Ternana e Perugia, per l’anno prossimo, non saranno né in Serie A né in Serie B. Nonostante il duopolio, la rivalità regionale e il polso mancato, l’Umbria si impoverisce e perde gli elementi che, negli anni, sono stati a lungo presenti nei due livelli più alti del calcio professionistico nazionale. Un punto basso per l’intera regione, che adesso farà fatica a risalire.

La Lega Pro, d’altronde, è rinomatamente un girone dell’inferno. O si arriva primi o si entra in una vera e propria roulette, un qualcosa che il Perugia ha imparato a conoscere bene quest’anno e che, a suo malgrado, ha dovuto metabolizzare. Risalire la china è complicato, davvero molto, e nel valzer casareccio del torneo conclusivo a salire è solo una squadra. Una sola.

Ternana e Perugia, l’Umbria sparisce dalle prime due serie

L’Umbria, stavolta, non c’è. Non è nella massima serie dal 2004, quando il Perugia perse lo spareggio interdivisionale. E non lo sarà neanche l’anno prossimo, anzi, dovrà risalire la china un’altra volta. Per non parlare della Ternana, che in massima serie non va da decadi e che, adesso, dovrà leccarsi anche le ferite di un play out finito male, malissimo, per le Fere.

Sarebbe bastata la gestione del risultato, invece il Bari ha travolto i rossoverdi al Liberati e ha conquistato la permanenza in serie cadetta. Ternana che raggiunge il Perugia nel braccio della morte, quel limbo dal quale difficilmente si riesce ad uscire se non per forza, tenacia e per costanza, come nell’anno record targato Cristiano Lucarelli.

Per l’Umbria, tutto questo, non fa bene. Il Gubbio rimane in Lega Pro, anch’esso uscito ai preliminari dei play off, e fa compagnia proprio a Ternana e Perugia. Un dramma tutto regionale, ma per risalire la china servono obiettivi cadenzati e precisi. Oltre a ripristinare il fattore tecnico, puntando su giovani vogliosi e, possibilmente, in grado di apprezzare la maglia, bisogna che le società abbiano le idee chiare su chi puntare.

E per idee chiare intendo che le idee chiare debbano essere presenti anche nella sommità delle società, a partire dai presidenti. Ci si deve domandare l’importanza della missione calcistica, del focus verso i tifosi e ci si deve chiedere se si è dato tutto o se si può dare ancora di più nell’ottica futura. Domandarsi, insomma, se si è fatto abbastanza o se si può fare di più. E, sicuramente, di più si può fare, ma molto di più.

L’anno prossimo l’Umbria non avrà nessuna delle due. Fa male, parecchio. E da qui bisogna ripartire, affinché la regione risalga il fiume e riesca a nuotare nel mare mosso per salire, almeno, alle stelle della B e all’empireo della A.