Elanain Sharif, cittadino italo-egiziano residente a Terni e noto per un passato nel settore dell’intrattenimento per adulti, è tornato in libertà dopo essere stato arrestato al Cairo il 9 novembre scorso. L’uomo, fermato all’aeroporto internazionale della capitale egiziana, era stato accusato di produzione e diffusione di materiale pornografico, un reato severamente punito dal codice penale egiziano con pene che possono variare dai sei mesi ai tre anni di reclusione.

La detenzione di Sharif era avvenuta nell’ambito di un provvedimento giudiziario che, secondo le autorità egiziane, si applica anche a cittadini egiziani residenti all’estero per reati commessi fuori dal Paese. Dopo l’arresto, Elanain era stato trasferito inizialmente nel carcere di Giza e, grazie all’intervento della Farnesina, successivamente nella struttura penitenziaria di Alessandria.

Durante il periodo di detenzione, la famiglia aveva denunciato trattamenti disumani e degradanti subiti dall’uomo. Le segnalazioni, raccolte dal legale Alessandro Russo, hanno trovato eco nella stampa italiana, accendendo i riflettori sulla complessa situazione dei diritti umani nelle carceri egiziane.

La scarcerazione dell’italo-egiziano arrestato al Cairo: le parole dell’avvocato

L’assoluzione di Elanain Sharif dall’accusa di pornografia è stata accolta con sollievo dalla famiglia e dal team legale, ma il suo ritorno in Italia è ancora incerto. Intervistato dall’ANSA, l’avvocato Russo ha confermato che Sharif è stato rilasciato giovedì sera e ora si trova nella casa materna al Cairo. L’uomo non dispone né del passaporto né del cellulare, strumenti fondamentali per lasciare il Paese.

“La sua assoluzione potrebbe essere impugnata entro 15 giorni dal procuratore competente – ha spiegato Russo – e fino alla conclusione del procedimento, Elanain è obbligato a rimanere in Egitto”. Un verdetto definitivo sarà fondamentale per stabilire se potrà tornare in Italia o se dovrà affrontare ulteriori complicazioni legali.

La Farnesina, in collaborazione con il consolato italiano al Cairo e un team legale locale, ha giocato un ruolo determinante nel garantire il proscioglimento dell’uomo, in una vicenda che mette in luce le differenze culturali e legislative tra i due Paesi.

Un quadro complesso: il codice penale egiziano e i diritti umani

Il caso di Elanain Sharif riporta l’attenzione sul rigido sistema giuridico egiziano, regolato dal codice penale promulgato nel 1937 e aggiornato più volte, l’ultima nel 2010. Tra i più severi al mondo, il codice prevede pene durissime per una vasta gamma di reati, compresi quelli legati alla moralità pubblica.

Le pene per reati come la produzione di materiale pornografico sono considerate un elemento di tutela dei valori morali e religiosi del Paese. Il codice egiziano si distingue anche per l’applicazione della pena capitale, prevista per 35 diverse fattispecie di reato, tra cui omicidio premeditato, spionaggio in tempo di guerra e attentati alla sicurezza dello Stato.

Gli articoli 230 e 233, ad esempio, sanciscono la pena di morte per omicidi dolosi e uso di sostanze letali che causano la morte. Altri articoli puniscono con l’ergastolo o la pena capitale reati come il sequestro aggravato, lo stupro di minori e atti di terrorismo. In alcuni casi, tuttavia, la corte ha la facoltà di ridurre le condanne più severe, con pene alternative che vanno dai 7 ai 15 anni di carcere.

Nonostante la severità del sistema, la trasparenza dei procedimenti legali in Egitto è spesso messa in discussione da organizzazioni internazionali per i diritti umani. La detenzione preventiva prolungata e i trattamenti disumani nelle carceri sono solo alcune delle problematiche ricorrenti.

La questione morale e diplomatica

Il caso di Elanain Sharif solleva interrogativi non solo legali ma anche morali, evidenziando le tensioni tra la cultura occidentale e quella mediorientale. Se in Italia il settore dell’intrattenimento per adulti è regolamentato e considerato legale, in Egitto è visto come una grave violazione della moralità pubblica.

La vicenda sottolinea l’importanza della diplomazia nel gestire situazioni di conflitto culturale e giuridico. Il lavoro della Farnesina e del consolato italiano al Cairo è stato determinante per garantire il rispetto dei diritti di Sharif, dimostrando come il dialogo tra le istituzioni possa mitigare gli effetti di una legislazione draconiana.