L’occupazione in Umbria nel 2023 ha registrato una forte crescita. Nonostante il calo demografico in atto, ha superato di 4 mila unità i livelli pre pandemia. L’AUR – Agenzia Umbria Ricerche ha pubblicato proprio ieri il rapporto che evidenzia come nella nostra regione il tasso di crescita occupazionale sia superiore al dato nazionale: +2,6% contro +2,1%, superando i valori pre pandemia. Nel 2019 la forza lavoro umbra ammontava a 358 mila unità mentre oggi si attesta su 362 mila lavoratori e questo nonostante il calo demografico in atto. Dei 362 mila umbri occupati, 201 mila sono uomini (+3,6%) e il restante 160 mila (+1,4%) è rappresentato da donne.
Rispetto alla media nazionale, è il lavoro dipendente che in Umbria è cresciuto notevolmente facendo registrare un +5,6% rispetto al +2,3% nazionale, tradotto in 15 mila unità in più, quasi equamente suddivise tra 8 mila uomini e 7 mila donne. Se il lavoro dipendente è aumentato, quello autonomo è andato incontro a una forte flessione, con 6,9% (circa 6 mila unità) in meno, dato in controtendenza rispetto a quello nazionale. In particolare le lavoratrici autonome sono nettamente diminuite, facendo segnare un calo del 16,1%, circa 5 mila unità, (il dato nazionale è invece in aumento del 2,5%) mentre il calo tra i lavori autonomi umbri è stato meno significativo: – 1,8%.
I dati dell’occupazione: aumentano il lavoro dipendente e i contratti a tempo indeterminato
Se in generale, cresce il lavoro in Umbria, la netta decrescita del lavoro autonomo è un dato che in Umbria fa particolarmente riflettere. Se ormai da una quindicina di anni è una tendenza che caratterizza tutto il Paese, in Umbria induce a uno sguardo più attento. La nostra regione infatti si distingue per una strutturata maggiore presenza di lavoratori in proprio: professionisti, imprenditori, artigiani, consulenti e freelance. Questa compagine che nel 2019 rappresentava un quarto dei lavoratori umbri (25,3% contro 22,8% in Italia), oggi è scesa al 21%, attestandosi sulla media nazionale. A spiegare questo fenomeno potrebbe essere la conversione delle partite iva in rapporti di lavoro dipendente.
Il lavoro dipendente è infatti quello che traina l’occupazione in Umbria. Proprio in questo settore si registra l’impennata più significativa: quella dei contratti a tempo indeterminato in aumento del 7,2% contro un dato nazionale del +3,3% e a scapito dei contratti a tempo determinato. Qui sono le donne che superano gli uomini, su 15 700 nuovi contratti a tempo indeterminato, 8 100 hanno riguardato le lavoratrici e 7 600 i lavoratori. Un dato così importante, evidenzia che non si è trattato di una semplice conversione in indeterminati dei contratti a termine, ma di un vero incremento della domanda che finalmente torna a privilegiare la stabilità.
L’aumento dell’occupazione femminile riflette, almeno in parte l’introduzione degli incentivi nel 2023, che sembra abbiano inciso. In particolare, il segmento di tra i 50 e i 64 anni ha registrato un importante +5,2% tradotto in circa 3 mila unità in più. Nonostante l’eccellente dato sul fronte femminile, rimane comunque bassa l’occupazione degli under 35, con soltanto mille unità in più, un magro +1,5%, complice anche il primato della fuga dei cervelli.
Tempo pieno per gli uomini, part-time per le donne
Se l’incremento dei contratti di lavoro dipendente è notevole, in Umbria qui si registrano significative differenze di genere. Gli uomini risultano assunti quasi esclusivamente a tempo pieno, mentre le donne sono assunte per la maggior parte a tempo parziale: 5 500 part-time contro 1 600 full time. Oltre un terzo delle dipendenti umbre nel 2023 ha un contratto part-time, in altri termini su 10 dipendenti umbri a tempo parziale, 8 sono donne.
In generale, il tasso di occupazione è cresciuto, arrivando al 66,5% della popolazione totale. Una crescita determinata soprattutto dalla componente maschile passata dal 71,8% al 74,3%. Rimane quasi invariata quella femminile con il 58,8%, in controtendenza rispetto al dato nazionale. In Umbria vi sono più occupati rispetto al numero effettivo di persone in età da lavoro. Aumentano infatti i lavoratori e le lavoratrici sul mercato, anche come effetto secondario della pandemia. La disoccupazione è diminuita nettamente, facendo segnare un – 15,4%, 4 200 disoccupati in meno rispetto al 2022 a fronte del -4% della media nazionale. Anche qui, emerge una questione di genere, perché a decrescere è stata la componente maschile, mentre quella femminili resta stazionaria. Le donne in Umbria rappresentano il 60% delle persone in cerca di lavoro. In generale, il tasso di disoccupazione nella fascia 15-64 anni è sceso al 6%, con quello maschile al 4,5 e quello femminile al 7,9.