Questione aperta per i Licei Sportivi in Umbria: tanti iscritti ma una sola classe. L’indirizzo Scientifico Sportivo esiste al polo liceale “Giuseppe Mazzatinti” di Gubbio, quindi a Foligno e a Narni. Esiste soprattutto un problema di numeri. La norma prevede infatti che non si possa costituire più di una sezione della prima classe, ma in molte altre parti d’Italia esistono deroghe che autorizzano più sezioni, con l’obbligo di non mutare l’organico e quindi senza aggravio di costi.
A Gubbio, Foligno e Narni gli iscritti sono in numero superiore all’unica classe consentita, addirittura il liceo folignate supera le sessanta adesioni al primo anno. L’Ufficio scolastico regionale non intende concedere deroghe.
Vi sono pressioni a livello ministeriale, con un’interrogazione della parlamentare umbra Anna Ascani, per consentire le deroghe. In caso contrario, alcuni studenti dovranno per forza cambiare indirizzo rinunciando alle loro aspirazioni. In questo modo verrebbero tarpate le ali a molti giovani che vedono nello sport un futuro per loro possibile.
Licei sportivi: taglio delle classi per il prossimo anno scolastico
Il taglio delle classi è una specie di mannaia che non tiene in considerazione neanche realtà particolari. Si pensi al caso di Costacciaro: una pluriclasse di diciotto alunni e tre disabilità, di cui due gravi, tutti in una sola sezione e in un’unica aula dal prossimo settembre per l’anno scolastico 2024-2025.
È questa la prospettiva alla scuola secondaria di primo grado a Costacciaro, alla quale l’Ufficio scolastico regionale (Usr) ha concesso una sola sezione, scatenando una serie di reazioni a catena. Il sindaco Andrea Capponi ha reagito coinvolgendo la Regione Umbria nella persona dell’assessore Paola Agabiti quindi la Provincia di Perugia con il presidente Stefania Proietti, il direttore dell’Usr Sergio Repetto, il primo cittadino Filippo Mario Stirati di Gubbio, Comune capofila dell’Area interna Umbria nord-est, e infine Rosa Goracci, dirigente scolastico dell’istituto statale comprensivo di Sigillo.
Nulla di fatto tra Capponi e Repetto
L’incontro tra Capponi e il direttore Repetto per ottenere due sezioni della scuola media è stato un buco nell’acqua. «Rimane sordo a ogni sollecitazione – lamenta il sindaco di Costacciaro -, il nostro è un caso limite, dal quale traspare la volontà di togliere alle aree montane presidi essenziali di permanenza e resilienza. Il suo intento è chiudere la nostra scuola di Costacciaro, tanto c’è Sigillo a tre chilometri come mi ha riferito, non capendo che in questo modo si decreterebbe la morte di una comunità. Gli ho proposto di mantenere le due classi, poi a ottobre si potranno fare altri ragionamenti. Non c’è stato nulla da fare».
Dopo la mobilitazione delle famiglie, il sindaco Capponi ha rilanciato gli umori popolari che riflettono amarezza e preoccupazione, con la gente del posto, un migliaio di abitanti su un’area di 41 chilometri quadrati nell’area appenninica del monte Cucco, che si sente penalizzata e rivendica il mantenimento dei servizi essenziali, oltre che dei licei sportivi.
Arriva nel frattempo il pieno sostegno dei Comuni dell’Area interna Umbria nord-est, nello specifico Gubbio, Gualdo Tadino, Fossato di Vico, Sigillo, Scheggia e Pascelupo, Valfabbrica, Montone e Pietralunga che condividono l’organismo con lo stesso Costacciaro.
Le richieste delle famiglie
In una dichiarazione condivisa esprimono «una sentita e motivata preoccupazione per la salvaguardia dei plessi scolastici nei Comuni e nelle frazioni montane, presidi istituzionali insostituibili che dimostrano e determinano la resilienza di piccole comunità che permangono e che da anni combattono con lo spopolamento». evidenziano inoltre che «per contrastare questo fenomeno, ormai un decennio fa, nacque la strategia nazionale Aree interne e l’Umbria. I nostri Comuni furono oggetto di finanziamenti per undici milioni di euro che dovevano consentire di combattere inefficienze e debolezze soprattutto su tre fondamentali filoni: scuola, sanità e mobilità». Le istituzioni locali intanto, calcano la mano: «Tale investimento e sforzo istituzionale si scontra con le decisioni che vengono calate dall’alto senza alcuna conoscenza delle esigenze e delle possibilità dei territori. La sopravvivenza e il futuro rilancio di aree marginali e montane come le nostre passa da una visione programmatica di lungo termine».