Disavventura per Afshin Varjavandi, famoso ballerino e coreografo di Perugia, anima di InNprogressCollective, la compagnia scelta da Giuseppe Tornatore per una scena danzata del film “La Corrispondenza”.
Racconta che ieri ha aperto la porta di un negozio ma la commessa senza neanche guardarlo gli ha detto solo “No”.
Inutile per l’uomo chiedere spiegazioni. “Non abbiamo bisogno di niente” ha ribadito la commessa che lo ha scambiato forse per un venditore di rose o di accendini. La donna è irremovibile e lo invita con severità a uscire dal negozio.
Episodio sgradevole accaduto al famoso ballerino iraniano
È stato un episodio «sgradevole» che Varjavandi vuole denunciare: «Non lo posso lasciar scivolare nel nulla – afferma-, perché è inconcepibile che nel 2024, a Perugia, sede dell’Università per stranieri, accadano queste cose. Da chiamare con il loro nome: è discriminazione razziale».
Varjavandi ha insegnato hip hop a diverse generazioni di abitanti di Perugia ed è stato una figura centrale in molte scuole di danza. Inoltre, ha avuto l’opportunità di ballare nel videoclip di “Solo” di Marco Mengoni.
Naturalmente il colore «meno bianco» della sua pelle, ha ispirato l’atteggiamento della commessa.
Nonostante viva in Italia da quando aveva 5 mesi e sia cittadino italiano, abita a Perugia dal 1998. Tuttavia i lineamenti esotici hanno convinto la donna che non poteva essere una persona ben accetta nel negozio.
Era stato attratto dalle borse in vetrina
Perciò è il ballerino a essere indignato: «Sono io, questo, a non accettarlo».
La vicenda risale al pomeriggio di ieri, mentre Varjavandi camminava in centro, alcune borse esposte in una vetrina lo hanno colpito. Perciò ha deciso di entrare nel negozio. Appena apertala porta, la signora alla cassa gli dice un “No” secco.
“In che senso?” chiede il ballerino.
“Non abbiamo bisogno di niente”.
“In che senso?” le ripete.
“Io ogni volta che vedo persone un po’ così…” risponde la commessa con fare scocciato.
“Così come? Vada avanti”, le chiede l’uomo sempre più meravigliato.
A quel punto la commessa gli risponde che senza occhiali non vedeva bene.
Indignato le risponde: “Lei non mi conosce, non sa che lavoro faccio, non conosce il mio impegno sul territorio, io insegno danza alle famiglie di Perugia. È una gran maleducata”.
Poi chiude la porta e se ne va.
Nonostante lo sfogo, la sua rabbia con le ore è cresciuta. Reputa quanto accadutogli “un atteggiamento razzista”.
Il famoso ballerino squadrato da capo a piedi dalla commessa
Riferisce che mentre gli parlava di “gente un po’ così” non cessava di squadrarlo da capo a piedi lasciandogli intendere che di lui non c’era niente che andasse bene. Dai lineamenti un po’ scuri all’abbigliamento troppo casual.
Il famoso ballerino continua a riflettere molto su questo episodio e non può credere che Perugia, la capitale di Umbria jazz, che celebra la cultura nera, permetta la presenza di negozi che si comportano in questo modo. Pertanto, ha deciso di scrivere all’assessore regionale responsabile delle Politiche antidiscriminazione per condividere questa storia. Inoltre, ha contattato un avvocato perché, secondo la legge, non è permesso vietare l’accesso e gli acquisti a un cliente.
In seguito alle recenti rapine con dipendenti aggrediti da falsi clienti attratti da abiti e profumi, la vigilanza verso i clienti nei negozi è aumentata notevolmente. Potrebbe essere questo il motivo che ha spinto la commessa a reagire in modo inopportuno?
Pe Varjavandi di è trattato di un grave pregiudizio
Varjavandi non ha dubbi: “Mi ha guardato e con le mani mi ha disegnato in quel modo un po’ così. È il pregiudizio per eccellenza. Inoltre, nel negozio c’erano altre due dipendenti e una cliente. Sono stato discriminato, per un pregiudizio terribile, davanti ad altre persone. E non mi va giù. Non vedo nessuna giustificazione, nemmeno la possibile paura del rapinatore. Inoltre, sono un appassionato di moda”.
Insomma, per la commessa avventata è come se fosse la scena di Pretty Woman: ha sicuramente perso un cliente. Per un “enorme, grandissimo errore”.