In occasione della Giornata internazionale delle donne, che ricorre ogni 8 marzo, si accendono i riflettori – che mai dovrebbero in realtà spegnersi – sul tema imprese in Umbria. A scattare una fotografia sull’imprenditoria femminile nel nostro territorio è un recente studio presentato a Terni da Unioncamere su dati Tagliacarne, nell’ambito del convegno dal titolo “Impresa, singolare femminile. Caratteristiche e fabbisogni dell’imprenditoria femminile dalla voce delle protagoniste”.
Secondo lo studio, l’Umbria si posiziona al quarto posto tra le regioni d’Italia per tasso di femminilizzazione del tessuto imprenditoriale, toccando il 24,8% per un totale di 23.043 aziende iscritte al Registro Imprese dell’Ente camerale. A precederla sono il Molise con il 27,4%, seguito dalla Basilicata con il 26,5% e dall’Abruzzo con il 25,4%, mentre a chiudere la ‘top five’ è la Sicilia con il 24,4% delle aziende femminili.
Eppure non è tutto oro quel che luccica, men che meno rosa. Vediamo perché.
Donne indietro in startup e rappresentanza
Dal report di Unioncamere emerge che le donne imprenditrici in Umbria sono ancora sottorappresentate. Appena il 27,1% del totale, al 31 dicembre 2023, risulta essere al vertice dell’amministrazione di una società, e resta forte il gap sulla capacità di fare innovazione. Le start up innovative femminili, infatti, sono in tutto 26 e costituiscono appena il 12,2% del totale; la media nazionale è pari al 13,6%.
Inoltre, alquanto evidente nella nostra regione è la tendenza al fare impresa nei settori tradizionalmente femminili, cioè quelli che hanno a che vedere con la cura della persona, con l’istruzione, con l’assistenza sociale. Sul tema imprese donne in Umbria basti pensare, per esempio, che nel gruppo “altri servizi alla persona” – che comprende attività come parrucchiere, estetista, organizzatore di eventi – ben il 64,1% delle aziende ha alla guida una donna. Vale lo stesso per il mondo della moda, dove le donne a capo delle attività sono quasi la metà, ossia il 48,6% del totale.
Ciò nonostante, nel vasto universo delle imprese al femminile si comincia a respirare aria di cambiamento. Cresce, a questo proposito, la propensione delle imprenditrici a far ricorso a modelli aziendali più strutturati. Le società di capitale femminili in Umbria sono aumentate addirittura del 10,7% dal 2019 al 2023, vale a dire in soli quattro anni, metà dei quali peraltro coincidenti con l’avvento della pandemia da Covid-19; viceversa, le ditte individuali sono diminuite del 3,6%.
Il futuro delle imprese femminili in Umbria
Per la Presidente del Comitato Imprenditoria femminile, Dalila Sciamannini, è necessario “lavorare sulla cultura per aiutare le giovani ad avvicinarsi alle lauree Stem“ il cui acronimo sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics, perchè “il fatturato medio delle imprese femminili è ancora troppo basso ed è legato sia alle dimensioni ‘micro’ dell’impresa femminile sia al fatto che i settori in cui le donne decidono di investire sono quelli mediamente a più bassa remunerazione, come sanità ed assistenza sociale e servizi alla persona”.
“Mi piace ricordarlo in occasione proprio della Giornata Internazionale della donna – fa sapere Sciamannini – sostenere l’impresa femminile non significa solo sostenere l’accesso al credito, ma lavorare anche, e molto, sul fronte culturale. Per il Comitato sensibilizzare il territorio sulla discriminazione delle donne nei luoghi di lavoro che riguarda tanto le lavoratrici dipendenti quanto le imprenditrici è centrale e lo abbiamo fatto con un importante incontro nel 2023 e proseguiremo anche nel 2024”. Nell’agenda del Comitato compaiono già eventi per la creazione di networking sul territorio umbro, l’impegno in collaborazione con il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria per dare gambe all’Info Point Donna che sarà operativo a partire dal 16 marzo e l’azione per promuovere una maggiore presenza di donne negli organi di controllo e nei consigli di amministrazione delle società.