È completamente prosciugato il lago di Pilato, sul monte Vettore a Castelluccio di Norcia, e i volontari hanno organizzato un recinto per proteggere il chirocefalo del Marchesoni. Si tratta di un piccolo crostaceo rossiccio che, in tutto il mondo, vive solo nelle acque di questo bacino. Nei secoli il chirocefalo ha avuto un processo evolutivo, adattandosi anche ai climi più caldi e ostici dell’estate. Ma il pericolo dell’estinzione è dietro l’angolo.
Così è stata organizzata dal Parco dei Sibillini una giornata di volontariato per allestire una delimitazione lungo l’intero perimetro del bacino. Che, a causa delle scarsissime precipitazioni nevose dell’ultimo inverno, in questi giorni si è completamente prosciugato, mettendo a rischio la riproduzione del chirocefalo del Marchesoni.
All’attività hanno preso parte i tecnici del Parco, alcune guide del Parco, il Nucleo dei Carabinieri Forestali di Montemonaco, dieci volontari del CAI Marche e Umbria, i ricercatori dell’Università di Perugia e due muli. Addetti al trasporto del materiale lungo il percorso impervio e impegnativo che da Castelluccio conduce al piccolo bacino di origine glaciale, situato a 1940 m di quota.
Monitoraggio del lago di Pilato condotto dall’Università di Perugia, per il chirocefalo misure di conservazione
Il monitoraggio condotto dal Parco tramite l’Università di Perugia sin dal 2018 ha evidenziato che il lago di Pilato sta assumendo nel corso del tempo un crescente carattere di temporaneità. Soprattutto successivamente al 2016. Il progressivo innalzamento delle temperature e le scarse precipitazioni nevose invernali sembrano rappresentare fattori chiave negli eventi di precoce prosciugamento del lago. A cui contribuirebbero anche fenomeni di aumento della permeabilità del suolo conseguenti agli eventi simici del 2016/2017. Ad ipotizzarlo è stato un rapporto ISPRA del luglio 2020.
Nel corso dei millenni il chirocefalo del Marchesoni ha comunque evoluto una strategia riproduttiva che gli consente di sopravvivere in condizioni ambientali estremente instabili. Il suo ciclo biologico è molto rapido e le uova, denominate “cisti”, possono resistere per oltre un anno in uno stato di quiescenza tra la ghiaia anche in assenza di acqua. Tuttavia, il ripetersi per più anni consecutivi di condizioni di siccità precoce, potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza della specie.
Inoltre, le sue uova risultano particolarmente vulnerabili a danni meccanici come quelli causati dal calpestio sulla ghiaia in cui sono deposte.
Posizionato un confine di delimitazione “light” che non consente il superamento della linea di massimo livello
Per questo motivo, le misure di conservazione del Parco non consentono l’avvicinamento al lago oltre la linea di massimo livello. Ora la barriera è indicata dalla delimitazione, allestita a mano, per una lunghezza di circa 800 m, con paletti bianchi alti 90 cm, e un solo filo molto resistente. Si tratta di un intervento “leggero”, facilmente rimovibile e che non altera in alcun modo lo straordinario contesto paesaggistico circostante, in quanto visibile solo dalle sue immediate vicinanze.
“Ora confidiamo nella sensibilità e responsabilità degli escursionisti che si recano al lago di Pilato, luogo simbolo dei Sibillini – dichiara il Direttore del Parco, Maria Laura Talamè -, affinché contribuiscano alla sopravvivenza del chirocefalo del Marchesoni mediante il rigoroso rispetto delle misure di conservazione”.
“Intendo ringraziare tutti coloro che hanno preso parte a questa giornata di volontariato. E in particolare il CAI Marche e Umbria, nonché il Comune di Montemonaco, con cui è stata concordata l’iniziativa – afferma il Presidente del Parco, Andrea Spaterna -. L’intervento, realizzato in urgenza e con costi molto bassi, riveste una rilevante importanza per la salvaguardia di uno dei più preziosi gioielli biologici dell’area protetta”.