“L’incubatore BIC di Terni è morto, viva l’incubatore BIC“. A dare una successione, una storia ancora lunga alla struttura avviata nel 1997 nell’area industriale di Sabbione, ci prova il Comune di Terni. Che è pronto a mettere sul piatto un massimo di mezzo milione di euro per acquisire circa due terzi dei capannoni e degli uffici di proprietà di Invitalia.
Nei giorni scorsi, su proposta del vicesindaco Riccardo Corridore, che ha lavorato al progetto con l’assessore allo sviluppo economico Sergio Cardinali, è stato approvato un atto di indirizzo della giunta. Che apre la strada a una trattativa molto complessa, perché coinvolge anche altri attori istituzionali. Dalla Regione a Sviluppumbria, che erogavano i servizi di incubazione per le imprese, alla Provincia di Terni, proprietaria di una particella immobiliare. Il terzo restante della superficie, invece, lo vuole acquisire una delle società localizzate, la Synergie Cad Instruments S.p.a.. Una società bresciana, radicata a Terni, che offre servizi di progettazione e produzione elettronica e che ha già manifestato a Invitalia l’interesse di acquisto del complesso immobiliare occupato in locazione.
Incubatore Bic di Terni, da hub innovativo per startup e PMI a esperienza fallimentare
“Dopo quasi 30 anni di assoluto abbandono dell’incubatore BIC di Terni, ridotto a mero affitta locali per aziende, si apre un novo scenario per la realizzazione di una nuova struttura a beneficio dell’economia del territorio“. Riccardo Corridore e Sergio Cardinali sono convinti che l’operazione immobiliare possa andare in porto. Per questa ragione è stato costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare, formato dai dirigenti di Lavori pubblici e manutenzione, Patrimonio e Economia e Lavoro, Ambiente, Attività finanziarie e dall’Assessore allo Sviluppo economico. Il primo contatto con Invitalia Partecipazioni è stato positivo. E sono state quindi informate la Regione (per la continuazione delle attività di Sviluppumbria) e la stessa agenzia regionale, che nel resto del complesso ha la sua sede ternana.
A Invitalia è stata inviata una manifestazione di interesse ancora non vincolante. Ed è stato fissato un limite all’investimento del Comune di Terni, nell’ordine dei 500 mila euro. Anche se sarà necessaria la stima periziale e il lavoro di approfondimento dei dirigenti comunali.
Altro elemento da affrontare nelle prossime ore è quello relativo al ruolo della Provincia di Terni.
“L’ente – spiega l’assessore Cardinali – è proprietario di una parte minoritaria dell’area. Dalle interlocuzioni con la presidente Pernazza abbiamo appreso che Palazzo Bazzani non può essere parte attiva del progetto, non avendo deleghe dirette in tema di Sviluppo economico, dopo la riforma Del Rio del 2015. Ne discuteremo in Regione nei prossimi giorni. Al momento l’unica certezza resta la volontà e il grande senso di responsabilità dell’amministrazione comunale di Terni. Che oltre alle dichiarazioni, si fa carico dell’interedsse pubblico e di quello delle aziende ternane, volgendo lo sguardo al futuro“.
Nei piani del Comune di Terni, l’incubatore BIC può diventare il centro delle nuove tecnologie innovative per la sostenibilità
Ma cosa vuole fare il Comune del vecchio BIC? L’idea dell’amministrazione Bandecchi è quella di restituire al territorio un’area strutturata per lo sviluppo e la crescita di nuove realtà imprenditoriali. E per lo sviluppo di nuove tecnologie. In linea con lo sviluppo sostenibile del territorio ternano.
“È questa la vocazione utile e necessaria per accompagnare le nuove imprese, all’avanguardia nello scenario competitivo locale, nazionale e multinazionale – chiosa Cardinali -. Vogliamo creare un luogo dove la scienza, la tecnologia, la ricerca universitaria e privata si possono incontrare e convivere in un humus assolutamente unico. un altro tassello utile a spingere il sistema territoriale verso una competitività maggiore sul terreno dello sviluppo sostenibile“.
Le polemiche politiche con la Regione e con le amministrazioni del passato
Ma non mancano le polemiche, anche politiche. Perché l’assessore allo sviluppo economico evidenzia “il disinteresse da parte della Regione dell’Umbria di acquisire le aree cedute, come per altro fatto in passato nell’area similare di Foligno“.
Ci sono poi le responsabilità che si sono accumulatesi dal passato. “Bandecchi, con la sua cultura di impresa, prende in mano una situazione di degrado assoluto – continua l’assessore allo sviluppo economico –. Le varie amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni hanno volto lo sguardo altrove, trasformando una struttura all’avanguardia in un “poltronificio”. C’è stata asfissia gestionale, incompetenza politica, disinteresse istituzionale. Il valore e stato generato solo dalla buona volontà di aziende all’avanguardia, alcune delle quali di valenza internazionale e multinazionale“.
E così l’impegno dell’amministrazione comunale è quello di farsi carico dei laboratori e delle aule in alienazione da parte di Invitalia, salvaguardando la stabilità delle aziende all’interno del compendio produttivo. “Vogliamo creare un tessuto industriale e manifatturiero in luogo di frontiera – spiega ancora Cardinali -. L’immobile, situato tra i territori di Terni e Narni, è all’interno di una zona industriale in grado di porsi come una importante struttura baricentrica e di contribuire a migliorare gli aspetti ambientali del territorio“.
Il nodo del rapporto con la Regione da sciogliere per chiudere l’operazione di acquisto
L’invio della manifestazione di interesse a Invitalia prelude all’apertura del tavolo con Regione e Sviluppumbria. “C’è stato un grande impegno del Comune e del sindaco Bandecchi anche attraverso interlocuzioni con la Regione dell’Umbria – conferma Cardinali -. Serve ora continuità nelle azioni da parte della stessa struttura regionale, per affrontare le problematiche di rilancio con atti a sostegno dell’operazione“.