Nell’epoca dell’intelligenza artificiale l’Umbria è in un momento di crisi. Le imprese umbre si trovano infatti di fronte a un grande ostacolo nella transizione verso l’era digitale: la mancanza di manodopera qualificata. Secondo un’indagine di Confartigianato, il 63,8% dei lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0 è introvabile in Umbria e questo posiziona la regione al terzo posto in Italia, dietro solo a Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Sull’intelligenza artificiale in Umbria, gap preoccupante tra domanda e offerta
L’indagine condotta da Confartigianato parla chiaro: nel corso del 2023 le imprese regionali hanno cercato di assumere ben 4670 specialisti digitali, ma sono riuscite a trovarne solo 1690, con una lacuna significativa di 2980 esperti. Questo deficit si estende su una vasta gamma di professioni scientifiche e a elevata specializzazione, introvabili per le piccole e medie aziende in Umbria che vogliono entrare nel mondo dell’intelligenza artificiale.
Gli ingegneri elettrotecnici sono in testa alla lista: il 91,9% di queste figure professionali risulta difficile da trovare per le micro e piccole imprese che richiedono competenze digitali avanzate e 4.0. Seguono da vicino gli ingegneri dell’informazione, con una percentuale dell’88,9% di difficoltà nel reperimento. La lista continua con altre figure cruciali nell’ambito tecnologico: analisti e progettisti di software si attestano al 76,9%, mentre ingegneri energetici e meccanici segnano una difficoltà del 75,9%. Altrettanto arduo è trovare progettisti e amministratori di sistemi, con il 75,6% delle posizioni difficili da coprire.
Non meno critica è la situazione per gli ingegneri industriali e gestionali, con il 70,7% delle ricerche di personale che si concludono senza successo. Anche gli ingegneri civili e gli specialisti in contabilità e problemi finanziari risentono di questa scarsità, con difficoltà di reperimento rispettivamente del 68,8% e 67,9%.
Dati allarmanti anche per le professioni tecniche
Domanda elevata da parte delle micro e piccole imprese per competenze legate al digitale avanzato e all’industria 4.0 anche nelle professioni tecniche. Qui le difficoltà nel trovare personale qualificato sono particolarmente evidenti, soprattutto per quanto riguarda gli elettrotecnici, che presentano un tasso di difficoltà nel reperimento del 91,5%.
Segue la figura dei tecnici della produzione di servizi, con un’incidenza del 82,3% nel difficile reperimento di personale qualificato. Anche i tecnici web e i programmatori trovano grande richiesta, con una difficoltà di reperimento rispettivamente del 76% e del 73,2%, una percentuale condivisa con i tecnici dell’organizzazione e della gestione dei fattori produttivi. Il gap tra domanda e offerta riguarda anche altre figure: i tecnici esperti in applicazioni hanno una difficoltà di reperimento del 69,1%, mentre i tecnici della sicurezza sul lavoro e i gestori di reti e sistemi telematici hanno percentuali di difficoltà che si aggirano intorno al 66,7% e 66,9%.
Le difficoltà continuano anche in altri ambiti tecnici meno direttamente legati all’IT ma fondamentali per la gestione aziendale e la produzione. I tecnici meccanici al 61,5%, i responsabili degli approvvigionamenti al 60,5% e gli operatori di apparecchiature per la ripresa e la produzione audio-video al 58,1%. Le professioni legate alla pubblicità e alle relazioni pubbliche, nonché alla gestione finanziaria, benché leggermente meno critiche, registrano comunque tassi di difficoltà significativi, rispettivamente del 56,1% e del 55,6%.
Questi dati evidenziano un panorama complesso, dove il gap tra la domanda di competenze tecniche avanzate e l’offerta di personale qualificato rimane una sfida importante per le imprese dell’Umbria che vogliono aprirsi al mondo dell’intelligenza artificiale.
Le strategie messe in atto per trovare personale qualificato
Di fronte a questa sfida, due terzi delle piccole imprese (66%) hanno adottato misure per attrarre o trattenere il personale qualificato. Le strategie messe in atto includono in primis l’intensificazione della collaborazione con le scuole tecniche e professionali, un approccio che mira a colmare il divario tra la formazione disponibile e le competenze richieste dalle aziende.
Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato, sottolinea l’urgenza di affrontare questa carenza: “La carenza di personale qualificato nell’intelligenza artificiale è un’emergenza da affrontare subito con una adeguata politica formativa. Altrimenti rischiamo di subire soltanto i rischi dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro senza riuscire a coglierne le opportunità di nuova occupazione offerta dalle aziende“. Granelli focalizza l’attenzione sulle micro e piccole imprese: “Ne va anche della competitività dei piccoli imprenditori, impegnati ad utilizzare l’intelligenza artificiale con l’intelligenza artigiana per potenziare la qualità Made in Italy delle loro produzioni“.
Le piccole e medie imprese non stanno solo cercando di colmare il gap di competenze, ma stanno anche utilizzando l’intelligenza artificiale per migliorare la sicurezza informatica, la manutenzione di macchinari e automezzi, l’ottimizzazione dell’uso di energia e materie prime, il trattamento dei rifiuti, la gestione della logistica, e persino nelle applicazioni mediche.
Questo scenario evidenzia quindi un doppio bisogno: quello di formare lavoratori qualificati che possano gestire e implementare soluzioni basate sull’intelligenza artificiale e quello di adattare le strategie aziendali alle nuove tecnologie per mantenere la competitività nel mercato globale.