Nel campo largo del centrosinistra, che da settimane sta bombardando la Regione sul piano regionale dei rifiuti e il bando AURI sull’inceneritore unico regionale, c’è pure Italia Viva. Che riporta il dibattito indietro di quasi vent’anni. Quando durante l’amministrazione Lorenzetti si parlava di chiudere il ciclo dei rifiuti con due poli di incenerimento, o di termovalorizzazione se preferite, a Gubbio e a Terni.

A rilanciare quella piattaforma, mai decollata, è il presidente del partito renziano Massimo Gnagnarini. Che introduce una posizione inedita nel dibattito sulla gestione dei rifiuti in Umbria. E che è destinato a creare qualche mal di pancia dentro la coalizione di centrosinistra. Già, perché il PD si è scagliato contro l’emissione del bando di gara per l’inceneritore unico da parte dell’ex presidente dell’AURI Ruggiano. E ha rimesso in discussione l’impostazione stessa del piano regionale dei rifiuti. E ancora più in là si sono spinti Movimento 5 Stelle e AVS, che quel piano lo vogliono cancellare e che di termovalorizzazione proprio non vogliono sentirne parlare.

Italia Viva: “Niente pregiudiziali sui termovalorizzatori, ma no all’impianto unico regionale”

Il nostro partito non ha alcuna pregiudiziale ideologica nel chiudere il ciclo dei rifiuti attraverso i termovalorizzatori – attacca nella sua nota l’orvietano Massimo Gnagnarini -. Tuttavia siamo contrari al Piano Regionale dei Rifiuti varato dalla Giunta Tesei che prevede la costruzione di un nuovo grande impianto regionale. La ragione è semplice: non serve“.

Il presidente di Italia Viva Umbria fa i conti al ciclo dei rifiuti in Umbria. “Produciamo 450 mila tonnellate annue di rifiuti urbani – spiega il presidente di Italia Viva, intervenendo sull’inceneritore -. Di cui 300 mila recuperati con la raccolta differenziata, il cui residuo di 50 mila tonnellate porta a 200 mila tonnellate il materiale da poter bruciare“.

Ecco dunque la proposta renziana. Rinunciare a un impianto baricentrico rispetto alla Regione da costruire ex novo, con un importante investimento economico-finanziario. Ma mettere a leva gli impianti esistenti per evitare il conferimento dell’indifferenziato e del residuo della selezione differenziata in discarica.

Questa quantità sarebbe smaltibile con gli impianti già esistenti. Ovvero i due cementifici di Gubbio che possono utilizzarne potenzialmente fino a 100 mila tonnellate. Nonché l’inceneritore di ACEA a Terni che recentemente si è vista riconosciuta, dalla magistratura amministrativa, la possibilità di bruciare nel proprio impianto anche i rifiuti urbani“.

I renziani propongono di investire i soldi risparmiati per l’inceneritore per migliorare gli impianti esistenti

In realtà ACEA, col suo impianto Aria di Terni, ha vinto il primo round del suo ricorso al TAR, contro il diniego ad ampliare la sua autorizzazione anche ad altre tipologie di rifiuti rispetto al pulper di cartiera trattato finora. I giudici amministrativi, infatti, hanno annullato gli atti assunti dalla Regione. E il percorso autorizzativo andrebbe ripreso e completato. Ma era bastato già questo primo pronunciamento a far sobbalzare sulla sedia i 5 Stelle, che avevano promesso – come Patto Avanti – di mettere il veto sull’incenerimento. Ma ora, con la posizione di Italia Viva sull’inceneritore, i fautori dell’uso dell’impianto ternano e di quelli eugubini sono organici alla coalizione di centrosinistra.

Anzi, Gnagnarini propone anche di conferire in altre regioni eventuali eccedenze, per chiudere il ciclo dei rifiuti in Umbria. “Gli impianti delle regioni limitrofe – afferma – sono sempre più affamati di materiale. Del resto non è con l’apertura di un nuovo sito che si potranno lenire i disagi ambientali. Problemi che già da tempo soffrono le città di Terni con i suoi due inceneritori. O Gubbio con i sui cementifici. O, ancora, Orvieto che ospita la più grande discarica umbra. Già ampliata dalla Giunta Tesei e situata a soli 1.900 metri dal Duomo in linea d’aria”.

Da qui la proposta del presidente di Italia Viva Umbria di dirottare gli ingenti investimenti diretti e indiretti per la costruzione e il funzionamento del nuovo inceneritore sugli impianti esistenti.

Potrebbero essere migliorati tecnologicamente gli impianti esistenti – sostiene Massimo Gnagnarini -. Efficentandoli sotto il profilo dell’impatto ambientale e delle ricadute positive sulle tariffe a carico degli umbri. Non solo, ma un ripensamento di quanto deciso dalla Giunta Tesei, eviterebbe un ulteriore stress a cui sottoporre la popolazione sulla localizzazione del costruendo nuovo impianto. Con infinite e conseguenti proteste, comitati, raccolte firme e sit-in. In una regione come l’Umbria ormai sull’orlo di un collasso demografico epocale e conseguente contrazione della produzione dei rifiuti urbani“.