Maschere variopinte, profumi intensi, suoni festosi e un’irresistibile atmosfera di divertimento: il Carnevale è una delle tradizioni popolari più amate e radicate in Italia, un ponte tra presente e passato che affonda le sue radici in epoche antichissime. Il termine stesso, “Carnevale”, racchiude una storia etimologica affascinante. L’interpretazione più diffusa lo fa risalire al latino carnem levare (“eliminare la carne”), riferimento al banchetto che segnava il martedì grasso, ultimo giorno di abbondanza prima dell’austero periodo di Quaresima. Altre teorie propongono derivazioni altrettanto suggestive, come carne levamen, carnualia (“giochi campagnoli”), o la locuzione carrus navalis (“nave su ruote”), simbolo dei primi carri carnevaleschi.

Oltre alla sua storia millenaria, ciò che rende il Carnevale davvero speciale sono le maschere e i costumi che, anno dopo anno, rievocano antiche tradizioni popolari. Passeggiare tra borghi e città adornati a festa, dove i colori delle maschere si mescolano ai suoni della celebrazione, è un’esperienza unica che trova in Umbria una delle sue espressioni più autentiche. Qui, nei borghi incantati della regione, sfilano carri allegorici e si celebrano eventi che fondono creatività e folklore.

In questo articolo vi guideremo alla scoperta delle tradizioni carnevalesche umbre, soffermandoci sulla figura di Bartoccio, la maschera simbolo del Carnevale umbro, che incarna lo spirito autentico di questa antica e sentita ricorrenza.

Caratteristiche, tratti distintivi e la vivace personalità del Bartoccio

Figura simbolo della cultura popolare perugina, il Bartoccio è la maschera tipica del Carnevale locale, incarnazione del contadino del Pian del Tevere. Rozzo ma sagace, gioviale ma intriso di saggezza, il Bartoccio fa il suo ingresso nella tradizione letteraria già dal 1600, intrecciando le sue avventure con la storia della città. Accanto a lui, una vivace galleria di personaggi – la moglie Rosa, la figlia Suntina e l’irresistibile combriccola dei suoi compari, come il Mencarone – arricchisce un racconto che si fa spesso spunto per sferzanti attacchi alla classe politica, declinati attraverso una satira irriverente e pungente.

Maschera burlesca per antonomasia, Bartoccio è un uomo dalle mille contraddizioni: benestante e vivace, ma anche brontolone e sempre pronto a scatenare la sua provocatoria ironia. Le sue celebri “bartocciate”, spigolose e satiriche, spaziano dalla critica sociale alla denuncia politica, rivelando un acuto spirito di osservazione e una passione per la provocazione. Radicato profondamente nel mondo rurale umbro, tra San Martino in Campo e Torgiano, Bartoccio incarna l’essenza dell’anima popolare: legato alla terra, alle sue contraddizioni e alle sue tradizioni, il suo dialetto marcato e il suo carattere conviviale lo rendono simbolo eterno di cultura, resistenza e autenticità.

Da questo spirito di denuncia nasce l’usanza carnevalesca di comporre, su cartigli anonimi, satire di costume e denunce sociali: le “bartocciate”. Lanciati sulla folla mascherata, questi fogli diventano il veicolo per criticare i giochi di potere che opprimono i cittadini. La sua satira pungente, però, non sarà sempre ben vista dalle autorità, tanto che alla fine del 1700, sotto la dominazione pontificia, il Bartoccio viene addirittura bandito. Con l’avvento del Risorgimento, però, la maschera risorge, riacquistando una forza tale da diventare un vero e proprio emblema della città.

Il Bartoccio nel Carnevale umbro di oggi: un omaggio alle sue infinite sfumature e tradizioni

L’Umbria rende ancora oggi omaggio a una delle figure più iconiche e rappresentative del Carnevale regionale: il Bartoccio. Ogni anno, durante i festeggiamenti carnevaleschi, questa maschera simbolo fa il suo ingresso trionfale a Perugia, attraversando Porta San Pietro a bordo di un carro riccamente addobbato e trainato da buoi, accompagnato dalla fedele e inseparabile moglie Rosa.

Tra balli, canti e musiche festose lungo Corso Vannucci, il Bartoccio distribuisce alla folla le sue celebri bartocciate: fogli anonimi carichi di pungente ironia che affrontano temi di grande attualità, come politica, tasse, debiti e ingiustizie sociali. Questa tradizione, tramandata di generazione in generazione, non è solo una celebrazione di irriverenza e umorismo, ma rappresenta un’occasione per rinnovare il profondo legame tra la cultura popolare e la terra umbra, mantenendo vivo il ruolo del Bartoccio come simbolo di denuncia e riflessione sociale.