L’Umbria sta vivendo un periodo contraddittorio in materia di lavoro, perché all’iniziale fase di forte crescita occupazionale registrata nel mese di maggio 2024 presto seguirà una stasi, a giugno e a luglio, che farà chiudere il trimestre con un leggero segno negativo.

E’ quanto emerge dai nuovi dati del Sistema Informativo Excelsior curato da Unioncamere-Anpal, sulle previsioni di entrate al lavoro nel mese di maggio per quanto riguarda le imprese industriali e i servizi, per un totale di 110mila aziende coinvolte.

Lavoro in Umbria, Giorgio Mencaroni: “E’ presto per avere un quadro del mercato turistico regionale”

Per il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Il trimestre maggio-luglio 2024 per l’Umbria si divide in due fasi a livello di avviamenti al lavoro: la prima fase è di ulteriore e consistente espansione, rispetto al 2023, che caratterizza il mese di maggio, mentre per i mesi di giugno e luglio, sempre nel confronto con gli stessi mesi dello scorso anno, si stima un leggero calo”.

Ma i dati di giugno e soprattutto luglio – ci tiene a spiegare Mencaroni – sono caratterizzati dagli avviamenti nel settore del turismo ed è ancora presto per avere un quadro previsionale sull’andamento del mercato turistico regionale. Di conseguenza gli operatori sono prudenti nell’indicare gli avviamenti che intendono effettuare”.

Questo per dire – specifica il presidente della Camera di Commercio – che, a consuntivo, l’andamento occupazionale a giugno e luglio potrebbe essere migliore di quanto sia previsto oggi”.

“Per il resto – aggiunge il presidente Mencaroni – c’è da salutare il ritorno al segno più dell’industria, con la crescita occupazionale concentrata nelle costruzioni, mentre restano sul tappeto i problemi strutturali della difficoltà delle imprese dell’Umbria a reperire le professionalità di cui hanno bisogno e la bassa percentuale di laureati sul totale delle assunzioni previste. Una percentuale, quest’ultima, che continua ad essere ben sotto il dato medio nazionale”.

I dati del trimestre maggio/luglio 2024

Nel mese di maggio 2024 ammontano a 5.380 i nuovi posti di lavoro in Umbria, con un incremento del 7,2% rispetto all’anno scorso quando si contavano 5.020 assunzioni da parte delle imprese.

Il dato umbro è superiore alla media nazionale (+5,8%) e a quella del Centro Italia (+3,3%), dove si osserva il risultato negativo, benché leggero, delle Marche, unico caso tra tutte le regioni italiane. 

Tuttavia, dopo l’avanzata di maggio, con riferimento all’intero trimestre maggio/luglio 2024, si nota che la crescita dell’occupazione in Umbria non solo si arresta, ma si trasforma in segno meno (-70 avviamenti al lavoro) rispetto allo stesso trimestre nel 2023, condividendo il bilancio trimestrale negativo con Emilia-Romagna (-3.730), Veneto (-2.740) e Marche (-70). 

Lavoro in Umbria, settori in crescita

In Umbria, a maggio 2024, i posti di lavoro crescono sia nell’industria, dove toccano quota 2.150 assunzioni (+120 avviamenti al lavoro rispetto al 2023, con trend positivo in tutto il trimestre maggio/luglio, sia nei servizi, che a maggio arrivano a 3.230 avviamenti (+190 sul 2023, mostrando però nel trimestre un calo di -180 rispetto allo scorso anno).

Nella fattispecie il 35,8%, pari a 770 avviamenti, della crescita occupazionale in Umbria si riscontra nel settore delle costruzioni.

Nel 24% dei casi le entrate previste sono stabili, ossia con un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 76% sono a termine.

Più precisamente, le imprese che in Umbria prevedono di assumere, nel mese attuale di maggio, risultano il 15% del totale; tuttavia, in 55 casi su 100 si accorgono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Soltanto il 9% delle entrate previste, per esempio, è destinato a personale laureato.

Ciò nonostante, l’Umbria è a livelli molto elevati circa la percentuale delle assunzioni considerate delle aziende “di difficile reperimento”. Con il 54,7% degli avviamenti al lavoro previsti, infatti, ricopre il secondo posto in Italia dopo la Valle d’Aosta, dove tale percentuale è del 55,7%.