"Grazie, professoressa Galassi, e grazie alla Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici che Gubbio ha l’onore e il piacere di ospitare". Così ha aperto il suo intervento il Sindaco di Gubbio, durante il convegno dedicato al ritorno a Gubbio della Madonna del Melograno, il dipinto trafugato dalla Pinacoteca comunale nel 1979 e finalmente rientrato nella disponibilità della comunità cittadina.
Non si è trattato solo di un recupero artistico, ma di una vera e propria riappropriazione dell’identità locale. Il primo cittadino lo ha sottolineato più volte: «Il valore intrinseco del dipinto forse non è eclatante, ma il suo valore simbolico è enorme. È parte di ciò che ci definisce».
L’occasione del convegno ha permesso di evidenziare il valore strategico della Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici. "Non è così scontato avere una scuola qualificata in un ambito tanto prezioso, e che a Gubbio crea un ciclo virtuoso tra formazione, restauro e valorizzazione", ha detto il sindaco.
Gubbio, città stratificata di storia, arte e tradizioni, "nasconde eccellenze che spesso nemmeno noi amministratori conosciamo pienamente". Una confessione spontanea: «Stamattina, ammetto, mi sono perso una visita all’archivio e al deposito. Ma prometto che ci tornerò. È doveroso».
Con tono istituzionale ma sentito, il sindaco ha voluto salutare il Tenente Colonnello Diego Polio e tutto il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, lodando il loro “ruolo fondamentale” nel ritrovamento del dipinto.
Non sono mancati i ringraziamenti anche al professor Aldo Romani, al dottor Roberto Borsellini – direttore del Museo Artistico di Palazzo dei Consoli – e a tutto il servizio cultura del Comune di Gubbio, che ha seguito le delicate fasi post-ritrovamento con dedizione e professionalità.
«Abbiamo ricevuto questo dipinto a pochi mesi dall’inizio del nostro mandato. Credo ben poco alle coincidenze…». Le parole del sindaco si fanno riflessive e toccano una dimensione quasi simbolica. È come se l’opera avesse voluto ritornare proprio in quel momento, come segno, come augurio.
«Questo ritrovamento ci ha dato una carica importante. Assumere un incarico amministrativo non è facile, e un evento come questo, inaspettato, ti trasmette forza». Il ritorno della Madonna del Melograno è stato dunque anche un segno di buon auspicio, un passaggio carico di energia per una nuova fase politica e culturale della città.
Tra gli applausi, il sindaco ha espresso una profonda riconoscenza a Marco Minghetti e Mourad Ghammam i due cittadini che hanno scoperto l’opera e, con lucidità e senso civico, hanno deciso di allertare le autorità.
«Potevano disfarsene, farsi prendere dalla paura, o non riconoscere il valore di ciò che avevano tra le mani. Invece hanno scelto la via più alta e più giusta. Anche questo è un segno», ha dichiarato. Il loro gesto ha consentito l’avvio dell’iter di riconoscimento e recupero.
L’opera in sé, ha spiegato il sindaco, proviene da una scuola minore, quella dello pseudo-Pierfrancesco Fiorentino, artista attivo alla fine del Quattrocento. «Il dipinto non ha un valore economico clamoroso, ma è parte della nostra identità. Ci è stato tolto in modo fraudolento e la città non l’ha mai accettato».
La forza simbolica del soggetto è stata evidenziata con intensità: «La Madonna con il melograno simboleggia fertilità, prosperità, ma anche unione sotto un guscio protettivo. E in questo caso, è il manto stesso della Vergine». Non solo un oggetto d’arte, dunque, ma “un’icona che ci racconta”.
Il sindaco ha poi guardato al futuro, lanciando un chiaro appello: «Ora non ci resta che proteggerlo per non farcelo rubare di nuovo». La tutela dell’opera va intesa non solo come sicurezza fisica, ma anche come restauro, manutenzione e valorizzazione.
È stato un richiamo ai custodi del museo, al personale comunale, ma anche all’assessore alla cultura Paola Sacciarini: «Il nostro compito è custodirlo in ogni senso. Farlo vivere nella coscienza della città».
Il discorso si è chiuso con un auspicio e un invito: «Godiamoci questo momento». Un invito a vivere pienamente la gioia della restituzione, ma anche la responsabilità della memoria. Perché “un dipinto che ritorna non è solo un’opera ritrovata, ma una ferita che si rimargina”.
La Madonna del Melograno, oggi di nuovo visibile nel museo di Gubbio, rappresenta più di quanto possa raccontare una perizia tecnica. È una storia d’identità, di giustizia, di comunità. Un racconto che, grazie alla sensibilità dei cittadini e alla competenza delle istituzioni, ha finalmente trovato il suo lieto fine.
E che ora, come ha concluso il sindaco, «sta a noi far fruttare, come i chicchi di quel melograno».