Vincenzo Ambrogi, Professore Ordinario di Chirurgia Toracica presso l’Università Tor Vergata di Roma, ma anche eugubino sanmartinaro, il che significa eugubino doc, ha realizzato di recente una completa Carta dei Capitani dei Ceri a cominciare con l’anno 1327. Ha pubblicato, anche negli anni passati (con chi scrive, ndr) una serie di opere dedicate al Campanone di Gubbio, alla Festa dei Ceri e una mappa di Gubbio a volo d’uccello. Ci concede un’intervista in esclusiva alla vigilia della presentazione della Carta presso l’Università dei Muratori e Scalpellini di Gubbio.
Vincenzo, quando e perché è nata questa idea?
“È da tempo che ho in mente questa idea. Ma da quando sono stati riediti i libri del professor Barbi, l’idea ha cominciato a concretizzarsi. Mi sembrava impossibile che una tradizione secolare e così strutturata come quella dei Ceri non avesse qualcosa che legasse in maniera semplice il glorioso presente al lungo passato“.
“Un anno fa mi sono messo al lavoro ed ho cominciato a raccogliere i nomi documentati dei Capitani dei Ceri, poi ho cercato di creare uno schema sinottico e come terzo tempo ho cercato di dare al tutto una veste grafica gradevole. Devo dire che, mio malgrado, sono stato aiutato dalla possibilità di avere un lungo periodo di inattività forzata nel mese di aprile che mi ha consentito di ultimare più facilmente il lavoro”.
La Carta riporta tutti i nomi dei Capitani dei Ceri dal 1327
Qual è il tema principale e finalità della Carta?
“Il tema della Carta è la sinossi: termine che nel greco antico significa “visione d’insieme”. Nella Carta sono scritti i nomi di tutti i capitani dei Ceri dal 1326 e anche dei Capodieci dell’ultimo secolo. A onore del vero mancano i nomi dei Contestabili, i quali costituivano una magistratura di ordine pubblico e che sarebbe stato giusto menzionare, ma di questi non disponevo di un elenco”.
“La finalità della Carta è quella di “ricordare in maniera semplice” e spero di esserci riuscito. Spero anche di non aver fatto errori (storici o ortografici) ed eventualmente me ne scuso in anticipo. Attendo magari suggerimenti e commenti costruttivi: la tradizione dei Ceri è di tutti e deve essere condivisa a tutti i livelli nell’ambito della Città”.
Esistono tentativi analoghi realizzati in precedenza?
“Come ho già detto, la Carta dei Capitani parte dagli studi del professor Barbi che aveva raccolto diligentemente tutti i nomi e che aveva fornito alle Famiglie Ceraioli gli elenchi. Io ricordo, scritti a mano in caratteri gotici, i nomi disponibili e documentati dei Capitani diventati poi Capodieci di ogni Cero”.
“Ho realizzato semplicemente un collage del tutto, creando una Carta come ho definito sinottica, che raccoglie in un documento unico tutti i nomi accertati da materiale archivistico”.
L’opera ha suscitato grande interesse a Gubbio
Qual è stato l’interesse suscitato da questa opera?
“La Carta ha suscitato un grande e anche inaspettato interesse. Sono stati tantissimi coloro che si sono attardati a leggere i nomi nel periodo in cui la Carta è stata esposta. Molti di questi mi hanno chiesto se fosse stato possibile poter ottenere una copia della stessa. Tuttavia a questo punto, mi è sembrato giusto e doveroso, non favorire l’uno o l’altro e non intraprendere un inopportuno percorso economico: la Carta è un bene della città e tale doveva rimanere. Per questo motivo mi è sembrato giusto regalare questo mio prodotto all’ente depositario della festa: l’organizzazione che con una operazione intelligente e spregiudicata nel lontano 1891, ha dato un nuovo e solido futuro alla Festa dei Ceri. Devo dire che ho trovato nell’Università una accoglienza entusiastica, che mi onora”.
La Carta dei Capitani è stata realizzata in stile Liberty e Neogotico
Quali sono le caratteristiche compositive e stilistiche della Carta?
“Esistono due livelli di lavoro: uno per la parte testuale e l’altra per quella grafica. Per la parte testuale ho raccolto i nomi dei Capitani delle Artes che hanno organizzato la Festa nel suo nucleo originario e cioè Petrariorum, Merciariorum ed Asinariorum che poi diverranno dei Ceri di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio. È interessante come i nomi inizialmente trascritti in latino, a fine ‘500 diventino italiani. Piacevole è leggere come spesso si associ al nome anagrafico anche il soprannome: molti dei quali tuttora esistenti”.
“Per dare un carattere più ufficiale e arcaico fino a tutto l’Ottocento ho preferito catalogare i nominativi con il cognome prima del nome. Negli ultimi 100 anni, ho scelto dare una maggiore attualità, facendo precedere il nome”.
“I nomi che ho inserito sono quelli dei Capitani documentati. Per rendere più gradevole l’aspetto non ho inserito quegli anni in cui non avevo alcun nominativo disponibile”.
“Dal punto di vista grafico ho organizzato tutto il materiale in colonne che si riferissero a secoli diversi e ho usato una veste grafica mista tra il neo-gotico ed il liberty, come se la Carta mi fosse stata commissionata dai primi Capitani solo Muratori dopo l’introduzione del Capitanato. L’unica immagine presente sulla Carta è quella più antica dei Ceri, risalente al 1839, compatibile sia con lo stile liberty che con la grafica in bianco e nero della carta”.
A Gubbio gli anni si misurano in secoli…
Questa opera ti ha insegnato qualcosa?
“Sì certamente. È vero che a Gubbio gli anni si misurano in secoli e questo senso di paurosa vertigine temporale è descritto in maniera efficace dalle centinaia di nominativi presenti”.
“Secondo punto ho capito come la Festa vada avanti grazie ad una misteriosa forza basata sul volontariato, che riesce a realizzare il trasporto dei Ceri, ma soprattutto che riesce a compattare tutte le attività a latere. Di questo bisogna tributare merito alle organizzazioni che presiedono alla Festa, ma, un pochino (come dice Manzoni) anche a noi che ve l’abbiamo raccontata”.
Quali erano i nomi dei primi tre capitani che ci sono pervenuti?
“Risalgono appunto al 1327 e sono: Briaci Andrea, Stranii Baldelli, Benvenuti Maffutius. Nove anni prima dell’installazione dell’architrave del Palazzo dei Consoli nel 1336“.