In Umbria, la maxi operazione contro lo streaming illegale delle pay tv ha portato alla luce il coinvolgimento di migliaia di utilizzatori e tre indagati legati al sistema criminale meglio noto come “pezzotto“. La rete illegale, capillarmente diffusa anche nel cuore verde d’Italia, consentiva l’accesso a contenuti di piattaforme come Sky, Dazn, Netflix e altre, a soli 10 euro al mese.
Secondo gli inquirenti, gli utenti umbri che hanno usufruito di questi servizi non sono al momento soggetti a procedimenti penali, ma potrebbero incorrere in sanzioni amministrative di 258 euro per ogni canale abusivo utilizzato, riducibili a 86 euro se pagate entro 60 giorni. Questo fenomeno rappresenta una sfida importante per le autorità, poiché il numero di consumatori coinvolti nella regione è significativo rispetto alla popolazione locale.
Tra gli indagati umbri, spiccano figure accusate di far parte della struttura organizzativa che garantiva il funzionamento del sistema pirata. Gli inquirenti stimano che l’organizzazione abbia generato un volume d’affari illegale di 250 milioni di euro al mese, con danni economici di oltre 10 miliardi alle piattaforme legittime.
Streaming illegale, operazione internazionale: smantellata la rete globale
L’Umbria è solo uno dei tanti territori italiani coinvolti nella complessa indagine, che ha interessato 15 regioni e si è estesa a Paesi come Regno Unito, Romania, Germania e Cina. L’operazione Taken Down, condotta dalla polizia postale di Catania in collaborazione con Europol ed Eurojust, ha permesso di oscurare 2.500 canali illegali e individuare 22 milioni di utenti in Europa.
Il procuratore di Catania, Francesco Curcio, ha spiegato: “Abbiamo individuato e oscurato 22 milioni di utenti in Europa e circa 2.500 canali”. Ha poi sottolineato come l’organizzazione fosse strutturata in modo gerarchico, con una rete di amministratori e tecnici che gestivano i flussi di denaro e i segnali piratati. “C’era anche una scala gerarchica per l’acquisizione di denaro da parte dell’organizzazione criminale”, ha aggiunto Curcio.
Server e flussi illegali
Nel corso delle indagini, sono stati individuati nove server principali localizzati in Romania e Hong Kong, attraverso i quali venivano trasmessi i segnali piratati. Altri punti nevralgici della rete si trovavano in Inghilterra e Olanda, dove operavano tre amministratori di alto livello e gestori di 80 pannelli di controllo per lo streaming illegale.
Le autorità hanno scoperto che gli indagati utilizzavano identità fittizie, messaggistica crittografata e documenti falsi per gestire i pagamenti e nascondere le proprie operazioni. Durante le perquisizioni, sono stati sequestrati circa 1,6 milioni di euro in criptovalute e 40.000 euro in contanti.
Streaming illegale, danni economici e responsabilità degli utenti
La portata del danno economico è imponente: oltre 10 miliardi di euro persi dalle piattaforme legittime e un giro d’affari illegale stimato in 3 miliardi di euro all’anno. Le aziende colpite, tra cui Sky, Amazon Prime, Disney+ e Mediaset, hanno denunciato la gravità della situazione, che compromette non solo i ricavi, ma anche la sostenibilità economica dell’intero settore.
Gli utenti che hanno scelto di risparmiare attraverso il “pezzotto” potrebbero trovarsi ora a fare i conti con multe salate. “La diffusività di questi comportamenti nasce dal fatto che la pubblicità di queste piattaforme veniva fatta perlopiù a mezzo social”, hanno sottolineato gli inquirenti.
La dimensione globale dell’inchiesta
L’indagine, avviata grazie a una denuncia di Sky Italia, ha richiesto mesi di lavoro e la collaborazione internazionale di polizie locali e organismi sovranazionali. Le città italiane interessate includono Perugia, Napoli, Roma, Milano e Catania, con sequestri di server, documenti e flussi finanziari riconducibili all’attività illecita.
Il procuratore Curcio, così come riporta il Corriere dell’Umbria, ha concluso evidenziando la complessità tecnica dell’operazione: “Parliamo di decine di milioni di utenti che pagavano ciascuno un abbonamento di 10 euro al mese, quindi risparmiando un bel po’ di soldini rispetto a utenti onesti”.