16 Oct, 2025 - 18:00

Le bandiere di Gubbio, voci di pietra e di cielo

Le bandiere di Gubbio, voci di pietra e di cielo

Nella percezione comune, quando un gruppo di sbandieratori entra in piazza, lo sguardo si posa sugli uomini che volteggiano, corrono, lanciano e riprendono le loro bandiere. Ma in realtà i veri protagonisti non sono loro: sono le bandiere stesse, tessuti vivi, multicolori, che prendono il cielo, esseri del cielo loro stesse, e lo scrivono come pergamena.

Le bandiere come palazzi medievali

Il paragone è suggestivo: una bandiera eugubina è come un palazzo medievale. Nessuno conosce i nomi di tutti gli scalpellini che hanno posato pietra su pietra per costruire le meraviglie architettoniche che ornano Gubbio. Eppure quelle mani anonime hanno dato vita a opere che resistono da secoli e parlano ancora oggi.

Allo stesso modo, dietro ogni bandiera ci sono le mani di artigiani che hanno scelto i colori, tagliato il tessuto, cucito i lembi con pazienza. Non è il gesto individuale a prevalere, ma il concerto visivo che ne nasce, un’armonia collettiva che trascende chi la maneggia.

“Non si applaudono gli sbandieratori, ma le bandiere che vivono di vita propria, come creature sospese tra terra e cielo”, verrebbe da dire.

Un concerto di colori

Quando le bandiere si innalzano sopra le piazze, non si limitano a eseguire una coreografia. Esse compongono una sinfonia visiva: rosso, blu, giallo, verde danzano e si intrecciano come note musicali su uno spartito. Ogni lancio, ogni volteggio, è un accordo che risuona non con il suono, ma con la luce e con il vento.

Le bandiere non si oppongono al silenzio: lo riempiono, lo vestono, lo trasformano. Così, al pari dei palazzi che cantano con le loro facciate gotiche e romaniche, anche i drappi eugubini cantano un inno antico, un canto che non ha bisogno di parole per essere compreso.

Dalla Festa dei Ceri al respiro del tempo

La bandiera non è mai isolata. A Gubbio, tutto si tiene insieme: i palazzi, le feste, i riti, i Ceri che corrono lungo le strade. Le bandiere partecipano a questa coralità, diventando parte del grande respiro della città.

Nella Festa dei Ceri, come in tante altre celebrazioni, le bandiere non sono orpelli decorativi, ma segni identitari che raccontano appartenenze, memorie, orgoglio collettivo. Nel loro librarsi, esse dialogano con le pietre della città, si uniscono al suono del Campanone, alle voci della folla, e diventano canto comune e armonico.

Il legame con le Tavole Eugubine

Non a caso, su alcune bandiere sono riportati brani delle Tavole Eugubine, il testo più completo dell'Europa antica, documento unico al mondo che custodisce riti e leggi di un popolo arcaico.

Quelle parole incise nel bronzo trovano nuova vita nel tessuto che sventola. Come i caratteri incisi sul metallo narrano una storia irripetibile, così le bandiere scrivono in cielo un messaggio ineffabile, diverso a ogni lancio, mai uguale, eppure sempre fedele a un ordine nascosto.

“Le bandiere non si limitano a rappresentare: esse parlano, scrivono, cantano, si potrebbe affermare. Sono testi mutevoli che il vento legge e la comunità interpreta, nel segno di una continuità che attraversa i millenni.

Bandiere come creature viventi

Chi le osserva con attenzione, nelle mani degli sbandieratori, percepisce che le bandiere hanno una loro vita autonoma. Non sono strumenti passivi, ma attori principali: resistono al vento, si piegano e si rialzano, si sfidano tra loro in duelli aerei, si abbracciano in danze collettive.

L’abilità degli sbandieratori è quella di liberarle e non di dominarle, di guidarle senza costringerle, di lasciare che siano loro a raccontare la propria storia. È per questo che gli applausi dovrebbero andare non tanto agli uomini in costume, ma ai drappi che si librano nell’aria come simboli immortali.

Un linguaggio universale

Ogni città ha le sue bandiere, ma poche hanno saputo renderle linguaggio universale come Gubbio. Esse sono simbolo, ornamento, ma soprattutto narrazione visiva. Raccontano una civiltà che non ha mai smesso di tramandarsi, dalle Tavole Eugubine fino alle celebrazioni odierne.

Il loro movimento nello spazio crea un alfabeto di gesti che tutti possono comprendere: un alfabeto che parla di appartenenza, di bellezza, di orgoglio.

Un patrimonio che vola alto

Le bandiere di Gubbio non sono semplici tessuti cuciti, ma opere collettive come i palazzi medievali, nate da mani anonime ma sapienti, diventate parte integrante di un patrimonio che vive e respira.

Esse non appartengono agli sbandieratori, così come un palazzo non appartiene a un singolo scalpellino: appartengono a una comunità, a una città, a una tradizione millenaria.

E quando si alzano nel cielo di Gubbio, tra i palazzi e le torri, esse scrivono un messaggio irripetibile e ineffabile, un canto silenzioso che unisce pietra e vento, storia e futuro, uomini e divinità.

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Mario Farneti
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