Il Lago Trasimeno, il Lago di Corbara e il Lago di Piediluco: sono senza dubbio i nomi più familiari quando si parla dei laghi umbri. Ognuno di essi offre scenari incantevoli, perfetti per passeggiate rilassanti lungo le rive, rinfrescanti bagni o semplici momenti di pace immersi nella natura, specialmente quando la stagione estiva entra nel vivo. Oggi, però, vogliamo portarvi fuori dai sentieri più battuti e accompagnarvi alla scoperta di laghi meno conosciuti dell’Umbria, nascosti tra i verdi colli umbri, lontano dalle consuete rotte turistiche. Questi specchi d’acqua, spesso trascurati o dimenticati, custodiscono una bellezza silenziosa e affascinante che merita di essere riscoperta. In questo articolo, vi invitiamo a esplorare insieme a noi alcuni dei laghi più nascosti e suggestivi della regione, dove la natura incontaminata e la tranquillità sono le vere protagoniste. Continuate a leggere per scoprire dove si trovano e cosa li rende così speciali.
Il Lago di Arezzo
Siamo certi che, al solo sentire il nome, vi sarete già fatti un’idea di dove si trovi il Lago di Arezzo. Eppure, c’è una piccola sorpresa: non è in Toscana, ma proprio nel cuore dell’Umbria, al confine tra le province di Perugia e Terni, lungo la strada che collega Acquasparta a Spoleto. Conosciuto anche come “lago di Firenzuola” per via del paese che lo sovrasta, questo lago artificiale ha una storia che risale agli anni ’60, quando fu creato grazie alla diga di Arezzo, costruita per regolare le piene del torrente Maroggia.
Il lago è un piccolo bacino artificiale, la cui costruzione fu avviata nel 1955, con l’obiettivo di controllare il flusso del torrente e prevenire le inondazioni. Dal 1977, il lago è stato anche adibito a bacino irriguo, con una capacità complessiva di 6,5 milioni di metri cubi d’acqua, di cui una parte è destinata all’irrigazione delle colture circostanti, e un’altra per il controllo delle piene. Il sistema di presa, progettato per mantenere la temperatura dell’acqua stabile e ottimale per l’irrigazione, è uno degli aspetti distintivi di questa struttura.
Arrivarci, tuttavia, non è semplice. Le uniche vie di accesso sono piuttosto impervie: una passa dal cimitero di Firenzuola, l’altra dal paese di Messenano. Questo ha fatto sì che il lago sia rimasto poco frequentato, con la presenza sporadica di pescatori. Tra le specie ittiche che lo abitano si trovano la carpa, il persico reale, l’alborella, il cavedano, il persico trota, il luccio e la trota.
L’Abisso di Bevagna
Il Lago di Aiso, conosciuto anche come “Abisso di Bevagna” o “Lago dell’Inferno,“ è un piccolo bacino di forma quasi perfettamente circolare, con un diametro di circa 25 metri e una profondità di 13 metri. Situato nella frazione di Capro, nel comune di Bevagna, questo lago, formatosi grazie a una sorgente artesiana, è avvolto da un’aura di mistero che affonda le radici in antiche leggende e racconti popolari.
Tra le storie più conosciute e inquietanti legate alla sua origine, spicca quella del contadino Chiarò, un uomo ricco e avido, ma privo di devozione. Si narra che proprio nel giorno di Sant’Anna, noncurante delle festività religiose e delle suppliche della pia moglie, Chiarò decise di trebbiare il grano. Fu allora che un angelo apparve alla donna, consigliandole di fuggire con il figlio: un abisso si sarebbe presto aperto sotto la loro casa. Mentre la moglie si metteva in salvo, la terra inghiottì Chiarò e tutti i suoi beni, dando origine al Lago di Aiso.
Durante la fuga, la donna si accorse di essere seguita dall’acqua e le apparve nuovamente l’angelo, consigliandole di abbandonare il figlio minore poiché, crescendo, sarebbe diventato avido come il padre. Proprio nel luogo dove la donna lasciò il bambino nacque un piccolo laghetto, oggi chiamato Aisillo.
Queste leggende, tramandate nei secoli, hanno donato al Lago di Aiso un’aura sinistra, amplificata da racconti su creature inquietanti, come i pesci con un solo occhio che si dice abitino le sue acque. Anche se non esistono prove concrete di simili apparizioni, i misteri e le storie legate al lago continuano ad affascinare i visitatori, rendendolo una meta perfetta per chi vuole esplorare uno degli angoli più oscuri e suggestivi dell’Umbria.
Il Lago di Alviano
L’Oasi Naturalistica Lago di Alviano è un’incantevole area naturale protetta dal WWF situata nella Valle del Tevere, nella provincia di Terni. Con una superficie di circa 900 ettari, l’oasi si estende principalmente nella frazione Madonna del Porto, ma comprende anche porzioni dei territori di Alviano, Montecchio e Civitella d’Agliano.
La storia del Lago di Alviano ha origini recenti: risale al 1963, quando fu realizzato uno sbarramento sul fiume Tevere per regolamentare le acque provenienti dal Lago di Corbara, sfruttandole per la produzione di energia. Nel tempo, il lago ha subito un naturale processo di impaludamento – la sua profondità media è oggi di circa 30 cm – trasformandosi in un ambiente ideale per migliaia di uccelli migratori. Questo ha spinto le amministrazioni locali, insieme al WWF e a Enel, a creare una vera e propria oasi naturalistica, concepita per proteggere e valorizzare questo prezioso ecosistema.
Parte integrante del Parco Fluviale del Tevere, l’oasi si estende su 900 ettari, di cui circa 400 sono ricoperti da acque, in gran parte paludose. Le aree umide ospitano rigogliose distese di piante acquatiche come Potamogeton, Najas e Ceratophyllum, oltre a canneti di Phragmites australis. A completare il paesaggio naturale è un bosco igrofilo, uno dei più vasti del Centro Italia, composto da ontani neri, pioppi e salici, che contribuiscono a creare un habitat ideale per numerose specie.
La fauna dell’oasi è altrettanto ricca e variegata. Tra i mammiferi, è possibile osservare diversi piccoli roditori e predatori, mentre l’avifauna conta svariate specie di anatre, svassi, cormorani e aironi. In aggiunta, l’area ospita numerosi passeriformi come lucherini e tordi, che rendono l’oasi una destinazione privilegiata per il birdwatching.