03 Apr, 2025 - 20:45

“Ilaria non è una vittima, è una combattente”: in centinaia a Terni per dire basta alla violenza sulle donne

“Ilaria non è una vittima, è una combattente”: in centinaia a Terni per dire basta alla violenza sulle donne

Nel tardo pomeriggio di giovedì, piazza della Repubblica a Terni si è riempita di centinaia di persone radunate per ricordare Ilaria Sula, la giovane uccisa brutalmente a Roma dal suo ex compagno. Una manifestazione intensa, carica di dolore e consapevolezza, organizzata dalla Casa delle Donne di Terni, realtà da anni attiva sul territorio nella lotta contro la violenza di genere.

Non si è trattato solo di un momento di commemorazione. La manifestazione è stata anche un grido collettivo, un’espressione pubblica di rabbia e rifiuto verso un sistema che continua a fallire nel proteggere le donne. Due femminicidi si sono consumati in meno di una settimana in Italia: non una tragica eccezione, ma un drammatico segnale.

Chiavi al cielo, parole che non chiedono il permesso

Durante l’evento, la piazza ha vissuto momenti di forte intensità emotiva. Le persone presenti hanno alzato in aria i propri mazzi di chiavi, un gesto divenuto simbolico nella lotta contro la violenza di genere. Il tintinnio collettivo ha rotto il silenzio con la forza di un urlo sommesso. Un messaggio chiaro: non c’è più spazio per l’indifferenza.

Dal palco si sono susseguiti interventi, letture di poesie e riflessioni. “Una donna viene uccisa ogni tre giorni. Non è un fatto privato. È una responsabilità sociale” è stato detto con voce ferma. La manifestazione non ha concesso spazio alla rassegnazione, ma ha trasformato il dolore in un atto politico.

L’intervento della migliore amica: “Una combattente, non una vittima”

Uno dei momenti più toccanti è stato l’intervento della migliore amica di Ilaria. Con voce spezzata ma determinata, ha rifiutato ogni narrazione passiva: “Non era una vittima. Era una combattente. Non possiamo permettere che la sua storia venga ridotta a un titolo di cronaca nera”.

Le sue parole hanno messo a nudo il cuore del problema: “Viviamo in una società ancora intrisa di maschilismo, che educa le donne al silenzio e gli uomini all'impunità. Questa morte non è solo responsabilità di chi ha premuto il coltello. È responsabilità di un intero sistema culturale.” La piazza ha reagito con un lungo applauso. Nessuna retorica, solo verità condivisa.

Un’indagine in corso e un dolore che non si chiude

Intanto, a Roma, proseguono le indagini sulla morte di Ilaria. L’ex compagno, Mark Antony Samson, è in stato di fermo con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Secondo le prime ricostruzioni, la giovane sarebbe stata colpita con tre coltellate, una delle quali al collo. Il corpo è stato ritrovato all’interno di una valigia, abbandonata in una scarpata alla periferia della capitale.

La scomparsa di Ilaria risale al 25 marzo. Il giorno seguente, una videocamera ha ripreso l’automobile dell’indagato nei pressi della zona dove sarebbe avvenuto l’occultamento. Gli inquirenti ipotizzano che l’omicidio sia stato commesso nell’abitazione dei genitori dell’uomo.

Il pubblico ministero Maria Perna ha disposto l’analisi dei dispositivi elettronici sequestrati, inclusi lo smartphone dell’indagato, il tablet e il computer della vittima. L’obiettivo è ricostruire le comunicazioni dei giorni precedenti. Il cellulare di Ilaria risulta ancora disperso: l’indagato avrebbe dichiarato di averlo gettato in un tombino.

Terni risponde: “Zitte mai”

Terni ha scelto di non restare in silenzio. “Giù le mani dalle donne”, “Zitte mai”, “Ilaria vive”: questi i messaggi scritti su cartelli e striscioni, alzati come bandiere. La piazza ha dimostrato che la città non è disposta a voltarsi dall’altra parte. La morte di Ilaria ha scosso una comunità intera, che ora chiede giustizia e cambiamento.

La manifestazione, densa di partecipazione e consapevolezza, ha trasformato il lutto in una presa di posizione collettiva. In una settimana segnata da più femminicidi, la voce di Terni si è alzata chiara, dolorosa, ma soprattutto decisa. Perché il nome di Ilaria non resti uno dei tanti. E perché nessun’altra venga dimenticata.

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Francesca Secci
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