L’esperienza giudiziaria italiana di Amanda Knox sembra proprio non avere fine. Quasi vent’anni dopo i tragici fatti di via della Pergola, a Perugia, quando il primo novembre venne ritrovata morta la studentessa inglese Meredith Kercher brutalmente assassinata, gli strascichi legali di quella controversa vicenda ancora si fanno sentire. Ebbene sì, perché in ballo da tempo c’è la denuncia per calunnia contro Knox presentata da parte di Patrick Lumumba che ora è approdata in Cassazione dopo il ricorso contro la sentenza da parte dei legali dell’americana, che sarà esaminato domani.

La calunnia ai danni di Lumumba e il ricorso di Knox in Cassazione

Per l’omicidio di Meredith, dopo lunghe e travagliate indagini, è stato condannato in via definitiva l’ivoriano Rudy Guede. Amanda Knox accusata inizialmente di aver commesso l’omicidio, insieme all’allora fidanzato Raffaele Sollecito, fece in un primo momento il nome di Patrick Lumumba quale possibile autore del delitto. Lumumba all’epoca dei fatti gestiva il bar in centro a Perugia dove Knox lavorava. L’accusa venne presto smentita perché l’alibi del barista congolese, che oggi vive in Polonia, era solidissimo dal momento che in molti l’avevano visto nel suo locale in quella tragica sera.

Quell’accusa iniziale aveva però determinato gravi conseguenze nella vita di Lumumba, sia a livello personale che professionale. L’uomo aveva quindi denunciato Knox per calunnia. L’americana, assolta definitivamente nel 2015 dall’accusa dell’omicidio, si è trovata ad affrontare così un nuovo processo in Italia. A giugno 2024, con lei che si è difesa in italiano in aula, sulla calunnia si era pronunciata la Corte d’Assise d’Appello di Firenze condannandola a tre anni.

Knox ha chiesto l’annullamento della sentenza di Firenze

I difensori di Knox, agli avvocati Luca Luparia Donati e Carlo Dalla Vedova, hanno chiesto l’annullamento della sentenza di condanna per calunnia a tre anni di reclusione presentando il ricorso in Cassazione. Una richiesta motivata dal fatto che Knox li avesse già scontati dati i quasi quattro passati in carcere prima della definitiva assoluzione per l’omicidio di Meredith.

La sentenza di Firenze era stata immediatamente contestata da Knox che invece si è sempre dichiarata innocente. All’indomani della condanna per calunnia, Knox era stata ospite di Bruno Vespa nella trasmissione “Cinque Minuti” su Rai 1. In quell’occasione aveva nuovamente ribadito la propria innocenza. “Non ho calunniato – aveva detto –, sono stata torturata dai poliziotti, così come riconosciuto dalla Corte Europea dei Diritti Umani. I miei diritti sono stati violatiIo e Patrick (Lumumba ndr) siamo vittime delle stesse persone e degli stessi fatti“.

Carlo Pacelli, l’avvocato che rappresenta Lumumba come parte civile, già nei mesi scorsi aveva rilasciato una serie di dichiarazioni. Al centro dell’attenzione il fatto che Amanda Knox non abbia ancora versato il risarcimento stabilito al suo assistito. Stamattina con l’Ansa Pacelli ha nuovamente fatto il punto della situazione.

Pacelli all’Ansa: “Knox non ha mai chiesto scusa al mio assistito”

Patrick Lumumba, ha detto Pacelli “ha subito danni morali ed economici devastanti” a causa della calunnia di Amanda Knox. La donna è stata condannata e per Pacelli “è giusto” che domani mattina sia presente davanti alla Cassazione che esaminerà il ricorso della sua difesa.

A oggi, permane la situazione del mancato risarcimento a Lumumba. “Non lo ha mai risarcito – ha detto ancora Pacelli – ed ha dimostrato totale assenza di pietà e di rimorso. Essere presente in Cassazione è quindi la cosa giusta per Lumumba“. Pesa anche il fatto che in tanti anni Knox non gli abbia mai chiesto scusa, neanche con un semplice sms.

Il ricorso della difesa dell’americana sarà esaminato dalla prima sezione della Suprema Corte in un’udienza pubblica in programma domani dalle 10. L’avvocato Pacelli chiederà la conferma della condanna. Knox, annuncio di poco fa, non sarà presente in aula. Attenderà la sentenza, che potrebbe arrivare nella serata di domani, negli Stati Uniti dove vive col marito e le loro due figlie.