Nella mattinata di sabato 30 agosto, un incendio ha coinvolto un modulo abitativo in legno situato in località Nerbisci, nei pressi del monastero delle suore di clausura nel territorio comunale di Gubbio. Le fiamme, che avevano già avvolto gran parte della copertura del tetto ventilato, hanno richiesto l’intervento immediato dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Gubbio.
La squadra intervenuta ha provveduto allo spegnimento del rogo e successivamente allo smantellamento della copertura in laterizio, a tutela della completa messa in sicurezza della struttura. Fortunatamente nessuna persona è rimasta coinvolta, e non sono stati registrati feriti.
Le operazioni sono state supportate da un’Autobotte pompa (ABP), un’Auto pompa serbatoio city (APS city) e un modulo antincendio boschivo, tutti provenienti dal distaccamento eugubino. Le cause del rogo sono attualmente oggetto di approfondimenti.
Il monastero delle suore di clausura a Nerbisci rappresenta un presidio spirituale radicato nel territorio. Si tratta di una struttura custodita da religiose dedite alla preghiera.
Il monastero in località Nerbisci, sopra Camporeggiano è gestito dalle Monache della Famiglia Monastica di Betlemme dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno, comunità di vita contemplativa ed eremitica.
Questa famiglia monastica è nata a Roma nel 1950 e possiede due rami (maschile e femminile) riconosciuti di diritto pontificio. La comunità femminile è giunta in Umbria nel 1981 all’Eremo di Monte Corona. Nel 1990 si è stabilita a Gubbio, dove ha ristrutturato le strutture ecclesiastiche preesistenti per dare vita al Monastero “Madonna del Deserto”, sopra Nerbisci.
Le religiose vivono una vita di preghiera e contemplazione, in clausura; producono biscotti e altri manufatti come parte del loro sostentamento.
La vicinanza tra un luogo così sacro e l’incendio sottolinea la fragilità dei patrimoni religiosi anche nel cuore delle campagne più remote. Il rapido intervento dei Vigili del Fuoco, dunque, ha evitato danni irreparabili all’edificio sacro e alla serenità della comunità monastica.
Quello di Nerbisci non è stato l’unico rogo estivo a Gubbio e dintorni. Ecco una panoramica degli incendi principali registrati nell’area eugubina:
La mattina del 26 giugno, due incendi si sono sviluppati in due terreni con canili: un'area adiacente alla SS 219 Pian d’Assino e un terreno in fondo a via del Bottagnone. Nel primo caso, l’intervento tempestivo ha permesso di salvare 5 cani di grande taglia . Nel secondo, l’esito è stato drammatico: 2 cani Bracco Pointer morti carbonizzati e altri 2 feriti gravemente
Alcune zone del territorio risultano più vulnerabili, in particolare Camporeggiano–Montelovesco, la zona tra Bottaccione e Madonna della Cima, la fascia tra Colpalombo e Ghignano e l’area di Santa Cristina. In queste località gli incendi hanno potuto svilupparsi in modo più pericoloso a causa della scarsa presenza abitativa e dei controlli ritardati.
Il rogo di stamattina ha interessato una struttura in legno utilizzata come modulo abitativo. Non essendo direttamente parte del monastero, l’edificio si trovava sufficientemente vicino alla clausura da destare seria preoccupazione. Il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco di Gubbio ha evitato di far propagare il fuoco all’eremo stesso.
L’utilizzo di mezzi specifici (ABP, APS city e modulo boschivo) ha consentito di controllare e domare il rogo efficacemente. Le tecniche di smantellamento del tetto hanno garantito la sicurezza a lungo termine della struttura.
La cronaca di quest’estate conferma un quadro preoccupante: il territorio eugubino è stato teatro di incendi che hanno messo a dura prova vigili, volontari e comunità.
Il rogo vicino al monastero di Nerbisci ha evidenziato come anche luoghi sacri e appartati non siano immuni dal rischio.
Quello nei canili ha mostrato la vulnerabilità di aree non cittadine ma densamente utilizzate.
Le aree marginali identificate come a rischio riflettono una maggiore esposizione dovuta alla scarsa sorveglianza e alla difficoltà di intervento tempestivo.
È urgente rafforzare meccanismi di prevenzione, controlli mirati e sensibilizzazione del territorio, invocando alle istituzioni, ma anche alla cittadinanza, una responsabilità condivisa. Perché ogni scintilla può diventare un incendio: si ma (letteralmente) servono occhi attivi, sistemi pronti e replicabilità delle soluzioni messe in atto.
Il rogo di Nerbisci aggiunge un capitolo significativo al bilancio di un’estate in fiamme: colpisce la comunità religiosa e civile insieme, spronando al rafforzamento delle misure di tutela del territorio, prima che sia troppo tardi.