L’indagine di Perugia, relativa all’ipotesi di presunti spionaggi a personaggi di rilevanza pubblica tra cui politici, attori, calciatori. L’indagine, nello specifico, riguarda un presunto accesso non autorizzato alla banca dati delle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) della Procura Nazionale Antimafia. ed è un’indagine che vede come indiziato – ne parlavamo ieri – Pasquale Striano. Il finanziere – precedentemente in servizio presso la Procura Antimafia – secondo l’accusa, avrebbe illegalmente cercato ed ottenuto informazioni personali relative ai personaggi di cui sopra.
E che personaggi: Matteo Renzi, direttore de Il Riformista e leader di Italia Viva; Francesco Lollobrigida, ministro all’Agricoltura; Marina Elvira Calderone, ministra al Lavoro; Gilberto Pichetto Fratin, ministro all’Ambiente; e Adolfo Urso, ministro alle Imprese. Ma non solo la politica: coinvolto ci sarebbe anche Fedez, il Presidente della Federcalcio Giuseppe Gravina, l’ex calciatore della Juventus Cristiano Ronaldo. Insomma: una lunga serie di “spiati” illustri su cui si indaga con dovizia e grande attenzione.
Aggiornamenti indagine di Perugia: ipotesi di un mandante
L’indagine di Perugia va avanti, dicevamo, e secondo le ultime informazioni raccolte potrebbe esserci l’ipotesi del coinvolgimento di un mandante. Esiste la possibilità che Pasquale Striano possa aver agito su ordine di qualcuno, un’ipotesi tra quelle esaminate dalla Procura di Perugia che sta indagando sui numerosi accessi considerati illeciti ai database della Procura Nazionale Antimafia da parte del tenente della Guardia di Finanza.
Tuttavia, questa ipotesi non ha ancora trovato conferme nelle verifiche condotte dai magistrati sotto la guida del procuratore Raffaele Cantone. Il fulcro dell’indagine rimane quindi come Striano abbia utilizzato le informazioni ottenute dai database. E se l’ufficiale le abbia condivise con altre persone e, in caso affermativo, per quali finalità.
Il coinvolgimento giornalistico e l’ipotesi di dossieraggio
Ad aggravare il quadro ci sarebbe il coinvolgimento di alcuni operatori dell’informazione: giornalisti – anche loro indagati – che avrebbero utilizzato le informazioni ricavate dallo spionaggio per produrre degli articoli di giornale. Tra questi, ci sono tre giornalisti della redazione Domani. Questo punto della vicenda ha aperto un varco di dubbi e interrogativi che possiamo riassumere nella domanda: trattasi di dossieraggio? Ossia, di quell’attività clandestina svolta allo scopo di raccogliere in un dossier informazioni su una o più persone per conto di un committente privato o di uno stato.
La risposta, al momento, è no. In base alle informazioni fin qui raccolte non è possibile parlare di dossieraggio ma, più probabilmente, dell’ipotesi in basi a cui i suddetti giornalisti si siano rifatti ad alcune fonti. Forse, inconsapevoli dell’architettura di “spionaggio” che c’era alle spalle. Una cosa è certa: l’indagine di Perugia ci dirà ancora tante cose. E rappresenterà un caso di scuola in materia di privacy, sicurezza dei dati, informazione.
La politica alza i toni
Nel frattempo, la politica alza i toni e si dice preoccupata. Il centrodestra appare la parte più lesa (anche se tra gli “spiati” sarebbe spuntata pure Olivia Paladino, compagna di Giuseppe Conte). E la Lega si sta facendo voce grossa della preoccupazione. Matteo Salvini, leader del Carroccio, ha detto: “Se c’era veramente un comitato di spioni che poi vendeva queste informazioni per danneggiare la Lega e il centrodestra penso che 60 milioni di italiani abbiano il diritto di saperlo”.
Un altro ministro, Adolfo Urso, rilancia e mina dubbi col senno del poi: “Mi accorsi – ricorda – di intrusioni e sottrazioni di e-mail quando ero presidente del Copasir. Leggo ora dalla stampa che intromissioni illecite erano avvenute anche sui miei conti correnti, e già negli anni precedenti, quando avrei dovuto garantire e ho garantito come presidente del Comitato parlamentare che le istituzioni democratiche fossero tutelate”.
Nel frattempo, la Commissione Antimafia e il Copasir stanno programmando le audizioni – richieste da entrambi – del Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, e del Procuratore di Perugia, Raffaele Cantone.