18 May, 2025 - 15:30

L’incidente del 15 maggio 2025 riapre un nodo giuridico mai risolto: a chi appartengono davvero i Ceri di Gubbio?

L’incidente del 15 maggio 2025 riapre un nodo giuridico mai risolto: a chi appartengono davvero i Ceri di Gubbio?

Ogni 15 maggio, la città di Gubbio si stringe attorno alla sua anima più antica: la Corsa dei Ceri. Una tradizione secolare, una festa identitaria che da secoli anima le vie di Gubbio, unendo fede, folklore e senso di appartenenza. Ma quest’anno, l’edizione 2025 è stata segnata da un grave incidente: una donna italoamericana, travolta dal Cero di Sant’Ubaldo durante la corsa in via XX Settembre, ha riportato fratture multiple ed è stata ricoverata all’ospedale di Branca. Fortunatamente non è in pericolo di vita, ma il caso riapre una questione delicatissima: chi è civilmente responsabile di un incidente del genere? Il Comune? L’Università dei Muratori? Entrambi? Nessuno?

Il nodo della proprietà

Al centro della questione c’è un tema apparentemente semplice, ma giuridicamente intricato: la proprietà dei Ceri. La Festa coinvolge tre strutture lignee monumentali — i Ceri veri e propri — sormontate da statue di santi: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio. Da un punto di vista storico e funzionale, la gestione è condivisa tra due soggetti:

  • Il Comune di Gubbio è proprietario delle strutture lignee dei Ceri e delle barelle su cui vengono montati. Il Comune finanzia le spese generali della Festa, si occupa della manutenzione dei Ceri e coordina gli aspetti logistici e di sicurezza dell’evento.

  • L’Università dei Muratori, Scalpellini ed Arti Congeneri, associazione che affonda le sue radici nel medioevo, è invece proprietaria delle statue dei Santi che sormontano i Ceri. È questa Università a organizzare riti come la “Tavola bona” e a nominare i Capitani dei Ceri, figure centrali nella conduzione della Festa.

Questa divisione di ruoli e beni crea però un’ambiguità non da poco quando accadono eventi straordinari come l’incidente di quest’anno. Chi è responsabile di eventuali danni a persone? Chi deve rispondere in sede civile?

Un’incertezza giuridica mai risolta

Il problema non è nuovo. Anni fa, in un caso analogo, un giudice chiamato a dirimere una controversia nata da un incidente durante la Corsa fu costretto ad ammettere l’assenza di una prova giuridica definitiva sulla titolarità piena dei Ceri. Non esiste, infatti, un atto notarile che dichiari formalmente chi sia il proprietario legittimo “de iure” delle strutture. Ci si affida a consuetudini, tradizioni orali e prassi amministrative consolidate, che però, in sede giudiziaria, rischiano di non bastare.

Il problema è aggravato dal fatto che la Festa non è organizzata da un ente unico e formalmente responsabile, ma da una rete articolata di soggetti — Comune, Università, corporazioni, famiglie ceraiole — ciascuno dei quali rivendica, a buon diritto, un pezzo della tradizione.

Cosa dice il diritto italiano

Dal punto di vista giuridico, la responsabilità civile per danni a terzi può ricadere su diversi soggetti, a seconda della natura del fatto.

  • Responsabilità per fatto illecito (art. 2043 c.c.): se un soggetto causa danno ad altri per dolo o colpa, deve risarcirlo. Potrebbe applicarsi se, ad esempio, un ceraiolo manovrasse in modo imprudente.

  • Responsabilità per danno cagionato da cosa in custodia (art. 2051 c.c.): chi ha in custodia una cosa è responsabile dei danni che essa provoca, salvo caso fortuito. Se il Cero cade e colpisce qualcuno, chi lo aveva in custodia potrebbe essere chiamato a rispondere.

  • Responsabilità degli enti pubblici per omissioni organizzative: secondo la giurisprudenza della Cassazione, gli enti pubblici possono essere ritenuti responsabili se omettono di adottare misure di sicurezza idonee in manifestazioni pubbliche.

Tuttavia, l’individuazione del “custode” del Cero nel momento esatto dell’incidente è tutt’altro che ovvia. È il Comune, che ne è proprietario materiale? È il Capodieci, che guida la muta? È l’Università dei Muratori, che ha eletto i Capitani? O ancora: è l’intera comunità ceraiola che agisce collettivamente?

Il ruolo del Comune

Va detto che il Comune di Gubbio ha un ruolo sostanziale nella Festa. . Il Comune ne promuove l’immagine, ne coordina gli aspetti organizzativi, dispone misure di sicurezza, e ne custodisce fisicamente i Ceri nella Basilica di Sant’Ubaldo per gran parte dell’anno.

Tuttavia, durante il 15 maggio, la “regia” dell’evento è in parte nelle mani dell’Università e delle componenti tradizionali. Il Comune potrebbe, in teoria, invocare l’esistenza di un “affidamento temporaneo” o una corresponsabilità.

La prospettiva della vittima

Dal punto di vista della vittima — in questo caso, la donna italoamericana — la complessità giuridica rischia di diventare un ostacolo all’ottenimento del risarcimento. Se nessuno degli attori coinvolti viene riconosciuto come responsabile pieno e diretto, il procedimento potrebbe arenarsi in una spirale di rimpalli e dilazioni.

Per tutelare il diritto al risarcimento, la parte lesa potrebbe procedere con un’azione civile diretta nei confronti del Comune e, in via subordinata, dell’Università, chiedendo al giudice di accertare la responsabilità anche in via solidale. Ma il processo potrebbe essere lungo e incerto.

Verso una soluzione normativa?

Alla luce della crescente visibilità della Festa e del ripetersi di casi controversi, forse è tempo che le istituzioni locali — Comune, Università, Prefettura — si dotino di una regolamentazione formale, magari attraverso un protocollo d’intesa o una convenzione che definisca:

  • la proprietà giuridica delle strutture;

  • la responsabilità organizzativa e assicurativa;

  • le misure minime di sicurezza da adottare;

  • le coperture assicurative obbligatorie per ceraioli e pubblico.

Un passaggio simile non tradirebbe lo spirito della Festa, ma lo tutelerebbe: in una società moderna, anche la tradizione ha bisogno di cornici giuridiche solide per non trasformarsi, suo malgrado, in un rischio legale.

Quando l’emozione della corsa travolge le garanzie del diritto

La Corsa dei Ceri è molto più di una manifestazione folkloristica. È un rito collettivo, un patto di identità che lega gli eugubini tra loro e con la storia. Ma è anche, inevitabilmente, un evento pubblico che coinvolge beni materiali, persone, rischi e doveri. La caduta del Cero di Sant’Ubaldo riporta al centro un problema mai veramente risolto: quando l’emozione della corsa travolge le garanzie del diritto, chi corre davvero il rischio?

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Mario Farneti
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