La ricerca ematologica italiana conquista un ruolo di primo piano nel panorama scientifico internazionale grazie al contributo dell’Università degli Studi di Perugia a uno dei più rilevanti studi clinici mondiali sulla leucemia linfatica cronica (CLL).
La Sezione di Ematologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo perugino ha infatti partecipato al trial internazionale “CLL17”, promosso dal German CLL Study Group, i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, una tra le riviste scientifiche più autorevoli e influenti a livello globale.
Lo studio, che apre nuove prospettive terapeutiche per migliaia di pazienti, è stato inoltre presentato nella sessione plenaria del Congresso dell’American Society of Hematology 2025, il più prestigioso appuntamento internazionale dedicato alle malattie del sangue.
Il trial “CLL17” ha coinvolto centri di eccellenza di diversi Paesi e ha visto la partecipazione attiva dell’Ematologia di Perugia, con il professor Paolo Sportoletti nel ruolo di responsabile scientifico della collaborazione. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività del Centro di Ricerca Ematologica diretto dalla professoressa Maria Paola Martelli.
I pazienti coinvolti nello studio sono stati seguiti presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia, secondo un modello che garantisce una stretta integrazione tra assistenza clinica e ricerca scientifica. Una contiguità che consente aggiornamento continuo, monitoraggio accurato e trasferimento rapido dei risultati della ricerca nella pratica clinica quotidiana.
Lo studio ha confrontato diversi schemi terapeutici mirati, valutandone efficacia e sicurezza in pazienti affetti da leucemia linfatica cronica mai trattati in precedenza. Il dato che emerge maggiormente riguarda la possibilità di trattamenti a durata definita, in grado di garantire risultati sovrapponibili a quelli delle terapie continuative.
In particolare, la ricerca dimostra che i pazienti possono sospendere i farmaci senza perdere i benefici clinici ottenuti, un elemento che rappresenta un avanzamento non solo sul piano medico, ma anche su quello della qualità della vita. Percorsi terapeutici più brevi e mirati consentono infatti di ridurre l’impatto psicologico, fisico e organizzativo delle cure, rendendo la gestione della malattia più sostenibile nel lungo periodo.
La leucemia linfatica cronica è una patologia a decorso spesso lento ma che richiede un monitoraggio e un trattamento protratti nel tempo. La possibilità di ricorrere a strategie terapeutiche efficaci ma non indefinite rappresenta una vera e propria svolta nel modo di affrontare la malattia. Secondo quanto evidenziato dall’Università di Perugia, i risultati del trial mostrano come la CLL possa essere trattata con successo anche attraverso percorsi più brevi, personalizzati e sostenibili, senza compromettere l’efficacia clinica.
L’Ateneo sottolinea come il contributo del centro perugino sia stato determinante nell’arruolamento e nel monitoraggio delle pazienti e dei pazienti. “Partecipare a uno studio di questo livello è motivo di grande orgoglio - ha dichiarato il professor Paolo Sportoletti -. È stato dimostrato come terapie brevi, mirate e ben studiate possano dare i medesimi risultati delle cure continue, alleggerendo il percorso terapeutico dei pazienti e delle pazienti, dando quindi sollievo a chi deve sostenere cure così impegnative”.
Sportoletti ha inoltre evidenziato come l’attività di ricerca clinica svolta dalla Sezione di Ematologia presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia consenta di offrire opportunità terapeutiche di eccellenza direttamente sul territorio, evitando ai pazienti la necessità di spostarsi verso altri centri nazionali o internazionali.
“L'attività di ricerca clinica della Sezione di Ematologia presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia rende possibile offrire alle pazienti e ai pazienti opportunità terapeutiche di eccellenza senza doversi spostare lontano”, ha aggiunto il docente, sottolineando il valore di un sistema sanitario che integra ricerca avanzata e cura quotidiana.