30 Aug, 2025 - 11:57

L'arte funeraria in Umbria: tra tombe, epigrafi e sarcofagi, un viaggio tra i reperti più preziosi del passato che raccontano la vita, la morte e le credenze delle antiche civiltà

L'arte funeraria in Umbria: tra tombe, epigrafi e sarcofagi, un viaggio tra i reperti più preziosi del passato che raccontano la vita, la morte e le credenze delle antiche civiltà

Preparatevi a intraprendere un viaggio tra tempo e memoria, dove ogni pietra, ogni bassorilievo e ogni sarcofago racconta storie di vita, morte e credenze millenarie. In Umbria, musei e siti archeologici vi aprono le porte di un mondo antico, popolato da civiltà che hanno plasmato il territorio e lasciato tracce profonde della loro esistenza, dall’epoca etrusca a quella romana. Percorrendo tombe, urne e epigrafi, percepirete il rispetto e la devozione con cui gli antichi custodivano la memoria dei defunti. Ogni reperto è un piccolo scrigno di conoscenza e spiritualità, un ponte tra passato e presente che vi permette di cogliere aspirazioni, timori e valori di chi vi ha preceduto.

L'arte funeraria in Umbria non racconta solo la morte, ma celebra la vita stessa: riflette legami familiari, riti religiosi e tradizioni che univano comunità e individui in un profondo rapporto con l’aldilà. In questo percorso, ogni oggetto diventa voce, ogni decorazione narrazione, e ogni sala museale si trasforma in un’esperienza immersiva nella storia di un popolo che ha sempre cercato di dare senso alla propria esistenza.

Passeggiando tra questi antichi reperti, percepirete il silenzioso dialogo dei secoli, respirando l’eco di civiltà lontane che continuano a parlare attraverso ciò che hanno lasciato. Ogni pietra, ogni incisione vi inviterà a osservare la vita e la morte con occhi nuovi, colmi di meraviglia, curiosità e stupore.

La Tomba del Faggeto - Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (Perugia)

Tra i tesori più affascinanti e preziosi dell’arte funeraria etrusca conservati in Umbria, spicca la Tomba del Faggeto. Scoperta tra il 1919 e il 1920 da un taglialegna in un bosco di faggi - da cui prende il nome - la sepoltura si trova nei pressi di San Giovanni del Pantano, a circa 18 km da Perugia. Risalente alla seconda metà del II secolo a.C., la tomba offre uno sguardo privilegiato sulle pratiche funerarie e sulle credenze religiose degli Etruschi.

La sua struttura architettonica è sorprendente: scavata nel terreno arenaceo, si compone di una piccola camera rettangolare con pareti in blocchi di pietra locale e una volta a botte realizzata con cinque blocchi semicircolari. Il dromos, ovvero il corridoio di accesso, conduce all’ingresso originariamente chiuso da un lastrone in pietra arenaria, spesso circa 11 cm, dotato di perni tronco-conici che ne permettevano la rotazione. Questo accorgimento tecnico rappresenta una soluzione unica tra le tombe a camera etrusche della zona, testimonianza dell’ingegno e della maestria costruttiva dell’epoca.

All'interno, la tomba custodiva un’urna cineraria in travertino a tetto spiovente, recante un’iscrizione in alfabeto neoetrusco con il nome del defunto, Arnth Cairnina. Accanto ad essa, oggetti di corredo come un’olla raccontano la vita quotidiana e le pratiche rituali degli Etruschi. Particolarmente suggestive sono le urne decorate con scene mitologiche, autentici testimoni delle profondissime convinzioni religiose e della cura simbolica che accompagnava il passaggio verso l’aldilà.

Visitare la Tomba del Faggeto significa immergersi in un passato lontano e ascoltare, quasi in silenzio, le storie degli antichi abitanti della regione. Ogni dettaglio, dalla volta a botte alla lastra rotante, ogni iscrizione e oggetto del corredo, racconta la straordinaria abilità tecnica e culturale degli Etruschi, offrendo un ponte diretto verso la loro spiritualità, identità e profondo rispetto per la memoria dei defunti. Camminare tra queste vestigia è un vero e proprio viaggio nel tempo, un’esperienza che si percepisce non solo con gli occhi, ma soprattutto con il cuore, tra meraviglia e contemplazione.

