L’odio viaggia sul web. E gli insulti non sono stati risparmiati a Omphalos Perugia. La vicenda risale al 2019 quando l’Associazione pubblicò, tramite la propria pagina Facebook, un post che ricordava del Pride. Da lì era partita la lunga sequela di offese. “Al rogo”, “ve ce vorrebbe il fascismo almeno lo provate”, “giù di manganello”, “figli di cani f***i di m***a”, “merce da termovalorizzare”, “radere al suolo per il bene dei normali”, “se comandavo io eravate tutte saponette”: sono solo alcune delle frasi profondamente omofobe, svilenti e diffamanti rivolte agli organizzatori del Pride.

A seguito della denuncia da parte di Omphalos, a cinque anni di distanza, sono quattro le persone rinviate a giudizio. Il Tribunale di Perugia ha concesso loro la misura della messa alla prova, con lo svolgimento di un programma di attività obbligatorie di pubblica utilità, dopo un accordo con le parti civili. L’accordo, nel dettaglio, è consistito nella firma di una lettera di scuse e nel versamento di un risarcimento a Omphalos, difesa dall’avvocata Elena Bistocchi.

Dopo la denuncia dell’associazione e le indagini della Polizia Postale – si legge nel comunicato di Omphalos – il Pubblico Ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio per nove persone, quasi tutte residenti tra Perugia e Terni. Numerosi sono i reati contestati: si va dalle minacce all’istigazione alla violenza, dalla diffamazione fino all’apologia del fascismo. “Tra i riti alternativi e trasferimenti in altro territorio di alcuni procedimenti – prosegue il comunicato – quattro delle nove persone rinviate a giudizio hanno quindi chiesto e ottenuto la messa alla prova, con preventivo accordo all’invio di una lettera di scuse e al versamento di un risarcimento ad Omphalos. Per altre i procedimenti penali continueranno“.

Insulti a Omphalos: le parole del presidente Bucaioni

Quando abbiamo ricevuto quei messaggi non ci abbiamo pensato due volte – ha commentato Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos LGBTI – non è pensabile che si possa utilizzare una simile violenza in modo così gratuito e pensare di farla franca. Insultare le persone per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere non può essere più considerata solo ignoranza”

Bucaioni riflette quindi sul percorso di rieducazione che affronteranno i quattro imputati. “Auspichiamo che la lettera di scuse e i lavori socialmente utili che queste persone saranno chiamate a fare, gli permettano di riflettere su quanto hanno commesso. Un ringraziamento particolare va all’Avv. Elena Bistocchi che ha seguito per l’associazione l’intero procedimento“. Purtroppo però l’episodio del 2019 non è l’unico di cui Omphalos è stata vittima.

Anche quest’anno nuovi insulti rivolti al Pride

Quello degli insulti sul web è un triste copione che si è ripetuto anche quest’anno in occasione dell’ultimo Umbria Pride. La situazione è stata analoga. Lorenzo Ermenegildi Zurlo, segretario di Omphalos Perugia, poco prima della parata del primo giugno, aveva denunciato nuovi pesanti attacchi. Da Omphalos fanno sapere di essere già al lavoro con il supporto del team legale per presentare una nuova denuncia alla Polizia Postale.

Omphalos è intenzionata a proseguire, continuando a denunciare chiunque si permetta di utilizzare odio e diffamazione tramite social – ha detto in proposito il presidente Bucaioni – se c’è ancora qualcuno che pensa di poter seminare odio e violenza contro le persone omosessuali e transessuali senza nessuna conseguenza farà bene a ricredersi. Chi semina odio raccoglierà denunce“.

Quella dello scorso primo giugno è stata la parata di Umbria Pride più partecipata di sempre. Migliaia le persone che si sono riversate nelle strade e nelle piazze del capoluogo per riaffermare da un lato l’orgoglio dell’appartenenza alla comunità LGBTQIA+ dall’altro, per portare avanti e sensibilizzare al riguardo delle lotte sul fronte dei diritti civili. Numerose le personalità del mondo politico che vi hanno preso parte, inclusa l’attuale neoeletta sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi.