Un altro incidente, un altro rettilineo, un altro venerdì segnato da sirene e ambulanze.
Venerdì 18 luglio, alle ore 12:20, lungo la statale 219 Pian d’Assino, nel tratto compreso tra Padule e Torre Calzolari, si è verificato un nuovo scontro tra due automobili, con tre persone ferite e trasportate all’ospedale di Branca in condizioni fortunatamente non gravi.
L’incidente si è verificato al km 11, all’altezza della frazione di Spada, in un tratto rettilineo tristemente noto per altri episodi analoghi, anche con esiti mortali.
Due i mezzi coinvolti: una station wagon che procedeva in direzione Gubbio e una Fiat Panda che viaggiava verso Branca. Lo scontro, frontale e laterale, ha causato danni ingenti ai veicoli e rallentamenti per oltre un’ora, ma la strada è rimasta aperta al traffico, grazie al pronto intervento di Vigili del Fuoco di Gubbio, Carabinieri, 118 e personale Anas.
Le tre persone coinvolte, due donne e un uomo, sono state soccorse sul posto dalle due ambulanze del 118, stabilizzate e successivamente trasportate al Presidio Ospedaliero di Branca per accertamenti. Nessuna delle ferite riportate è risultata grave, ma la paura è stata tanta.
“Abbiamo sentito un boato, poi visto i veicoli danneggiati e le persone che uscivano stordite dagli abitacoli”, ha raccontato un residente della zona.
I Carabinieri della Compagnia di Gubbio, giunti sul posto, hanno effettuato i rilievi di legge per accertare la dinamica dello scontro, che resta al vaglio delle autorità. Non si esclude una manovra azzardata o una distrazione al volante, aggravate dall’eccessiva velocità su un tratto poco controllato e ad alto scorrimento.
L’incidente di venerdì è solo l’ultimo di una lunga serie che ha reso la Pian d’Assino una delle arterie più pericolose del comprensorio Eugubino-Gualdese.
Da Padule a Branca, da Torre Calzolari a Mocaiana, ogni chilometro di questa strada ha una storia di lamiere accartocciate, soccorsi d’urgenza e, purtroppo, vite spezzate.
Non è un caso che i residenti e i pendolari la definiscano “la strada maledetta”, una trappola di asfalto teoricamente moderna, ma scarsamente controllata, in cui velocità e imprudenza si combinano con una cronica assenza di sistemi di prevenzione elettronica.
Uno dei nodi più gravi riguarda la mancata installazione dei tutor, promessi da anni per contenere la velocità nei tratti più pericolosi.
“La promessa dell’arrivo dei tutor risale almeno a cinque anni fa. Ogni volta che accade un incidente, ci viene detto che è tutto pronto. Ma non cambia mai nulla”, denuncia un rappresentante del Comitato Sicurezza Pian d’Assino, attivo da anni per chiedere interventi concreti.
I progetti di installazione, annunciati pubblicamente da Anas e amministrazioni locali, sono fermi a tempo indeterminato, bloccati da iter burocratici, mancanza di autorizzazioni definitive o problemi tecnici non meglio specificati.
Eppure, i numeri parlano chiaro: la SS219 registra ogni anno decine di incidenti, alcuni dei quali con esiti tragici, specie nei tratti rettilinei, dove l’assenza di dissuasori favorisce la guida imprudente.
Sui social e nei gruppi locali è esplosa nuovamente la polemica. Le immagini dei veicoli distrutti e le ambulanze in azione hanno riportato a galla la frustrazione di una comunità che si sente abbandonata. “Quanti feriti e morti servono ancora prima di vedere i tutor attivi? Quanto costa la sicurezza rispetto alle promesse da campagna elettorale?”, si legge in un post diventato virale nelle ore successive all’incidente.
C’è chi ricorda le interrogazioni regionali cadute nel vuoto, chi chiama in causa Anas, chi invoca una mobilitazione civile per obbligare le istituzioni a mantenere la parola data.
“Siamo stanchi di piangere vittime per colpa della burocrazia. Questa non è fatalità, è responsabilità. E qualcuno deve rispondere”, afferma un ex soccorritore del 118.
La legge italiana prevede l’uso dei tutor e di altri strumenti di controllo elettronico della velocità nei tratti ad alta incidentalità. Ma affinché questi strumenti vengano installati, è necessario un lungo percorso tecnico e amministrativo, che richiede il coinvolgimento di più enti: Anas, Prefetture, Comuni, Regione e Ministero delle Infrastrutture.
Nel caso della Pian d’Assino, questo percorso si è trasformato in un labirinto senza uscita, dove ogni passaggio viene rallentato, rimandato o dichiarato “in fase di valutazione”.
Nel frattempo, l’unica prevenzione attiva resta il cartello “limite 70 km/h”, che nella pratica viene ignorato da gran parte degli automobilisti.
Esperti di sicurezza stradale sottolineano che la tecnologia esiste e i fondi spesso anche, ma serve volontà politica e amministrativa reale per intervenire.
“I tutor si possono installare in poche settimane, se c’è volontà. Il problema è che manca la pressione giusta a livello istituzionale, perché spesso questi tratti non hanno la visibilità mediatica necessaria”, spiega un ingegnere specializzato in infrastrutture.
Intanto, altre regioni italiane si stanno dotando rapidamente di nuovi dispositivi di controllo elettronico, anche in tratti meno pericolosi di Pian d’Assino.
L’incidente del 18 luglio, fortunatamente non mortale, non deve diventare un altro caso dimenticato nel silenzio estivo. È un segnale chiaro, l’ennesimo: la Pian d’Assino ha bisogno di interventi urgenti e non più rimandabili.
La sicurezza non può restare ostaggio della burocrazia, né essere sacrificata in nome di logiche di risparmio o disinteresse politico.
Ogni giorno che passa senza interventi è un giorno in cui un nuovo incidente può accadere. E se la prossima volta ci sarà un morto, nessuno potrà dire che non era stato avvisato.