Tomba del Guerriero - Museo Archeologico Nazionale di Orvieto

Nel cuore della necropoli etrusca di Crocifisso del Tufo, a Orvieto, si apre un capitolo straordinario della storia antica: la Tomba del Guerriero, sepoltura che conserva il ricordo di Larth Cupures, vissuto nel VI secolo a.C. Scoperta nel 1880, questa tomba non è un semplice luogo di sepoltura, ma un autentico scrigno di memorie e testimonianze.

La sua struttura a doppia camera, realizzata in blocchi di tufo e con ingresso rivolto a ovest, stupisce per solidità, precisione e armonia architettonica. All’interno, il corredo funerario si rivela ricchissimo e straordinariamente evocativo: spade, armature, vasi attici a figure nere e rosse, buccheri e raffinati oggetti d’oreficeria raccontano non solo il rango e il ruolo del defunto nella società, ma anche le relazioni di potere, le tradizioni e la spiritualità della comunità etrusca

Tra gli elementi più suggestivi spicca il cippo a testa di guerriero, unico nel suo genere, che un tempo coronava la sepoltura. Il volto scolpito, con occhi a mandorla, arcate sopracciliari marcate, labbra sottili e sorriso enigmatico, va oltre il semplice ritratto: è un messaggio di serenità, continuità e rispetto per l’aldilà. L’iscrizione incisa, “Larth Cupures, figlio di Aranth”, crea un legame tangibile con chi riposa nella tomba, trasformando la memoria in un’esperienza quasi viva.

Oggi, il corredo della Tomba del Guerriero è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Orvieto. Visitare il museo significa intraprendere un viaggio nella cultura etrusca, comprendere le dinamiche sociali e religiose di una civiltà antica e percepire la devozione con cui gli Etruschi onoravano i propri defunti. Ogni reperto diventa voce, ogni dettaglio narrazione: camminare tra queste sale è un invito a leggere la storia con occhi curiosi e cuore aperto, lasciandosi avvolgere dall’eco di un mondo che continua a parlare attraverso ciò che ha lasciato.

Sarcofago dello Sperandio - Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (Perugia)

Nel cuore del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria a Perugia, tra le vetrine che raccontano la storia millenaria della regione, si distingue un autentico capolavoro dell’arte funeraria etrusca: il Sarcofago dello Sperandio. Risalente al IV secolo a.C., questo straordinario reperto proviene dalla necropoli omonima, situata a nord della città, nei pressi della Villa dello Sperandio, e fu scoperto nel 1843. Il sarcofago, realizzato in pietra fetida e caratterizzato da un coperchio displuviato con zampe leonine, stupisce per la ricchezza dei dettagli e per la maestria artigianale. La sua origine è probabilmente chiusina, il che lascia intuire l’abilità degli artigiani di Chiusi e il collegamento culturale tra le comunità etrusche umbre.

Le scolpite sul sarcofago colpiscono per la loro straordinaria complessità. Sui lati corti si aprono vividi banchetti funebri, animati da musicisti, danzatori e personaggi impegnati in giochi rituali come il kottabos, tutti intenti a celebrare la memoria dei defunti con un raffinato senso del rito e della convivialità. I lati lunghi, invece, mostrano un corteo enigmatico che ha dato adito a molte interpretazioni: potrebbe simboleggiare un trionfo bellico, una migrazione o il trasferimento di una famiglia. Tra gli uomini legati da corde, il giovane che apre il corteo, le figure femminili e maschili accompagnate da un cane con collare, muli e armenti, emerge un vivido racconto della società etrusca e delle sue gerarchie, delle relazioni familiari e dei valori collettivi.

Oggi il Sarcofago dello Sperandio è custodito e valorizzato nel museo perugino. Visitare le sale che lo ospitano significa intraprendere un vero e proprio viaggio nel tempo, immergendosi nella cultura, nella spiritualità e nelle dinamiche sociali di un popolo che seppe coniugare arte, simbolismo e devozione. Ogni dettaglio, ogni scena scolpita, ogni ornamento diventa voce di un mondo antico, invitandoci a guardare alla storia con occhi curiosi e cuore aperto alla meraviglia.

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Francesco Mastrodicasa
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