Negli ultimi anni, le celebrazioni francescane hanno acquisito un’importanza sempre maggiore nel panorama del turismo religioso e della valorizzazione culturale dei territori legati alla vita di San Francesco. Tuttavia, la città di Gubbio, nonostante il suo legame storico e spirituale con il Santo, continua a essere inspiegabilmente esclusa dai principali itinerari e dalle iniziative promosse dalla Regione Umbria.
La questione è stata recentemente riportata all’attenzione pubblica da Vivo Gubbio, il quotidiano diretto da Massimo Boccucci, che ha dato voce alla professoressa Maria Vittoria Ambrogi, storica e studiosa dei percorsi francescani. In un appassionato intervento, la Ambrogi ha messo in evidenza come la Regione Umbria abbia più volte ignorato l’importanza di Gubbio nei cammini di San Francesco, escludendola da progetti fondamentali come "La Via di Roma, il Cammino di San Francesco", presentato nel 2008 sotto la guida della presidente Rita Lorenzetti.
La polemica sull’esclusione di Gubbio dai progetti regionali non è nuova. La città è stata a lungo considerata una tappa fondamentale del cammino francescano, dato che è il primo luogo in cui Francesco trovò rifugio dopo la sua rinuncia ai beni terreni. L’incontro con il vescovo di Gubbio, il legame con il popolo eugubino, la donazione del saio da parte dell’amico Spadalonga e la celebre pacificazione con il lupo sono eventi storici di enorme rilievo.
Eppure, la Regione Umbria sembra non considerare Gubbio degna di un posto centrale nei percorsi francescani ufficiali. Nel 2008, come riportato dalla Ambrogi, il progetto "La Via di Roma, il Cammino di San Francesco" includeva Assisi, Foligno, Spoleto e la Valnerina ternana, ma non menzionava Gubbio. Un’omissione che desta perplessità e che continua a ripetersi nei programmi di valorizzazione turistico-culturale legati al francescanesimo.
L’assenza di Gubbio nelle celebrazioni ufficiali solleva interrogativi su chi siano i responsabili di questa decisione. È stato un errore amministrativo? Oppure una scelta deliberata per favorire altre città umbre e altre province? E soprattutto, chi era al governo della città in quel periodo e ha manifestato il proprio disappunto? Domande che, come sottolinea la stessa Ambrogi, rimangono senza risposta, ma che necessitano di una seria riflessione.
Gubbio non è solo un tassello importante nella vita di San Francesco, ma è anche un luogo con un potenziale turistico enorme, che però non viene sfruttato adeguatamente. La città avrebbe tutte le carte in regola per essere una tappa imprescindibile del "Sentiero Francescano della Pace", che collega Assisi a Gubbio e che potrebbe inserirsi in un più ampio circuito europeo.
La professoressa Ambrogi, insieme a Giambaldo Belardi, aveva già nel 1989 evidenziato la necessità di sviluppare un turismo religioso che valorizzasse la città. Attraverso articoli, libri e progetti, si era cercato di inserire Gubbio in percorsi più ampi, tra cui la "Strada Europea della Pace Lubecca-Roma". Questo progetto mirava a creare un itinerario di pellegrinaggio che, partendo da Lubecca, attraversasse Germania, Francia e Italia fino a Roma, includendo Gubbio come snodo centrale. Tuttavia, nonostante il sostegno del presidente Carlo Azeglio Ciampi e del suo consigliere diplomatico Puri Purini, l’iniziativa naufragò per mancanza di appoggi politici e amministrativi.
Questa serie di occasioni perse dimostra che il problema non è solo l’atteggiamento della Regione Umbria, ma anche la scarsa capacità della classe dirigente locale di difendere il ruolo storico e culturale di Gubbio nei percorsi francescani.
Uno degli aspetti più critici della vicenda è la mancanza di una strategia chiara per il rilancio del turismo religioso a Gubbio. Mentre Assisi ha saputo costruire un’immagine di centro spirituale riconosciuto a livello internazionale, e altre città umbre come Spoleto e Foligno si sono inserite nei circuiti francescani, Gubbio è rimasta ai margini.
Come ha evidenziato la Ambrogi nel suo intervento, non basta lamentarsi delle esclusioni da parte della Regione Umbria: è necessario che chi governa la città sia in grado di farsi valere e di promuovere progetti concreti. Perché le amministrazioni locali non hanno lottato per includere Gubbio nei percorsi ufficiali? Perché non è stato fatto un lavoro di diplomazia con la Regione per garantire alla città il ruolo che le spetta di diritto?
La professoressa Ambrogi non esita a puntare il dito contro chi ha governato Gubbio in questi anni, chiedendo un’assunzione di responsabilità da parte della classe politica locale. Se la città non è stata inclusa nei cammini francescani ufficiali, parte della colpa è anche di chi non ha saputo difenderla nei tavoli istituzionali.
Per risolvere questa ingiustizia storica, è necessario un cambio di rotta immediato. Gubbio deve attivarsi su più fronti:
Interlocuzione con la Regione Umbria – È fondamentale aprire un dialogo istituzionale affinché la città venga inclusa nei futuri progetti sul turismo francescano.
Coinvolgimento della società civile – Le associazioni culturali, le realtà ecclesiastiche e le imprese locali devono essere coinvolte in un progetto comune di rilancio.
Valorizzazione del Sentiero Francescano della Pace – Questo itinerario, che collega Assisi a Gubbio, potrebbe diventare il punto di partenza di un cammino più ampio, in grado di attrarre pellegrini e turisti da tutta Europa.
Campagne di comunicazione e promozione – Gubbio deve farsi conoscere, sfruttando i canali digitali e le collaborazioni con tour operator specializzati.
L’esclusione di Gubbio dalle celebrazioni francescane e dai principali itinerari turistico-religiosi è un’ingiustizia storica che va sanata. La città ha un legame profondo con la figura di San Francesco e possiede un patrimonio culturale e spirituale unico, che non può essere ignorato.
Come ha sottolineato la professoressa Ambrogi, è tempo che Gubbio riprenda il posto che le spetta. Questo non può avvenire solo attraverso la denuncia, ma con un’azione concreta, politica e culturale.
San Francesco trovò in Gubbio il primo rifugio dopo la sua conversione, e la città deve oggi trovare la forza di rivendicare il proprio ruolo nella sua storia. Il cammino francescano non può esistere senza Gubbio: è tempo che il mondo lo riconosca.