Un patrimonio identitario, quello della tradizionale pesca di “attesa” del lago Trasimeno, diventa presìdio SlowFood.
La caratteristica della pesca sul lago umbro è la sua “passività”: le reti vengono stese e si aspetta che i pesci rimangano imprigionati nelle maglie, assecondando la stagionalità e la taglia ittica. Non si catturano i piccoli, non si catturano pesci fuori stagione. Persico reale, carpa, pesce gatto, latterino, tinca, persico-trota, anguilla e capitone sono le specie ittiche comprese nel disciplinare che regola il Presidio Slow Food e sono, soprattutto, le protagoniste del lago.
Slowfood mette il bollino verde alla pesca del Trasimeno
La presentazione del progetto si è tenuta a Perugia, in Regione: presenti l’assessore regionale alle Politiche agricole e agroalimentari, Roberto Morroni, il sindaco del Comune di Castiglione del Lago, Matteo Burico, il vicepresidente nazionale Slow Food Italia, Federico Varazi, la presidente Slow Food Umbria, Monica Petronio, il Senior Manager Operations, FedEx Express Europe, Piero Scardella, oltre a pescatori e rappresentanti delle cooperative del Trasimeno.
“I presìdi di Slow Food – ha spiegato l’assessore Morroni – sono un patrimonio identitario, che coniugano la tradizione del passato a elementi attuali, puntando alla sostenibilità. Il nostro patrimonio è basato sulla biodiversità, sull’identità nei nostri territori“.
“Questo Presidio è molto significativo – chiarisce il vicepresidente nazionale Slow Food Italia, Varazi – La pesca su questo territorio è un mestiere difficile, che presuppone uno straordinario rapporto uomo-natura, che di fatto è la magia di questo mestiere. E oggi c’è anche un dato confortante: l’età media si sta abbassando e i giovani che non trovano altri sbocchi lavorativi tornano a interessarsi della pesca del lago”.
La pesca tradizionale del Trasimeno, tramandata di padre in figlio con tecniche secolari, rappresenta uno straordinario rapporto uomo-natura, la magia di questo mestiere.
L’impatto sulla comunità locale e sul turismo
L’obiettivo è anche contribuire a valorizzare le ricette di cucina, tradizionali e moderne, legate al pescato, non sempre di facile esecuzione per chi non è originario di questi luoghi, ma di sicuro gradimento per il consumatore e per il turista, anche grazie alla collaborazione che abbiamo avviato con gli istituti alberghieri di tutta la regione.
“I ragazzi, sia gli aspiranti cuochi sia il personale di sala, potranno mettersi alla prova – conclude la presidente Slow Food Umbria, Monica Petronio – confrontandosi direttamente con i pescatori e i professionisti della ristorazione lacustre, e sicuramente sapranno ricambiare quanto impareranno dalle generazioni che li hanno preceduti“.
La pesca passiva del Trasimeno funziona così da tremila anni, da quando l’uomo ha cominciato ad abitare le coste del lago e a uscire in barca. La pesca di attesa, non aggressiva, risulta anche altamente sostenibile: è pressoché impossibile che l’attività si intensifichi al punto da intaccare le riserve di pesce nel lago. Per lo stesso motivo, però, è anche fortemente imprevedibile. Non è possibile sapere di cosa saranno riforniti i ristoranti, i negozi o le locande, perché non c’è certezza di che cosa sarà pescato. Se, da un lato, questo rappresenta un handicap economico, dall’altro nasconde un vantaggio: quello di non rischiare di mettere in crisi gli stock ittici, la fonte di lavoro e di sostentamento dei pescatori e l’ambiente.