Indotto AST: in due anni si sono persi circa 250 posti di lavoro nelle 400 ditte impegnate nei servizi esternalizzati e negli appalti. E nel frattempo crescono gli incidenti e aumenta il rischio sicurezza nell’ambito delle lavorazioni seguite dalle ditte terze.
L’allarme arriva dalla CGIL, che ha riunito il coordinamento dei delegati e delle delegate Cgil di tutto il sito Acciai Speciali Terni, alla presenza delle categorie coinvolte e della confederazione. Obiettivo del summit: esaminare l’attuale situazione dei lavoratori dell’indotto. Un tema che non è mai tramontato dall’agenda dei sindacati, ma che di recente ha acceso anche la politica. Complice il richiamo all’attenzione all’occupazione e alla salvaguardia delle ditte locali del sindaco Bandecchi. E anche dei segretari provinciale e comunale del PD, Bellini e Spinelli, che hanno messo la questione al centro del documento presentato in consiglio comunale dal gruppo dem come atto di indirizzo.
Indotto AST-Arvedi, ecco tutti i numeri del sistema appalti
In Acciai Speciali Terni, il numero di lavoratori indiretti impiegati durante l’anno è di circa mille, con picchi di 1.500 durante la fermata estiva. Le aziende sotto contratto con AST sono circa 400, quelle che stabilmente occupano più di 50 dipendenti sono circa 10. L’identikit del settore è dell’osservatorio aziendale dei delegati CGIL.
Da qualche anno a questa parte anche le aziende di servizi storicamente più grandi, collegate alla produzione, hanno visto un ridimensionamento di personale importante, dovuto a cambi di appalto e perdita di commesse. “Dall’acquisizione di Arvedi, ormai 2 anni fa – spiegano i sindacati – abbiamo perso tra i lavoratori indiretti circa 250 posti di lavoro. Nel sito c’erano e ancora ci sono aziende mono commessa ed altre con più commesse, ma che salterebbero se dovessero chiudere i rapporti con AST. Questo fenomeno è dovuto sicuramente agli andamenti produttivi, ma anche alla politica dei risparmi e riduzione dei costi. Alcune aziende hanno già chiuso con il licenziamento dell’intero organico, altre hanno ridotto gli organici qualche volta fino a dimezzarsi“.
La Cgil chiede l’impegno al mantenimento occupazionale dell’intero sito
La Cgil chiede il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. E che il mantenimento riguardi l’intero sito. “La passata gestione ThyssenKrupp, ha a lungo frammentato il processo produttivo, inserendo aziende terze sia a monte che a valle – spiegano i delegati -. Le altre aziende che operano nel sito sia in appalto che in sub-appalto svolgono lavorazioni di pulizie industriali e civili, servizi indiretti e manutenzioni. I lavoratori sono coperti prevalentemente dal contratto dei metalmeccanici, poi il multiservizi e solo marginalmente l’edile. Negli ultimi anni è cresciuto il contratto multiservizi e le piccole imprese metalmeccaniche, magari consorziate per le manutenzioni, sono passate da industria ad artigiani, come mero risparmio sul costo del lavoro. Anche ad aziende che svolgono l’attività delle pulizie industriali, sono stati assegnati lavori metalmeccanici con l’assorbimento dei lavoratori, a cui però si applica il contratto multiservizi“.
Emblematica è la vicenda di un’azienda che si occupa della ricostruzione dei refrattari che in 10 anni è passata per 2 volte dal contratto edile al contratto metalmeccanico. La frammentazione contrattuale all’interno del sito, non fa altro che alimentare differenze salariali e normative di diritti e tutele, creando competizione tra lavoratori che spesso fanno lo stesso lavoro.
Indotto AST: allarme infortuni e ok ad assorbimento dei lavoratori TCT e assunzioni femminili
“Siamo preoccupati per l’andamento degli infortuni – scrivono i delegati dell’attivo Cgil – che sono aumentati in generale nel sito, ma in particolare all’interno nell’indotto. Bisogna rinvigorire il ruolo dell’RLS di sito, generato da un accordo in Prefettura, che ha contribuito in questi anni, a tenere l’incidenza degli infortuni a un decimo rispetto alla media della siderurgia nazionale“.
Riferimento particolare è stato rivolto – nel confronto che si è sviluppato con i segretari e i delegati – alla condizione lavorativa per gli occupati in appalto che, in alcune situazioni, non hanno servizi adeguati in termini di ambiente di lavoro e sicurezza.
Soddisfazione viene espressa per la stabilizzazione di 130 lavoratori somministrati, un percorso individuato per i restanti 45 e l’assorbimento dei lavoratori ex TCT. La politica di investimento sull’occupazione femminile nel sito è positiva e deve ampliarsi nell’ottica di salvaguardia di tutti i dipendenti diretti e indiretti. Per quanto attiene alla contrattazione aziendale, chiesta la clausola sociale a garanzia dell’occupazione. Sia nei passaggi di appalto sia in eventuali internalizzazioni di attività esternalizzate.