26 Feb, 2025 - 20:08

Indagini sulla morte di Andrea Prospero, a che punto siamo

Indagini sulla morte di Andrea Prospero, a che punto siamo

Le indagini sulla morte di Andrea Prospero avanzano tra interrogativi e ombre. Il ragazzo, trovato senza vita in un appartamento di Perugia, lascia dietro di sé un mosaico di elementi che gli inquirenti stanno cercando di ricomporre. Il suo computer portatile, dato inizialmente per inutilizzabile, è ora sotto la lente degli investigatori che scavano tra file e cronologie per capire cosa possa esserci dietro quella fine prematura. Sul tavolo delle indagini anche una collezione sospetta di SIM telefoniche e una rete di conversazioni su piattaforme di messaggistica che potrebbero rivelare molto più di quanto sembri.

Ma fuori dalle stanze della Procura, l’università che avrebbe dovuto essere il suo mondo si rivela un luogo di silenzio assordante. E nessuno sembra abbia mai visto Andrea.

Il computer di Prospero e il suo ruolo nelle indagini

Smontare un portatile distrutto per cercare tracce di una vita spezzata non è roba da poco. Il computer di Andrea Prospero, inizialmente dato per irrecuperabile, ha finito sotto i ferri di esperti digitali che sono riusciti a tirare fuori qualcosa dalla scheda madre. File, cronologie, movimenti online che potrebbero raccontare gli ultimi giorni del giovane. Non è solo un dispositivo, è un testimone silenzioso che forse custodisce risposte.

L’avvocato della famiglia, Francesco Mangano, ha ribadito che ogni elemento può essere utile. "Tutto è oggetto di indagine", ha dichiarato, mentre gli investigatori passano al setaccio ogni dato che potrebbe incastrarsi nel puzzle ancora incompleto. Anche il legale Carlo Pacelli conferma che il computer era stato acquistato solo pochi mesi prima e che l’analisi di quei due mesi digitali potrebbe svelare molto più di quanto si immagini.

Nel frattempo, la famiglia attende i risultati degli esami tossicologici. Le ipotesi sull’assunzione di farmaci restano in piedi, ma le conferme tardano ad arrivare. Ci sono ancora troppi pezzi fuori posto in questa storia, e nessuno sembra volerli raccogliere.

Un'atmosfera di silenzio all'università

Noi della redazione di Tag24Umbria ci siamo addentrati nei corridoi dell’Università di Perugia, il posto dove Andrea Prospero avrebbe dovuto costruire il suo futuro. Ma l’accoglienza è stata gelida. Bocche cucite, sguardi bassi, sorrisi di circostanza, grande imbarazzo, nessuno disposto a dire una parola su di lui. Abbiamo parlato con due ragazzi della magistrale che conoscevano la storia ma che purtroppo avendo orari diversi da coloro che frequentano il primo anno non avevano risposte.

Tra chi ci ha parlato, segreteria compresa, nessuno lo conosceva. Un’atmosfera rarefatta, quasi surreale, complice il maltempo, che trasudava non indifferenza ma forse solo paura di mettersi in mezzo a una storia più grande di loro.

Il foglio nella bacheca dell'università di Andrea Prospero

Eppure, tra volantini e meme appesi alla bacheca della facoltà di Informatica, spicca un messaggio che racconta più di mille parole. "Ciao, non ho competenze in ambito psicologico, ma per un abbraccio o una pacca sulla spalla non credo serva. Anche solo provare ad ascoltarsi senza pregiudizi. IN QUANTI CI SENTIAMO SOLI." Sotto, un numero di telefono e un nome, Francesco. Un pezzo di carta che dice tutto, un grido muto che parla di un disagio che evidentemente non riguarda solo Andrea.

Il gruppo Telegram e i messaggi sospetti

Tra le pieghe del caso Andrea Prospero spunta un dettaglio che ha acceso più di un riflettore: una chat su Telegram, popolata da circa 96 membri, dove qualcuno si è premurato di dire agli altri di cancellare tutto. Un avviso lanciato con tempismo sospetto, come se qualcuno sapesse che presto le mani degli investigatori avrebbero potuto rovistare tra quelle conversazioni.

Per il legale Francesco Mangano, questo dettaglio è ancora un tassello senza una collocazione precisa. "Può significare tutto e niente", ha commentato, facendo notare che i nickname coinvolti non sembrano appartenere a figure centrali del gruppo. Intanto, le indagini non rallentano, e c'è il sospetto che gli inquirenti abbiano già individuato conversazioni di interesse, forse nemmeno legate solo a Telegram.

Il messaggio incriminato è stato trasmesso anche nel corso di 'Chi l’ha visto?', ulteriore segnale che qualcosa di torbido potrebbe nascondersi in quelle righe. La Procura sta tentando di dare un nome e un volto a chi ha diffuso l’ordine di ripulire le tracce e di comprendere il livello di coinvolgimento di Andrea in questa oscura rete di scambi digitali.

AUTORE
foto autore
Francesca Secci
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE