"Era spaventato, ma fortunatamente illeso. Con pazienza e delicatezza siamo riusciti a liberarlo". Così raccontano i Vigili del Fuoco di Città di Castello che nella mattinata di oggi, 27 aprile 2025, hanno portato a termine un intervento tanto delicato quanto significativo: il salvataggio di un capriolo rimasto incastrato nella rete di recinzione dell’antistadio cittadino.
Una scena che ormai, purtroppo, non è più così rara nelle campagne e perfino nelle aree urbane umbre, a causa di dinamiche ambientali sempre più complesse che stanno cambiando il rapporto tra uomo e fauna selvatica.
Poco dopo le 8:00 del mattino, i soccorritori sono intervenuti con tempestività. Il capriolo, un giovane esemplare probabilmente smarrito nella ricerca di cibo o di un varco di passaggio, era rimasto intrappolato nella rete metallica, incapace di liberarsi da solo.
Grazie all’intervento coordinato dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri Forestali, l'animale è stato estratto senza riportare danni evidenti. Subito dopo è stato affidato alle cure degli operatori del centro di recupero per animali selvatici "La Nostra Arca" di Città di Castello, che provvederanno a verificarne lo stato di salute prima di reimmetterlo in natura.
"È stato un intervento delicato, ma vedere il capriolo tornare libero è stata una grande soddisfazione", ha commentato uno dei vigili del fuoco presenti. "Episodi come questo ci ricordano quanto sia importante il nostro impegno non solo per le persone, ma anche per il nostro ambiente".
Il capriolo (Capreolus capreolus) è un piccolo cervide agile e veloce, presente in gran parte dell’Europa e dell’Asia. Riconoscibile per il mantello rossastro estivo e grigio-bruno invernale, ha una caratteristica macchia chiara sul posteriore. I maschi sviluppano palchi corti che rinnovano ogni anno.
Di indole prevalentemente crepuscolare, il capriolo si nutre di germogli, foglie e bacche. Tradizionalmente abitante dei boschi e delle campagne, negli ultimi anni ha cominciato a popolare le periferie urbane, attratto da nuove opportunità di cibo e da habitat alternativi.
Perché vediamo sempre più caprioli nelle città?
Il caso del capriolo a Città di Castello non è isolato. In Umbria e in molte altre regioni italiane, il fenomeno della fauna selvatica urbana è in costante crescita. Le cause sono molteplici:
Espansione demografica della specie: grazie a politiche di conservazione e al minor impatto della caccia, la popolazione dei caprioli è cresciuta notevolmente.
Riduzione degli habitat naturali: la cementificazione e la frammentazione delle aree rurali spingono gli animali a cercare rifugi alternativi, anche all'interno delle aree verdi urbane.
Disponibilità di cibo: parchi pubblici, orti, giardini e coltivazioni offrono risorse alimentari facili e abbondanti.
Mancanza di predatori naturali: lupi e volpi, principali antagonisti naturali del capriolo, sono molto meno presenti in ambiente urbano.
Corridoi ecologici accidentali: infrastrutture come fiumi, ferrovie e strade alberate diventano vere e proprie vie di migrazione per gli animali selvatici.
"La città non è più solo il regno dell’uomo", osservano gli esperti del centro “La Nostra Arca”. "Stiamo assistendo a un riavvicinamento naturale, forse inevitabile, tra due mondi che per secoli si erano separati".
Se da un lato la presenza di animali come i caprioli regala suggestioni romantiche, dall'altro pone problemi molto concreti:
Pericolo per la circolazione stradale: incidenti causati da attraversamenti improvvisi sono in aumento, con danni a persone, animali e veicoli.
Danni agricoli: colture danneggiate e raccolti compromessi sono sempre più frequenti, creando tensioni tra agricoltori e amministratori.
Problemi di salute pubblica: la presenza di animali selvatici può comportare rischi legati alla trasmissione di malattie.
Stress per gli animali: le aree urbane non sono ambienti adatti alla sopravvivenza naturale di molte specie, che rischiano incidenti, malnutrizione e sofferenza.
Cosa si può fare? Strategie per una convivenza sostenibile
Affrontare la questione non è semplice. Servono strategie multilivello, che combinino interventi immediati e programmazioni a lungo termine. Alcune possibili azioni includono:
Realizzazione di corridoi ecologici protetti, che guidino i movimenti degli animali lontano dalle zone pericolose.
Installazione di barriere e reti di protezione in aree sensibili come impianti sportivi, parchi gioco, zone industriali.
Campagne di sensibilizzazione per educare la cittadinanza al corretto comportamento in caso di incontro con animali selvatici.
Monitoraggio costante delle popolazioni animali e pianificazione di interventi di gestione faunistica equilibrata.
"La natura ci sta mandando segnali chiari", commentano i Carabinieri Forestali. "Sta a noi saperli leggere e agire di conseguenza, con rispetto e intelligenza".
Il salvataggio del capriolo di Città di Castello si è concluso nel migliore dei modi. L’animale, dopo i controlli necessari, sarà presto libero di tornare nel suo habitat naturale. Ma la vicenda lascia in eredità una domanda importante: siamo pronti a convivere con la natura che ritorna?
La risposta passa attraverso un cambiamento di mentalità, che riconosca il valore della biodiversità non come una minaccia, ma come una ricchezza da proteggere.
"Ogni vita salvata è una vittoria per tutti", conclude un vigile del fuoco. "Perché salvare un capriolo oggi significa proteggere il nostro futuro domani".
E chissà che il giovane capriolo, scampato alla rete, non torni presto a correre libero tra i boschi e le colline umbre, ambasciatore silenzioso di un equilibrio che, se sapremo ascoltare, potrà ancora essere ritrovato.