come dermatologia, oculistica e gastroenterologia, il resto delle prestazioni stanno rientrando nei termini stabiliti dalla normativa vigente“.

Secondo la CGIL, che lo ha ribadito con forza anche nel recente incontro istituzionale, solo “un massiccio investimento nel sistema pubblico e l’eliminazione del tetto di spesa per il personale” possono consentire di sbloccare la situazione. 
CISL e UIL parlano invece di “primo passo da valorizzare ma sul quale è opportuno non abbassare la guardia. Ci riserviamo di valutare in futuro se le azioni oggi messe in campo saranno strutturali come auspicato da tutte le parti al tavolo“.

Incontri coi direttori delle aziende decisivi per CISL e UIL, la CGIL chiede di sfondare i tetti di spesa

È inutile continuare a rincorrere il problema anziché affrontarlo seriamente – conclude Fiorucci della CGIL –. Le liste d’attesa si abbattono con le assunzioni di personale nel sistema pubblico. La coperta attualmente è troppo corta. E se a parole si afferma di voler difendere il sistema sanitario pubblico, nei fatti per intervenire sulle liste d’attesa si rischia di scoprire altri servizi. Mentre continua la crescita della sanità privata“.

Al contempo, evidenzia ancora la CGIL, a livello nazionale il rapporto della spesa sanitaria rispetto al Pil è sceso dal 6,8% al 6,3%. E le previsioni sul 2024 e 2025 stimano che la spesa sanitaria non supererà il 6,5% del Pil”.

CISL e UIL, invece, si affidano pragmaticamente alla concertazione regionale. “Per questo gli incontri con i direttori generali delle aziende – affermano nella loro nota congiunta – vanno nella direzione non solo di monitoraggio ma anche di concertazione. Ascoltare il sindacato significa ascoltare le persone. I tavoli concertativi producano frutti quando le parti lavorano senza preconcetti“.