Taser alla municipale dei Perugia. Anche la polizia locale del capoluogo umbro è ora dotata di taser, la cosiddetta pistola elettrica, e di body-cam, una piccola telecamera montata sulle divise. Questa si attiverà automaticamente quanto l’arma verrà estratta dalla custodia.

Lo ha annunciato l’assessore comunale Luca Merli che esprime “massima soddisfazione per questo importante atto“.

Taser alla Municipale di Perugia, sei mesi di sperimentazione

La legge prevede una sperimentazione di sei mesi per l’utilizzo del taser. “Saranno destinati – ha detto Merli – al nucleo di polizia di Fontivegge e a quello di polizia giudiziaria ma anche agli addetti di viabilità in particolare per i servizi notturni. Lo strumento è molto utile sia ai fini della deterrenza ma anche della protezione e della salvaguardia dei nostri agenti. Perché non rappresenta uno strumento di offesa ma di difesa personale o di intervento in situazioni particolarmente pericolose. Confidiamo in un buon utilizzo e dopo i sei mesi di sperimentazione di poter acquistare più taser per più agenti di polizia”.

L’assessore ha spiegato che hanno completato l’iter formativo, tecnico operativo e sanitario nove appartenenti alla polizia locale, ora su strada.

Taser alla municipale di Perugia: come funziona sul corpo umano

 Vediamo come opera il taser e quali sono le criticità del suo funzionamento. La pistola taser funziona emettendo un’elevata tensione elettrica ma una corrente molto bassa, tale da renderla innocua, attraverso due elettrodi che vengono sparati verso il bersaglio.

Quando i due elettrodi si attaccano al corpo della persona, il taser crea un circuito chiuso che provoca contrazioni muscolari dolorose e disorientamento, rendendo la persona temporaneamente incapace di muoversi. Il taser è progettato per essere non letale, ma può essere pericoloso se usato in modo improprio o contro persone con problemi cardiaci, specialmente quelle dotate di peacemaker, o altre condizioni di salute.

Si tratta di uno strumento di autodifesa che stanno utilizzando tutte le polizie del mondo. Il congegno è stato introdotto anche in Italia, dapprima dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, infine dalle varie polizie locali.

Gli antesignani dell’utilizzo di questo dispositivo paralizzante sono stati dapprima gli Stati Uniti seguiti da Regno Unito, Canada, Australia, Spagna e Svizzera.

I primi arresti in Italia da parte delle Forze dell’Ordine

Il primo arresto in assoluto in Italia, spetta ai Carabinieri e risale all’11 settembre 2018. Il primo intervento da parte della polizia risale invece al 18 dello stesso mese a Reggio Emilia, quando è intervenuta per sedare una lite domestica. Aggrediti da un senegalese 45enne, gli agenti hanno utilizzato lo strumento esplodendo i dardi. L’uomo non ha subito alcuna lesione; è stato immobilizzato dallo shock elettrico e arrestato.

Il taser, col passare del tempo è diventato un presidio comune come un manganello: è questa l’intenzione del Viminale, supportata dai sindacati di categoria, preoccupati per la sicurezza del personale. Non manca però chi è preoccupato invece per la vita dei soggetti colpiti dal taser, specie se cardiopatici o sofferenti di patologie pregresse. Da oltre 10 anni l’Onu lo classifica come strumento di tortura e, secondo Amnesty International, è responsabile di più di 800 morti negli Usa dal 2001 a oggi.

Che cos’è una body-cam e come funziona

Le body-cam invece sono delle telecamere portatili. Si posizionano in genere sulla testa o su una spalla, al fine di monitorare l’attività dell’agente e dei soggetti con cui si interagisce. Utilizzate da diversi anni negli Stati Uniti dagli agenti di polizia, si stanno diffondendo lentamente anche in Italia. Permettono infatti di eseguire riprese per molte ore, naturalmente in base al modello e alla batteria in dotazione.

La body-cam utilizzata dagli agenti della Municipale di Perugia consente, appena attivato il taser, di registrare in contemporanea un video dell’arresto da mettere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Le prime body-cam furono utilizzate già negli anni Novanta del secolo scorso, dai militari delle forze speciali per contattare il Comando Operativo. Si è poi diffusa attraverso la commercializzazione con versioni semplificate per uso civile, come ad esempio le dash-cam installate sulle autovetture.