Il sole sorge su Firenze mentre il quarto giorno di protesta di Leonardo Moretti, imprenditore di 61 anni residente in Umbria, volge al termine. Dopo aver trascorso giorni in cima a una gru di un cantiere accanto al palazzo di giustizia alta oltre 30 metri, Moretti ha finalmente deciso di scendere, portando a una conclusione il suo gesto pubblico e audace che ha catturato l’attenzione di tutto il Paese.

L’uomo, torinese di 62 anni, ha deciso di intraprendere questa azione di protesta per attirare l’attenzione sui ritardi e le presunte ingiustizie del sistema giudiziario italiano: “Sono pronto a togliermi la vita. Sono stanco di tutti i soprusi che ho subito negli anni dalla magistratura: non mi sento tutelato dalla giustizia. Sono stato preso in giro e ho deciso di gettarmi di sotto” – aveva detto.

La vicenda di Leonardo Moretti

Assistito dall’avvocato Michele Vincelli, Moretti si descrive come un perseguitato dalla giustizia. La sua storia, iniziata a Torino ma poi trasferitosi a Città della Pieve, è segnata da denunce archiviate e accuse di estorsione legate a un presunto sfratto subito. Ecco quanto ha affermato il penalista: “Non è un delinquente abituale ma, dopo circa trent’anni di vicissitudini, si ritiene, un perseguitato dalla giustizia”.

Il suo calvario giudiziario ha avuto inizio nel 2009, quando è stato indagato dalla procura di Orvieto per estorsione legata alla richiesta di una ‘buonuscita’. Sin dall’inizio del processo, Moretti si è presentato a tutte le udienze, ma è stato costantemente assistito da difensori d’ufficio, senza mai avere un contatto diretto con loro.

Il tribunale di Terni, nuovo distretto competente per il processo, ha emesso una sentenza di condanna nel gennaio 2022, nonostante l’assenza sia dell’imputato che del suo difensore nominato d’ufficio. Anche il ricorso presentato da Moretti alla Corte di Cassazione è stato respinto nel 2024, aprendo la strada alla sua condanna definitiva a cinque anni di reclusione.

Questa situazione ha spinto Moretti a minacciare il suicidio, portando sul posto oltre ai sanitari del 118 anche le forze dell’ordine. La sua protesta è un grido di disperazione contro un sistema giudiziario che lui ritiene essere fallace e ingiusto.

La  protesta: oltre 15 anni di cause e una condanna a 5 anni

Nonostante gli sforzi della pm Christine Von Borries, che ha cercato di mediare con lui, Moretti è rimasto saldo nella sua posizione. Con sacco a pelo e cibo a disposizione, ha dichiarato di voler andare avanti almeno fino al giorno successivo. Il suo gesto, seppur estremo, ha riscosso una certa attenzione mediatica.

Le parole di Moretti, rivolte ai soccorritori e ai giornalisti, sono state un grido di disperazione e di ricerca di giustizia. Ha espresso il desiderio di essere ascoltato e di ottenere risposte concrete alle sue domande. 

La protesta è stata una manifestazione contro i ritardi e le presunte ingiustizie della magistratura italiana. La sua voce si è levata contro ciò che lui afferma essere un trattamento ingiusto e un sistema giudiziario che non ha risposto alle sue richieste di giustizia.

Uno degli elementi più significativi della protesta di Moretti è stata la sua scelta della location: la gru sorgeva accanto al palazzo di giustizia di Firenze, un simbolo potente della sua battaglia contro il sistema giudiziario.

Molti hanno mostrato solidarietà attraverso i social media, mentre altri si sono recati direttamente sul posto per esprimere il loro sostegno. 

Anche Christine Von Borries, sostituto procuratore, ha cercato di mediare con Moretti, come anticipato poc’anzi, dimostrando una sensibilità alla sua causa. Il dialogo tra Moretti e il procuratore sembra indicare che il suo obiettivo principale, quello di essere ascoltato, è stato raggiunto.

Non sono pazzo” – aveva detto – “voglio essere sicuro che una volta giù non mi facciano il Tso e voglio che qualcuno si occupi seriamente del mio caso. Sono stato condannato con sentenza definitiva dopo 15 anni dai fatti in assenza degli avvocati. E tutte le mie denunce non sono andate avanti”.