Umbria prima nel Centro ma un po’ sotto la media nazionale sulle imprese coesive. Ossia quelle che migliorano il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accrescono il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti. In Umbria le imprese manifatturiere che hanno fatto coesione sociale nel 2023 sono più del 40% del totale. Meno del 43% del dato nazionale, ma meglio di Marche (intorno al 35%), Lazio (un po’ sopra il 35%) e Toscana (che sfiora il 40%). 
E l’Umbria esce comunque molto bene dal report “Coesione è competizione” di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere in collaborazione con AicconIpsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Lo studio è stato presentato durante il Seminario estivo di Fondazione Symbola dal titolo “Noi siamo i tempi – Visione, coraggio, comunità”.

Imprese e coesione: premiati Marco Caprai per l’impegno sui rifugiati politici e Aboca, società leader della nutraceutica

A Marco Caprai è stato assegnato il prestigioso riconoscimento “Coesione è Competizione”. Alla base del premio “l‘azione inclusiva nei confronti di chi è stato costretto a fuggire da guerre, violenze, persecuzioni, crisi climatica”.
L’azienda ha infatti dato lavoro ai migranti che hanno trovato nell’occupazione un’occasione di riscatto. Un’operazione resa possibile grazie alla collaborazione con la Caritas locale e altre associazioni del territorio, che a loro volta sono riuscite a rispondere alla domanda di lavoro concreto e regolare dei richiedenti asilo.

Ma, oltre alla “Arnaldo Caprai, Società Agricola Srl”, tra le altre tredici imprese segnalate come altamente coesive c’è anche Aboca. La healthcare company italiana, leader nella cura della salute attraverso prodotti 100% naturali efficaci e sicuri, che ha la Fabbrica 4.0 ubicata in Umbria, a Pistrino in provincia di Perugia.   

Dalla Camera di commercio dell’Umbria il riconoscimento della coesione come fattore di competività

È indubbio – ha commentato Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbriache una forte presenza di imprese coesive faccia bene allo sviluppo economico-sociale dei territori. E fa bene alle imprese, perché le aziende coesive fatturano, assumono ed esportano di più“.

Come emerge dal report presentato, nel 2024 le imprese coesive contano su previsioni più positive rispetto a quelle non coesive. Ciò in ragione del loro DNA, di aziende attente ai rapporti, alla costruzione di relazioni con gli stakeholder basati sulla fiducia.
La maggior presenza di imprese coesive ha un effetto positivo sui territori: ad esempio, in termini di benessere più diffuso, nelle province più coesive il valore aggiunto pro-capite è di 34mila euro (contro 26mila delle altre).

In questo contesto, l’Umbria è ben posizionata – spiega Mencaroni -. Siamo un po’ sotto la media nazionale, ma dentro il trend di crescita (11 punti percentuali in più in un anno nella quota di aziende coesive sul totale delle imprese) che caratterizza soprattutto il Nord dell’Italia. La Camera di commercio dell’Umbria incentiva e accompagna questo processo di aumento delle aziende coesive attraverso vari strumenti, tutti mirati ad aumentare la collaborazione tra aziende e a dare corpo alla transizione digitale ed ecologica, assi portanti della progettualità camerale e che rappresentano un prerequisito per diventare imprese coesive“.

I risultati dell’indagine sulle imprese che fanno coesione sociale: risultati migliori rispetto alle concorrenti

Le imprese coesive di ottengono risultati migliori rispetto alle imprese che non lo sono. Ciò vale sia per le dinamiche di fatturato (per il 2024 sono il 34% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2023, contro il 25% delle altre), che per l’occupazione (25% di indicazioni di incremento nel 2024 rispetto al 16% delle altre imprese) e le esportazioni (27% contro 21%). Le imprese coesive prevedono anche una crescita nel 2024 delle quantità prodotta (nel 30% dei casi contro il 22% delle non coesive). E questi andamenti distintivi si confermano anche per le previsioni 2025 per tutti e quattro i parametri considerati.

Forte è poi la propensione delle imprese coesive al green e al digitale: quasi due imprese su tre (il 67%) hanno investito in sostenibilità ambientale nel triennio 2021-2023 (il 43% nel caso delle imprese non coesive). Nel 2023 oltre un terzo delle imprese coesive (il 39%) ha investito in fonti rinnovabili per migliorare le proprie performance ambientali, a fronte del 24% delle imprese non coesive.