08 Jun, 2025 - 15:30

L’edicola dimenticata: via della Zecca e il voto al Sacro Cuore. Un simbolo di fede e memoria che Gubbio non può lasciare crollare

L’edicola dimenticata: via della Zecca e il voto al Sacro Cuore. Un simbolo di fede e memoria che Gubbio non può lasciare crollare

C’è una piccola edicola sacra in via della Zecca, in  pieno quartiere medievale, quasi nascosta dal tempo, che custodisce una memoria grande quanto un’intera generazione. Fu eretta nel 1945, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, come “voto di ringraziamento al Sacro Cuore di Gesù per il ritorno alla pace”. Un gesto semplice, ma profondamente carico di dolore, fede e speranza, voluto da una comunità ferita, provata dalla guerra, dalle perdite e dalle violenze delle rappresaglie.

Oggi, a ottant’anni dalla sua costruzione, quella stessa edicola versa in condizioni di abbandono e degrado, e di recente è stata anche oggetto di un atto vandalico che ne ha aggravato la fragilità. Un vetro rottolaterizi esposti e sgretolati e una lapide commemorativa ormai illeggibile ci parlano, senza parole, di una dimenticanza collettiva che non possiamo più ignorare.

Un’immagine sacra spezzata

L’edicola di laterizio a pianta ottagonale, coperta da una cupola, ospita al suo interno un dipinto votivo che rappresenta Gesù con il Sacro Cuore in evidenza, simbolo di amore redentivo, compassione e pace. Era questo il cuore della promessa fatta da tanti eugubini nel 1945: affidare a Dio la gratitudine per la fine delle ostilità, dopo anni di lutti e terrore.

“E' un segno concreto di fede popolare, ma anche di coesione sociale. Lì ci si fermava, si pregava, si ricordava”, racconta una residente della zona

Oggi, però, il dipinto è protetto da un vetro rotto, infranto da ignoti vandali. Il volto di Gesù si intravede appena, sfregiato non dalla storia ma dall’indifferenza del presente.

La lapide cancellata dal tempo

Sotto il dipinto, incastonata nel basamento in laterizio dell’edicola, si trova una lapide marmorea, che originariamente riportava una dedica commemorativa ai caduti e alla pace ritrovata. Oggi però la scritta è completamente sbiadita, illeggibile, corrosa dalla pioggia e dall'incuria.

“Quella lapide era lì per tramandare alle generazioni future cosa abbiamo vissuto, spiega un anziano eugubino che ricorda i racconti dei suoi genitori. “Non è solo un pezzo di pietra: è un documento civile, un grido silenzioso di dolore e riconoscenza.”

Un patrimonio da salvare: fede, arte e memoria

Non è raro trovare, nelle vie di Gubbio, edicole votive che parlano con discrezione alla sensibilità dei passanti. Ma quella di via della Zecca ha una valenza storica e simbolica unica: è una testimonianza diretta del secondo dopoguerra, costruita non per ornare, ma per ricordare e proteggere.

In essa si intrecciano storia religiosa, memoria laica e identità cittadina. È un bene culturale diffuso, appartenente a quella microtopografia della memoria che caratterizza tante città italiane, e che oggi rischia di essere cancellata, un frammento alla volta.

“Serve un progetto di tutela, di recupero, ma anche di educazione: bisogna far capire cosa rappresentano davvero queste edicole votive.”, affermano alcuni membri di un'associazione locale.

Un atto vandalico che interpella la coscienza civica

L’atto vandalico che ha colpito l’edicola non è solo un gesto di inciviltà, ma anche un segnale allarmante sullo stato di disconnessione tra la città e i suoi simboli storici. La rottura del vetro non è solo fisica: è una rottura di senso, di responsabilità collettiva, di coscienza comunitaria.

“Quando una generazione dimentica i suoi luoghi del ricordo, rischia di perdere anche il senso del proprio cammino”, sottolinea un docente di locale. “Il vandalismo nasce dove c’è vuoto culturale, dove manca il racconto del perché certe cose esistono.”

Serve un restauro, ma anche un risveglio della memoria

L’edicola necessita oggi di un intervento strutturale completo: restauro del dipinto, sostituzione del vetro protettivo, pulitura e re-incisione della lapide, consolidamento della muratura in laterizio. Ma ancora prima, serve una presa di coscienza collettiva.

Non possiamo delegare tutto al Comune o alla Curia, osserva una cittadina. “Quella cappella appartiene a tutti noi. È un patrimonio affettivo, storico e spirituale. Serve una raccolta fondi, un progetto condiviso, una sinergia tra istituzioni e cittadini.”

Un appello alla città: ricostruiamo la memoria comune

L’auspicio, ora, è che qualcuno raccolga il testimone. Che l’edicola non venga lasciata lì a sbriciolarsi lentamente nell’indifferenza, ma diventi un cantiere simbolico di rinascita e di cura, un gesto di restituzione verso chi ha sofferto e sperato.

“Ricordare non è solo guardare indietro, ma custodire per andare avanti”, sostiene un parroco locale. “E ogni memoria salvata è un dono fatto a chi verrà.”

Da un’edicola può rinascere una comunità più consapevole

L’edicola di via della Zecca è un piccolo monumento alla pace, ma anche un monito contro l’oblio. È un luogo dove la fede popolare ha trovato una forma architettonica semplice e potente, dove il dolore della guerra si è trasformato in preghiera, e dove oggi possiamo ancora leggere il bisogno profondo di non dimenticare.

In un tempo in cui la memoria rischia di diventare virtuale e volatile, salvare un’edicola sacra significa salvare un pezzo autentico della nostra identità. Farlo non è solo un gesto di tutela artistica, ma un atto di giustizia verso chi ha vissuto, sofferto e sperato per un mondo migliore.

Gubbio può – e deve – ritrovare la forza di guardare con occhi nuovi quei luoghi che sembrano muti, ma che custodiscono la voce più autentica della sua storia.

Immagini: cortesia RAL-TV

AUTORE
foto autore
Mario Farneti
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE