Interruzione volontaria di gravidanza : su questo argomento il PD cosi interpreta il diritto. “L’Umbria si opponga alla facoltà, introdotta dall’emendamento al decreto Pnrr, della presenza delle associazioni antiabortiste e pro-life nei Consultori e, soprattutto, rafforzi i finanziamenti per le strutture che rappresentano le sedi deputate a garantire la tutela della salute delle donne in un contesto di libertà e autonomia”. Così i consiglieri regionali del Partito democratico, Simona Meloni e Tommaso Bori, presentando una mozione che impegni la giunta regionale su questo fronte.

La legge 194/1978 è un provvedimento che sancisce in modo equilibrato il diritto di accesso e le modalità del ricorso sicuro per ogni donna all’Interruzione volontaria di gravidanza, sia presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale che presso le strutture private convenzionate. Tale legge – affermano Meloni e Bori – è un diritto esigile alla salute delle donne, dopo i tempi bui dell’aborto illegale e clandestino e la disumanità dell’aborto illegale e clandestino e delle pratiche che hanno praticato danni irreversibili alle donne. Nel 1978 nascono anche i Consultori familiari, momento di un percorso che ha avviato un maggior benessere, salute e consapevolezza riproduttiva”. Ad oggi il il 42,8% del rilascio del documento certificato di IVG avviene nei Consultori a fronte del 34,9% che avviene presso i servizi di ostetricia e ginecologia.

Interruzione volontaria di gravidanza:  Bori e Meloni rivendicano il diritto di scelta delle donne

Interruzione volontaria di gravidanza:  Bori e Meloni rivendicano il diritto di scelta delle donne

I Consultori – sottolineano Meloni e Bori – sono servizi multidisciplinari che costituiscono un importante strumento per attuare interventi previsti a tutela delle donne. Si tratta di strutture fondamentali per le donne che decidono di ricorrere all’Ivg, con tutte le informazioni e le tutele che prestano alle donne. Il Governo ha però posto, e incassato, la fiducia sul disegno di legge di conversione del cosiddetto ‘Decreto Pnrr’, prevedendo che le Regioni organizzino i servizi consultorii in modo da avvalersi senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. 

L’ennesima mossa ideologica, che fa da palo con i provvedimenti dell’Esecutivo e che non aiutano la maternità. Secondo Bori, il centrodestra, nei mesi di governo, ha definanziato gli asili nido e le scuole dell’infanzia con un costante ridimensionamento delle risorse destinate a servizi di prossimità e welfare.

L’introduzione per legge di soggetti terzi rispetto alle professionalità consultoriali, ovvero pro-life e antiabortisti, configura sia nella sostanza che nel metodo la volontà di far saltare l’equilibrio stabilito dalla normativa vigente – continuano Meloni e Bori – e tale forzatura è un inedito in sede legislativa parlamentare ma rispecchia gli stessi tentativi periodicamente agiti, nelle Regioni e Assemblee legislative dove la destra ha la maggioranza, di prevaricare la soggettività femminile quando si tratta di interrompere una gravidanza, attraverso la interposizione di ostacoli al percorso già doloroso di chi prende in considerazione l’aborto.

L’aborto è un diritto sotto attacco in Italia, a differenza di quanto avvenuto in Francia, dove tale diritto è stato inserito in Costituzione. Secondo Meloni e Bori i consultori familiari andrebbero  potenziati, tenuto conto del fondamentale ruolo da essi svolto a tutela della salute e del benessere psicofisico della donna in tutto il suo ciclo di vita. Non si può arretrare rispetto ai passi avanti compiuti come, ad esempio, le Linee di indirizzo 2020 sulla interruzione volontaria di gravidanza farmacologica del Ministero della Salute e sulla possibilità concreta di diminuire l’ospedalizzazione attraverso soluzioni ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalle Regioni, nonché presso i consultori o in day hospital; dopo 46 anni dall’entrata in vigore della 194.

Si tenta di attaccare il cuore della legge e cioè il diritto all’autodeterminazione delle donne e alla scelta informata e consapevole di maternità.” Un attacco che abbiamo intenzione di respingere con tutte le nostre forze” concludono Bori e Meloni.