Alla Camera, la proposta di legge dove Il Teatro Caio Melisso diverrà un “Monumento Nazionale”, è in discussione questa settimana . Il più antico teatro all’italiana di Spoleto sarà inserito nella lista dei momenti grazie all’emendamento presentato dall’onorevole Elisabetta Piccolotti. Il teatro Morlacchi di Perugia e il Caio Melisso di Spoleto si apprestano a essere dichiarati “monumenti nazionali” insieme ad altri 44 teatri italiani. È atteso infatti il primo via libera della Camera al disegno di legge che attribuirà tale nomina a molti altri teatri italiani dove, nella lista, che presumibilmente si allungherà, ci sono i grandi teatri d’opera e i piccoli stabili di provincia.
Proprio in questa settimana, nell’Assemblea della Camera, è iniziata la discussione sulle linee generali del Testo unificato delle proposte di legge volte a conferire il riconoscimento di monumento nazionale. L’onorevole Elisabetta Piccolotti, deputata di Sinistra Italiana nel gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, nel mese di febbraio presentò l’emendamento per l’inserimento del più antico teatro spoletino che si affaccia su piazza Duomo, costruito nella seconda metà del XVII secolo.
Si discute per inserire il Teatro Caio Melisso tra i Monumenti Nazionali
“Abbiamo accolto con grande soddisfazione l’approvazione dell’emendamento presentato dall’onorevole Piccolotti, che ringrazio per l’impegno e l’attenzione che ha rivolto alla nostra città e al meraviglioso Teatro Caio Melisso – ha dichiarato il sindaco Andrea Sisti – auspichiamo che la proposta di legge venga approvata quanto prima da entrambi i rami del Parlamento, affinché questo storico luogo di cultura possa essere valorizzato anche attraverso un riconoscimento che ne esalti la storia ed il prestigio”.
La proposta di legge è composta da 2 articoli. Nel testo proposto dalla Commissione Cultura, che l’ha esaminata in sede referente, è volta a dichiarare monumenti nazionali molti teatri tra i quali : il Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste; il Teatro Gaetano Donizetti di Bergamo; il Teatro Grande di Brescia; il Teatro Sociale di Como; il Teatro alla Scala di Milano; il Teatro Regio di Torino; il Teatro municipale di Casale Monferrato (Alessandria); il Teatro Carlo Felice di Genova; il Teatro comunale Mario Del Monaco di Treviso; il Teatro La Fenice e il Teatro Malibran di Venezia; il Teatro Carlo Goldoni di Venezia; il Teatro Olimpico di Vicenza.
Il Teatro comunale di Bologna; il Teatro municipale di Piacenza; il Teatro Regio di Parma; il Teatro Farnese di Parma; il Teatro municipale «Romolo Valli» di Reggio Emilia; il Teatro Petrarca di Arezzo; il Teatro Signorelli di Cortona; il Teatro del Maggio musicale fiorentino di Firenze; il Teatro Verdi di Firenze; il Teatro comunale del Giglio di Lucca; il Teatro Guglielmi di Massa; il Teatro dei Rassicurati di Montecarlo (Lucca); il Teatro Verdi di Pisa; il Teatro Manzoni di Pistoia; il Teatro dei Rinnovati di Siena.
Il Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno; lo Sferisterio di Macerata; il Teatro Morlacchi di Perugia; il Teatro Caio Melisso di Spoleto; il Teatro comunale Nazzareno De Angelis dell’Aquila.
Il Teatro D’Annunzio di Latina; il Teatro Flavio Vespasiano di Rieti; il Teatro Argentina di Roma; il Teatro Valle di Roma; il Teatro dell’Unione di Viterbo; il Teatro di San Carlo di Napoli; il Teatro municipale Giuseppe Verdi di Salerno; il Teatro Petruzzelli di Bari; il Teatro comunale Niccolò Piccinni di Bari; il Teatro Politeama di Catanzaro; il Teatro comunale Alfonso Rendano di Cosenza; il Teatro comunale Francesco Cilea di Reggio Calabria; il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania; il Teatro Massimo di Palermo.
Quali saranno gli effetti da questa trasformazione in monumentalità? Non sembrano scaturire effetti giuridici ulteriori rispetto a quelli derivanti dalla stessa dichiarazione di interesse culturale, che non riguarda il ddl in questione; nel testo infatti si spiega che «la dichiarazione di monumento nazionale non costituisce verifica o dichiarazione dell’interesse culturale». Quest’ultima si applica a beni pubblici o privati e li sottopone a una serie di vincoli di tutela. In ogni caso, non sono previsti «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»; insomma, si tratta di un riconoscimento.