Io e il secco” è l’ultimo film e primo lungometraggio del regista Gianluca Santoni che venerdì 7 alle 21 sarà al Politeama Lucioli di Terni per presentarlo insieme a Andrea Lattanzi, l’attore protagonista. L’evento, promosso da Sentieri del Cinema in collaborazione con Terni Donne e Il Pettirosso, porterà in città due giovani talenti della cinematografia italiana che incontreranno il pubblico in uno speciale evento promosso da Sentieri del Cinema.

“Io e il secco”, che sarà in programmazione fino al 9 giugno, racconta una storia originale che ha vinto anche il prestigioso Premio Solinas mentre nel 2023 si è aggiudicato la menzione speciale “The Hollywood Reporter Roma – Uno sguardo speciale” nella sezione Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma. Il film affronta la complessa tematica della violenza di genere entro le mura domestiche vissuta attraverso gli occhi di un bambino, Denni, alla disperata ricerca di qualcuno che posso salvare la sua amatissima madre. Sarà proprio “il secco” a arrivare in soccorso, non un eroe come si aspetta il bambino, ma un essere umano ai margini, bisognoso anche lui di un riscatto. Ne abbiamo parlato in esclusiva per Tag24 Umbria con Maria Rita Fedrizzi di Sentieri del Cinema che da anni promuove in città eccellenti iniziative nell’ambito della cultura cinematografica. Fedrizzi ci ha condotto alla scoperta di questo piccolo gioiello, soffermandosi sul alcuni aspetti in particolare, inclusi quelli dei problemi legati alla distribuzione che spesso i registi incontrano nella circuitazione delle proprie opere.

“Io e il secco” l’intervista a Maria Rita Fedrizzi

Partiamo dalla tematica che questo film affronta, quella della violenza sulle donne. Come viene restituito nell’opera? E quale chiave narrativa viene adottata per parlarne?
Il film racconta il percorso di uscita dalla violenza domestica, l’acquisizione di una consapevolezza che renderà chi la subisce – la mamma di Denni, il piccolo co-protagonista del film – finalmente libera. Prima che questa donna comprenda e riconosca il ciclo di violenze che sta vivendo, dovrà passare del tempo; così al momento in cui lei finalmente osa squarciare il velo e parlare di ciò che si cela dietro l’apparente normalità della sua vita famigliare, avrà già vissuto più volte questo ciclo, fatto di conflitti e divergenze con suo marito, esplosioni di rabbia da parte di lui, sottomissione da quella di lei, ma anche di calma e di momenti di sospensione amorosa.
Dinamiche che il cinema ci ha raccontato tante volte. Quello che rende originale questo film è che il tema della violenza sulle donne non è trattato mai in maniera morbosa, voyeuristica: la violenza non viene mai mostrata direttamente, da vicino, ma vista “trasversalmente” attraverso gli occhi di chi ad essa assiste impotente, il figlio piccolo della coppia, Denni, che con l’ingenuità dei suoi anni e la sete di assoluto che li contraddistingue, mosso dall’amore infinito che nutre per la sua mamma, proverà a trovare una soluzione “definitiva” che possa portare lui e lei lontano da quella situazione“.

Quali sono gli aspetti che ti hanno più colpita nell’approcciarti al film?
Il cuore pulsante di questo film, ciò che più cattura l’attenzione e emoziona, è il rapporto che si viene a stabilire fra il piccolo Denni e il Secco. Nel Secco, questo ragazzo di periferia, senza prospettive, senza sogni, senza possibilità, senza consapevolezza di sé e del significato del proprio stare al mondo – almeno prima di conoscere Denni – il bambino trova non solo un alleato ma anche un modello genitoriale alternativo e migliore rispetto a quello che conosce. La loro relazione sarà salvifica, per entrambi. Fra i due attori chiamati a interpretare i ruoli del Secco e di Denni, è evidente come si sia stabilita una chimica potentissima, che buca lo schermo.
Da cinefila, ti posso dire che a colpirmi è stata anche la scelta del contesto paesaggistico in cui questa vicenda è stata ambientata. Una riviera adriatica invernale lontanissima dall’immagine da cartolina che il solo nominarla evoca in noi tutti. Un paesaggio che è stato immortalato poche volte nel cinema italiano ma con esiti altissimi – penso ad esempio ai film di Fellini, Antonioni, Zurlini – e che anche in questo caso diventa il perfetto controcampo narrativo ed emotivo della vicenda narrata
“.

