La polemica è tutta politica ed è una specie di tentativo reciproco di buttare la palla nel campo avversario. Da una parte la Regione dell'Umbria, che ha perso la battaglia legale amministrativa con la Bioter, proprietaria del secondo inceneritore di Maratta, sul rinnovo dell'autorizzazione. Dall'altra, il Comune di Terni - da sempre contrario alla riaccensione dell'impianto - che non ha competenze autorizzative, ma che viene chiamato in causa come responsabile della tutela della salute dei cittadini. In mezzo, i partiti che sostengono le due amministrazioni. il Movimento 5 Stelle, che esprime l'asessore regionale all'ambiente Thomas De Luca, e Alternativa Popolare, di cui Stefano Bandecchi - primo cittadino ternano - è segretario nazionale.
I fatti sono noti. Martedì scorso Bioter ha rimesso in esercizio i forni e le caldaie dell'impianto. Avrà 90 giorni di tempo per rimetterlo a regime, vale a dire riprendere la produzione di energia bruciando rifiuti e biomasse in miscelazione tra loro così come da Autorizzazione concessa nel 2017 e sospesa nel 2020, a seguito della crisi finanziaria della precedente proprietà dell'impianto. Nel frattempo la Regione Umbria, nell'ambito della revisione dell'autorizzazione integrata ambientale, aveva chiesto l'applicazione delle BAT (le migliori soluzioni tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo in grado di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente). Ma il TAR del'Umbria, al quale era ricorsa la Bioter, aveva dato ragione ai proprietari dell'inceneritore. La Regione, così, ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato, ma la società titolare dell'impianto ha deciso di procedere unilateralmente alla riaccensione, senza aspettare l'ultimo grado di giudizio.
Bandecchi, che qualche mese fa, prima della sentenza del TAR, aveva messo un'ordinanza (poi ritirata in seguito all'avvio della revsione AIA) per bloccare l'impianto, ha aspettato qualche giorno dopo la notizia della riaccensione. E poi ha diffuso un post su Instagram, rilanciando un'intervista (rilasciata al TG3 dell'Umbria) del suo vice Riccardo Corridore. Una presa di posizione, quella dell'inquilino di Palazzo Spada, che rilancia la palla nel campo della Regione.
"Fosse per me - dice Bandecchi - quell'inceneritore sarebbe già spento. Ma serve coraggio e la testa per fare certe cose serie. Aspetto di vedere la chiusura, forza Giunta Regionale tirate fuori gli attributi".
E nel video il vice sindaco Riccardo Corridore rilancia la proposta di Alternativa Popolare di affidarsi a termovalorizzatori di ultima generazione, quelli a plasmazione. Tutt'altra tecnologia rispetto all'impianto di Maratta. "Il Comune purtroppo non ha competenza - argomenta Corridore - l'autorizzazione spetta alla Regione. Per Palazzo Spada l'impianto ha un impatto ambientale negativo per la città, ma l'assessore De Luca che ha condotto una battaglia contro questo inceneritore, adesso che ha una delega specifica in giunta regionale ci sembra aver abbassato le armi".
Il gruppo locale ternano del Movimento 5 Stelle prende le difese dell’assessore all’Ambiente Thomas De Luca e respinge al mittente le accuse del vicesindaco Riccardo Corridore.
“L’assessore non solo non ha autorizzato nulla, ma ha attivato da tempo tutti gli strumenti normativi per contrastare la riapertura, chiedendo il riesame dell’AIA e l’applicazione delle BAT”.
Il Movimento sottolinea come la comunicazione aziendale relativa al riavvio dell’impianto risalga al luglio 2024, quando ancora governava la giunta Tesei, “alleata di Alternativa Popolare”, e accusa l’allora esecutivo di “inerzia”. Una stoccata che colpisce anche l’attuale amministrazione comunale guidata da Stefano Bandecchi: “Il sindaco ama mostrarsi decisionista, ma non ha fatto nulla. Eppure, in quanto sindaco, è la massima autorità sanitaria locale e avrebbe potuto intervenire con ordinanze urgenti. È mancato il coraggio, è mancata la volontà politica”.
Infine, sulla vicenda interviene anche Pierluigi Rainone, portavoce del Circolo Verdi Ambiente e società di Terni e Narni, che annuncia di aver dato mandato ai legali dell'associazione di agire contro la riaccensione dell'impianto.