La storia di Assange si apre con dei manifesti in difesa del giornalista e della libertà di stampa che sono stati attaccati venerdì mattina all’edicola “Cucina” di Porta Pesa. Alle prime ore della mattina di venerdì degli attivisti per Assange con la maschera al volto, con secchi, colla e scope, attaccano i manifesti a tutte le saracinesche dell’edicola.  A fianco della stessa , un omino anziano, seduto su una sedia apribile con un cartello attaccato al collo,  riportava le scritte “Julian Assange è un giornalista?.

La domanda, nel sottotitolo del manifesto riporta : “ per rispondere a questa domanda, bisogna prima chiedersi cosa significa essere un giornalista in una societá capitalista. Significa sottoporsi ad un imprenditore dei mass media.”  Al cartello  “Collateral Murder” viene riportata la vicenda : “ a 14 anni dalla diffusione del video che ha scosso l’opinione pubblica dove , in una missione di ricognizione, due elicotteri Usa attaccano 12 civili tra i quali vi erano due giornalisti, confondendo la telecamera con una lanciarazzi”. 

La storia di Assange raccontata nei tre manifesti affissi sulle saracinesche dell’edicola

Servizio dell’azione di protesta per il giornalista Assange

Successivamente a Porta Pesa è arrivata la polizia locale ma al loro arrivo gli attivisti non c’erano più. Il gesto è seguito  a causa dell’esclusione, dal programma ufficiale del Festival del Giornalismo, la storia del giornalista australiano. Per questo motivo, gli attivisti  sensibili alla causa e provenienti da tutta l’Italia,  hanno organizzato un fuori programma con due eventi per cercare di sollecitare gli esponenti dei mass media presenti al festival a riconoscere il co-fondatore di WikiLeaks come uno di loro e la sua “persecuzione giuridica” come un pesante attacco alla stampa indipendente, una vera e propria guerra al giornalismo.

Con questo gesto gli attivisti per Assange hanno portato l’attenzione sul caso al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, dove, la storia del giornalista australiano, Julian Assange, sarà pubblicizzata in quattro giorni attraverso l’azione di  volantinaggio all’entrata delle sale del Festival, con una conferenza informale a Porta Pesa e un incontro presso la sede perugina dell’Anpi, Bonfigli Tomovic, in via del Cortone 19.

Parleranno Vincenzo Vita, giornalista de Il Manifesto e Articolo 21; Sara Chessa, giornalista indipendente, autrice del libro “Distruggere Assange. Per farla finita con la libertà d’informazione”, Tina Marinari, Coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia per una stampa libera e indipendente; Mauro Volpi, Costituzionalista ed esperto del caso Assange. Modererà Gianni Magini di AllertaMedia. Si chiederanno cosa significa essere giornalista e se Assange corrisponde ai criteri individuati.

Il Festival ha offerto una sessione su Assange nel 2022, negli ultimi due anni ha deciso di lasciarlo nel dimenticatoio – fa sapere il gruppo di attivisti – come se non esistesse più lo scandalo dell’incarcerazione, nel democratico Occidente, di un giornalista investigativo reo soltanto di aver fatto il suo mestiere”.