04 Apr, 2025 - 18:45

INPS restringe i criteri, AVS porta il caso in Parlamento: 35 mila disabili a rischio

INPS restringe i criteri, AVS porta il caso in Parlamento: 35 mila disabili a rischio

Laura Santi, giornalista umbra con alle spalle anni di battaglie civili e personali, torna a farsi sentire. Questa volta non per difendere un principio astratto, ma per denunciare un taglio che morde nella carne viva: quello ai contributi che le hanno garantito finora una parvenza di vita indipendente. A saltare non è solo un assegno, ma l’equilibrio precario su cui si regge l’esistenza di chi ha bisogno continuo di assistenza.

Tagli all'Home Care Premium: cosa cambia davvero

Il cuore della questione è l’home care premium, un contributo targato Inps che finora ha permesso a migliaia di persone con disabilità grave di accedere a un minimo di dignità quotidiana. Poi è arrivata la revisione: per rientrare nel bando non basta più avere un parente pensionato pubblico, serve che quel parente sia iscritto al fondo credito Inps. Una precisazione che, sotto la patina tecnica, equivale a una falciata.

Laura Santi fa i conti: solo nel capoluogo umbro il beneficio coinvolgeva cinquecento utenti. A livello nazionale, oltre trentacinquemila. E ora? In molti si vedranno cancellare l’unico sostegno che rendeva sostenibile l’invivibile. Con una riga di regolamento, il sistema ha deciso chi resta dentro e chi si arrangia.

Laura Santi: otto anni di autonomia messi a rischio

Laura Santi convive da anni con una patologia degenerativa che non concede tregua. La sua battaglia legale per l’autodeterminazione l’ha resa un volto noto, ma oggi la posta in gioco è più bassa e insieme più urgente: restare in piedi, letteralmente. "Lo Stato, lo stesso Stato che per due anni e mezzo ha voluto che io vivessi per forza e non fossi libera di morire, oggi mi sta dicendo con le sue istituzioni che non posso più vivere", scrive.

Si rivolge alle istituzioni locali con la lucidità di chi conosce i tempi morti della politica, chiedendo interventi tempestivi. L’assistenza pubblica, quella garantita dall’ASL, si ferma al mattino. E non basta. Il resto, per otto anni, lo ha coperto il bando home care premium.

Nel suo ultimo post chiarisce senza giri di parole: senza quei fondi, non potrà più pagare la persona che l’aiuta ogni giorno né accedere alle cure riabilitative necessarie per contenere il peggioramento della malattia. Il costo mensile? Quattordici biglietti da cento, netti, per un’assistenza privata. Una cifra fuori portata per chi ha perso ogni paracadute.

Criteri più rigidi e conseguenze concrete

L’ultimo colpo di genio targato Inps ha generato reazioni tutt’altro che tenere. La nuova clausola di accesso ha infatti prodotto una sfilza di esclusioni e malumori, soprattutto tra le famiglie già provate da anni di assistenza fai-da-te. L’aria che si respira è quella di un welfare a geometria variabile, dove l’accesso alle cure sembra dipendere più dal codice fiscale del parente che dalle reali condizioni di salute.

Il caso di Laura Santi ha fatto da miccia, ma la miccia corre veloce. Sono centinaia le voci che si stanno aggiungendo al coro di chi denuncia una progressiva erosione dei servizi essenziali. Se nessuno interviene, i tagli rischiano di sedimentarsi e trasformarsi in normalità. Ed è proprio questo il punto: l’eccezione rischia di diventare la regola.

Pressing politico sul governo: l’interrogazione di AVS

Di fronte al crescente rumore che arriva da cittadini e territori, la politica – con i suoi tempi dilatati – prova a rispondere. La deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Elisabetta Piccolotti, ha annunciato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di mettere mano ai criteri del bando home care premium.

Nel mirino, le novità che dal luglio 2025 escluderanno in blocco una fetta consistente di beneficiari, tra cui Laura Santi. Una scelta che, tradotta in numeri, significa centinaia di persone tagliate fuori solo a Perugia e decine di migliaia in tutta Italia. La richiesta è semplice: spiegazioni e, possibilmente, marcia indietro.

L’atto è firmato anche da Luana Zanella, capogruppo AVS alla Camera, e indirizzato alle ministre Locatelli e Calderone. Al centro, il rischio di trasformare un servizio essenziale in una corsa a ostacoli a colpi di cavilli. "Privare le persone fragili del supporto di cui necessitano significa ledere il loro diritto alla salute", ha dichiarato Piccolotti, chiedendo che si torni a valutare il bisogno reale, non le sigle nei cedolini dei parenti.

 

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Francesca Secci
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