L’indagine di Perugia relativa al caso dossier va avanti. La procura del capoluogo umbro continua ad indagare sugli 800 accessi abusivi che Pasquale Striano, un finanziare precedetemene in servizio presso la procura antimafia, avrebbe compiuto alla banca dati in uso alla Procura nazionale antimafia. Dalle prime verifiche tecniche fatte svolgere dai magistrati di Roma, intanto, sarebbero emersi elementi ritenuti utili per l’inchiesta.
Indagine Perugia, cosa è successo
L’indagine condotta a Perugia riguarda l’ipotesi di spionaggio su figure pubbliche di grande rilevanza e, come dicevamo, su un presunto accesso non autorizzato al database delle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) della Procura Nazionale Antimafia.
I nomi degli spiati sono ormai noti ma vale la pena ricordarli brevemente: dal ministro Lollobrigida al ministro Calderone; dal ministro Valditara al ministro Picchetto Fratin passando per Adolfo Urso. E poi Fedez, Matteo Renzi, Gabriele Grvaina e decine e decine di altre personalità pubbliche.
Caso dossier, un’architettura più amplia
Ma il caso difficilmente resterà circoscritto al solo Pasquale Striano. Sicuramente sono coinvolti dei giornalisti (ce ne sono tre, del quotidiano Domani, che rischiano fino a 5 anni di detenzione) che, entrati in possesso delle informazioni “spiate” ne avrebbero fatto utilizzo cronistico e giornalistico. Basta questo aspetto, che sfiora le materie della deontologia dell’informazione, a restituire il quadro di una vicenda dai grossi connotati.
Ed è stato Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia, a suggerire la possibilità di un sistema di relazioni che si allunga, alle spalle di Striano, come un’architettura ben più grossolana ed intricata. L’ipotesi che Striano avesse agito su un mandato di qualcun altro c’è dal primo momento. E Melillo, ascoltato ieri dalla Commissione antimafia, ha dato credito alla possibilità di un sistema più amplio.
Melillo, infatti, ha detto delle azioni di striano che: “Mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale. Credo ci siano molti elementi che confliggano con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano”.
Oggi atteso Cantone
Sempre Melillo ha ammesso come: “La gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati”.
Ma non è finita. Perché dopo Melillo tocca a Raffaele Cantone. Il procuratore di Perugia sarà sentito questa mattina, a partire dalle ore 10, dalla commissione antimafia. Erano stati i due magistrati, Melillo e Cantone, a chiedere il coinvolgimento del Copasir e pure del Csm. Riprova di una situazione delicata. L’intento è chiaro: fare chiarezza sull’indagine del caso dossier.
L’ipotesi di un “filone segreto” nel caso dossier
Ed oggi potrebbe pure emergere un “filone segreto” che fa da sfondo a tutta questa vicenda. A parlarne è in esclusiva Il Fatto Quotidiano. Il giornale, anticipa che Cantone al Copasir potrebbe parlare proprio di questo. Il riferimento al “filone segreto” è legato all’utilizzo che Striano avrebbe fatto delle informazioni ottenute con l’accesso ai database. Tant’è che, come dicevamo, queste informazioni sono fine nelle mani di diversi cronisti. Tra qualche ora, ne sapremo di più.