Laura Santi, malata di una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, a novembre scorso ha avuto il via libera dalla sua Asl di riferimento per l’accesso al suicidio assistito. Tuttavia, l’iter non è ancora concluso, perché si è in attesa di conoscere modalità di esecuzione e manca l’individuazione del farmaco. Proprio per questo, la donna ha deciso di scrivere una lettera affidandola all'Associazione Luca Coscioni, pubblicata poi sui social.
“Amici, -scrive Laura Santi- in questi mesi non ci siamo sentiti ma io sto peggiorando sempre di più. Sono stata capace di risolvere i miei problemi assistenziali, ho trovato persone che mi assistono validissime, rischiavo di perdere i fondi per l'assistenza e ne sono venuta a capo. Non è dunque questo il motivo della mia scelta. Io ho bisogno di morire presto e il motivo della mia scelta è soltanto il corpo. Tutte le sere il corpo mi parla e mi dice che è ora”.
"Le giornate -continua la lettera- stanno diventando sempre più una tortura, sia per il caldo che comincia -e dovrei affrontare l'estate come l'anno scorso ma con dodici mesi in più di progressione clinica di malattia- sia i dolori (e ne stanno venendo di sempre nuovi), sia la paralisi progressiva, sia la fatica neurologica. Le giornate si stanno svuotando di tutto a livello di minima attività e partecipazione sociale, sono sempre più un corpo inerte pieno di dolori e da gestire in modo sempre più complicato. Lo dico per me ripeto, non per chi mi assiste: anche ricevere sempre più mani addosso è un continuo strazio. Ho quindi preso contatto con un'organizzazione che si occupa di fornire l’aiuto alla morte volontaria in Svizzera. Quello della Svizzera è diventato un orizzonte concreto e obbligato, perché la mia regione, l’Umbria, e la mia ASL, Perugia, non mi hanno dato mai risposta sulle modalità pratiche per ottenere l’attuazione di quello che è un mio diritto riconosciuto su carta, e confermato dalle visite mediche che riconoscono la presenza delle condizioni previste dalla Corte costituzionale per accedere al diritto al suicidio medicalmente assistito qui in Italia”.
Il messaggio della lettera di Laura Santi si conclude con queste parole: “Affrontare la Svizzera per me significa pianificare un viaggio di oltre 9 ore, che saranno anche di più nelle mie condizioni, quando devo essere movimentata ogni momento, quando ho necessità di gestione vescicale e intestinale continua, incontinenze continue, quando il tronco non resterebbe dritto su nessuna autovettura, nessun braccio che mi aiuta, solo dolore protratto per oltre 9 ore. Per cosa poi? Per andare in un Paese straniero con persone estranee e seguire una procedura che francamente non pensavo di dover subire, perché da novembre scorso io ho il diritto di morire qui. Quello a cui l’inerzia di Regione Umbria mi espone è un calvario che si aggiunge a quello che già affronto ogni giorno con la malattia in progressione. Spero di non doverlo fare. Continuerò fino all’ultimo momento utile, cioè fino al giorno prima di partire per la Svizzera, a battermi per ottenere il rispetto in Italia del diritto che mi è già stato riconosciuto sulla carta. Mi manca un tanto così: è da dicembre che attendo l’approvazione di un protocollo farmacologico terapeutico e le modalità per eseguire la mia volontà. Conto sul vostro aiuto per ottenerlo, e spero che Regione Umbria ponga fine all’ostruzionismo in atto".
In Svizzera, il suicidio assistito è considerato opzione legittima alla fine della vita ed è aperto anche alle persone provenienti dall'estero.