02 May, 2025 - 12:30

Il Pranzo del Cuore: i Ceraioli Anziani onorati a Gubbio

Il Pranzo del Cuore: i Ceraioli Anziani onorati a Gubbio

In una delle giornate più sentite dal cuore della tradizione eugubina, si è tenuto il Pranzo del Ceraiolo Anziano, evento che apre simbolicamente il tempo della Festa dei Ceri e che rappresenta un omaggio commosso e collettivo a chi ha corso, faticato, pregato e custodito per decenni lo spirito della corsa più bella del mondo.

Organizzato in stretta collaborazione dalle Famiglie Ceraiole, dal 

Maggio Eugubino, dall’Università dei Muratori, dalla Chiesa eugubina e dal Comune di Gubbio, il pranzo ha riunito centinaia di ceraioli nella cornice suggestiva degli Arconi del Palazzo dei Consoli. Qui, la cucina è stata gestita da mani esperte e affettuose, con le Famiglie ceraiole che hanno unito le forze per onorare i più anziani con un pasto semplice e carico di significato.

"Non esiste un'altra Festa al mondo che si apra con il Pranzo del Ceraiolo Anziano e si chiuda il 2 giugno con quello dei bambini. Questo è ciò che rende unici i Ceri", ha detto Monsignor Luciano Paolucci Bedini, presente tra i tavoli imbanditi.

Celebrati i Capodieci del 1975

Il pranzo ha visto un momento di grande emozione quando sono stati celebrati i Capodieci della Festa dei Ceri del 1975, giunti al prestigioso traguardo dei 50 anni di brocca. Paolino Barbetti (Sant’Ubaldo), Giuseppe Ronchi (San Giorgio) e Nello Rossetto (Sant’Antonio) sono stati omaggiati con una pergamena ricordo, consegnata dai Presidenti delle Famiglie Ceraiole: Ubaldo Minelli, Patrick Salciarini e Ubaldo Gini, alla presenza del Presidente del Maggio Eugubino Marco Cancellotti, del sindaco Vittorio Fiorucci e di don Giuliano Salciarini.

"La loro brocca non è solo memoria. È identità. È esempio", ha detto uno dei giovani ceraioli presenti, stringendo la mano a un anziano con lo sguardo lucido.

Durante il pranzo, il sindaco Fiorucci ha colto l’occasione per spiegare le modifiche al percorso dei Ceri in Piazza 40 Martiri, dovute ai lavori nell’area dell’ex Ospedale e della Chiesa di San Francesco. "Abbiamo deciso di far passare i Ceri davanti alle Logge dei Tiratori, proteggendo l'area cantiere con una recinzione rinforzata. È una scelta difficile, ma necessaria", ha dichiarato.

Il pranzo è stato preparato per circa 400 ceraioli anziani: antipasti con crostini e affettati, tagliatelle al ragù, pollo, arista, agnello, dolci, vino rosso e bianco. E infine la barcarola, servita tra applausi e brindisi, mentre tra i tavoli si mescolavano racconti di corse leggendarie, di cadute e risalite, di cantele e mani alzate.

I ceraioli più giovani hanno servito in tavola con attenzione e rispetto, accompagnando ogni gesto con un sorriso, consapevoli di avere davanti a sé la memoria vivente della Festa.

"E' come se li servissimo per ringraziarli"

"E come se li servissimo per ringraziarli. Per tutto quello che ci hanno insegnato, senza mai dirlo ad alta voce", ha detto una giovane ceraiola della muta di Sant’Antonio.

Molti degli anziani, con lo sguardo lucido e le mani segnate dal tempo, hanno ricordato i momenti più intensi vissuti in cima al Monte Ingino, la fatica delle prove, le emozioni della salita e l'orgoglio di portare "il Santo" tra la folla. Alcuni hanno raccontato con commozione le notti precedenti al 15 maggio, l'attesa, le preghiere in famiglia, il vestito bianco stirato con cura, la fascia annodata al cuore.

"Quando sei stato ceraiolo, lo resti per sempre. Anche quando le gambe non corrono più, il cuore non smette mai", ha sussurrato un uomo che aveva corso per trent'anni con Sant'Ubaldo.

L'atmosfera era quella delle grandi occasioni, ma anche della familiarità più autentica. Non c'era distinzione tra grandi nomi e volti sconosciuti: ogni ceraiolo era parte di una storia comune, di una lingua fatta di gesti, silenzi, abbracci e ricordi. Tra un brindisi e una barzelletta, la Festa si rinnovava anche così, con semplicità.

Il valore della gratitudine

Il Pranzo del Ceraiolo Anziano è dunque molto più di un evento conviviale: è rito collettivo, è passaggio di testimone, è fede incarnata nella comunità. Una Festa nella Festa, che celebra non solo il tempo che passa, ma la continuità di un popolo capace di custodire la propria identità attraverso i volti, i gesti, le storie di chi ha corso prima di noi.

E mentre il profumo dell’agnello si mescolava a quello del vino e della memoria, Gubbio ha ancora una volta dato prova di saper onorare il valore della gratitudine, trasformando un pranzo in un monumento vivo, fatto di carne, voce e spirito.

"Finché c'è un ceraiolo anziano da ascoltare, c'è una Festa da tramandare", ha detto uno dei presenti.

E Gubbio, ancora una volta, ha ascoltato.

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Mario Farneti
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