17 Apr, 2025 - 21:45

Inps sotto pressione: i sindaci umbri chiedono modifiche al nuovo piano per l’assistenza

Inps sotto pressione: i sindaci umbri chiedono modifiche al nuovo piano per l’assistenza

I sindaci umbri alzano la voce. Il nuovo piano triennale firmato dall'ente previdenziale per l’assistenza domiciliare non convince e innesca una mobilitazione istituzionale. A guidare la protesta, in una lettera inviata alla direzione regionale dell’Inps, sono Federico Gori e Costanza Spera, rispettivamente presidente di Anci Umbria e coordinatrice della consulta Welfare. Il timore, nero su bianco, riguarda un impianto normativo che rischia di smantellare un sistema rodato, capace negli anni di garantire vicinanza e risposte tangibili ai bisogni delle persone più fragili.

Servizi territoriali in bilico: la denuncia dei Comuni

Secondo quanto espresso da Anci Umbria, la nuova impostazione prevista comprometterebbe l'efficacia di un modello che ha permesso finora agli enti locali di offrire supporto concreto a persone non autosufficienti o affette da disabilità. Il cambiamento riguarderebbe in particolare la possibilità di attivare interventi con un approccio integrato, che coniuga aspetti sociali e sanitari in un'unica rete di servizi di prossimità.

Operatori socio-sanitari esclusi dal bando: il malcontento cresce

Tra gli aspetti più contestati, l'eliminazione della possibilità di ricorrere a figure professionali come gli operatori socio-sanitari (Oss) o ai servizi di sollievo, in favore di prestazioni rese solo da liberi professionisti iscritti agli ordini. Una scelta che, per i firmatari, "svuota il concetto stesso di 'bisogno socioassistenziale' compromettendo l'efficacia stessa del progetto".

Costi anticipati e tariffe più alte: le famiglie rischiano di restare escluse

La nuova impostazione introduce inoltre l'onere, per i beneficiari, di anticipare le spese per le prestazioni. Costi che risultano più elevati a causa delle tariffe fissate dagli ordini professionali, a cui si aggiunge la soppressione dell'accreditamento diretto per le famiglie. Il modello attuale, che ha permesso a molti nuclei familiari in difficoltà di accedere ai servizi senza anticipi, verrebbe quindi sostituito da uno schema più oneroso e meno inclusivo.

Centri diurni fuori dal progetto: allarme per l’inclusione sociale

Altro punto critico evidenziato è l'esclusione dei centri diurni dall'elenco delle prestazioni aggiuntive, un elemento che secondo Anci Umbria comporterebbe un "impoverimento dell'offerta sociale e un impatto diretto sulla tenuta dei percorsi di inclusione e sollievo per le famiglie".

Comuni depotenziati: cambia la gestione del progetto HCP

Nella lettera inviata alla direzione regionale, si denuncia inoltre un ridimensionamento del ruolo dei Comuni: da protagonisti nella gestione operativa a semplici soggetti informati, coinvolti solo nella fase di accreditamento dei professionisti. Una trasformazione che, secondo Gori e Spera, snatura l'architettura stessa del servizio e rischia di avere conseguenze anche in termini occupazionali sui territori.

I sindaci chiedono una revisione delle nuove regole Inps

Nel documento si propone l'apertura di un confronto con l'ente previdenziale per modificare le nuove regole, "attraverso un percorso partecipato con i Comuni" che miri a tutelare l'impianto originario del progetto Home Care Premium, preservare la centralità degli enti locali e garantire ai beneficiari forme di accesso ai servizi che non prevedano anticipi insostenibili. Viene infine ricordato che anche l'associazione nazionale dei Comuni ha inviato una segnalazione all'Istituto in seguito alle numerose comunicazioni ricevute da diverse amministrazioni italiane.

Ultimatum da Perugia: salvare il modello Home Care Premium

In una dichiarazione congiunta del 17 aprile, la sindaca Ferdinandi e l’assessora Spera hanno lanciato un appello urgente per aprire una discussione con l’ente previdenziale, con l’obiettivo di superare le criticità emerse. Secondo la prima cittadina, che ricopre anche un incarico nel coordinamento nazionale di Anci con delega alla disabilità, le modifiche contenute nel nuovo schema mettono a rischio la tenuta di un sistema che ha finora garantito vicinanza, efficacia e continuità agli utenti.

Spera ha ricordato il lavoro svolto dal Comune di Perugia sin dall’avvio della sperimentazione nel 2014, sottolineando come si sia costruita nel tempo una rete efficiente composta da decine di soggetti accreditati. Per entrambe, smantellare tale impianto senza coinvolgimento diretto delle istituzioni locali significherebbe ignorare le esigenze reali delle persone fragili e rinunciare a un modello già rodato.

La proposta condivisa è quella di recuperare il confronto e rimettere al centro la domiciliarità, il coordinamento tra sanitario e sociale, la tutela delle famiglie in maggiore difficoltà economica, e il riconoscimento del ruolo operativo dei Comuni. Obiettivi che, secondo i rappresentanti perugini, sono stati progressivamente messi in discussione dalle ultime modifiche regolamentari.

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Francesca Secci
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