Il soggetto di “Io e il Secco” ha vinto il Premio Solinas, che è fra i più prestigiosi nel nostro Paese. Quanto sono importanti secondo te i premi per consentire agli autori e ai registi di dare visibilità al proprio lavoro?
Poco, temo. Ottenere un premio o una menzione in un festival, anche di prestigio, non è sufficiente a che il film possa poi avere un mercato e una distribuzione capillare“.

Avevamo parlato della distribuzione, che per film come questo spesso non è adeguata. Puoi dirci qualcosa in più su quanto una scarsa distribuzione possa penalizzare i film? E se magari ci sono soluzioni che potremmo adottare.
Ci sono film che vengono acclamati dalla critica e che non escono nelle sale cinematografiche italiane perché non trovano un distributore, oppure quando lo trovano vengono messe in circolazione così poche copie che è come se quel film non esistesse proprio. Perché sia così difficile arrivare in sala io lo ignoro, non so se sia dovuto a una mancanza di coraggio, alla paura da parte del distributore di non avere una risposta dal pubblico tale da giustificare l’investimento.
E’ un vero peccato, perché rendere visibile a un pubblico vasto un film, distribuirlo e promuoverlo è un mezzo potentissimo per educare alla visione, per costruire il gusto e creare una sensibilità che permetta di distinguere ciò che vale da ciò che vale meno.
Quanto alle strategie da adottare, io credo che come spettatori ciò che potremo e dovremo fare è acquisire una nuova consapevolezza del valore, della bellezza e della unicità di una visione collettiva di un’opera cinematografica sul grande schermo.
Quello che può fare una sala cinematografica, è diventare non solo un luogo di visioni, come era un tempo, ma di incontro per una comunità di spettatori, per le realtà che operano sul territorio a livello culturale e sociale, un luogo di scambi emozionali ed intellettuali, attraverso incontri con gli autori emergenti, rassegne.
Le sale cinematografiche avrebbero bisogno di un maggior sostegno, da ogni punto di vista, anche da parte delle istituzioni, specie per quanto riguarda l’organizzazione di eventi.
Nessuno, meglio dell’esercente, conosce il proprio pubblico di riferimento; quando il gestore di una sala stabilisce una programmazione e pianifica gli orari degli spettacoli, lo fa per il bene del film, di questo la distribuzione dovrebbe tenere più conto.
Un tempo gli esercenti avevano a disposizione un calendario di uscite preciso e sul lungo termine che permetteva loro di pianificare per tempo la programmazione e promozione dei film, così da comunicare i titoli in uscita al pubblico con il giusto anticipo. Oggi, invece, si ragiona di settimana in settimana e questo rende difficile mantenere e stringere il rapporto con gli spettatori. Non aiutano poi le uscite in piattaforma streaming così a stretto giro dalla release cinematografica. Bisogna cambiare paradigma, rinnovarsi
“.

Infine, come si svolgerà la serata di venerdì e come è nata questa collaborazione. Che cosa ci possiamo aspettare dall’evento?
Ricollegandomi a quanto sopra, la serata di venerdì nasce proprio dalla volontà del Politeama e della sua Direzione di divenire un luogo della cultura a più ampio spettro. Oltre a Sentieri del Cinema, la comunità di cinefili che ho raccolto attorno a me e che da anni segue con passione le proiezioni di classici del cinema restaurati preceduti da introduzioni critiche che sono io stessa a curare, abbiamo coinvolto anche altre associazioni attive sul territorio come Terni Donne e Il Pettirosso.
In sala ci saranno l’attore protagonista e il regista di “Io e il Secco”. Il pubblico al termine della proiezione avrà la possibilità di dialogare con loro, ascoltando dalla loro voce come è nata l’idea del film, come e dove si sono svolte le riprese, il perché di certe scelte di regia e di scrittura e non solo, ma potrà anche condividere emozioni, impressioni, un sentire che sono certa sarà partecipe e commosso perché questo piccolo grande film rappresenta un tesoro da custodire e condividere
“.