Un uomo di 53 anni è finito davanti al tribunale di Perugia per una vicenda che intreccia passione calcistica e violenza domestica. L’imputato ha scelto di patteggiare: la pena concordata con l’accusa è di un anno e quattro mesi, sospesa e subordinata alla partecipazione a corsi di recupero.
Questa misura alternativa è stata proposta dalla difesa, rappresentata dall’avvocata Maria Bruna Pesci, e accettata dal pubblico ministero Patrizia Mattei. La decisione del giudice Natalia Giubilei arriva dopo un lungo lavoro di indagine, durante il quale la moglie dell’uomo è stata ascoltata in incidente probatorio. Il caso ha suscitato scalpore perché, secondo la Procura, le aggressioni sarebbero esplose anche per i risultati negativi del Perugia Calcio.
Secondo quanto emerso in aula, l’accordo è stato raggiunto grazie al lavoro dell’avvocato difensore e del pubblico ministero, trovando una linea condivisa che ha permesso di evitare il processo ordinario. La sentenza è arrivata dopo una lunga fase di indagini che aveva già visto la moglie, persona offesa, essere ascoltata in incidente probatorio.
Negli atti della Procura si legge che dal 2018 al 2024 l’uomo avrebbe avuto comportamenti aggressivi e ripetuti episodi di violenza. Le tensioni sarebbero esplose per motivi familiari, ma anche per le sconfitte della squadra cittadina. L’accusa ha parlato di reazioni spropositate nate da discussioni sulla gestione delle spese domestiche e da frustrazioni calcistiche.
Il quadro tracciato dagli inquirenti descrive una quotidianità segnata da offese e parole denigratorie rivolte alla compagna. La donna avrebbe ricevuto ripetutamente frasi umilianti come “pezzente, morta di fame, lurida” e minacce come “Puzzi. Fatti una buca, mettitici dentro e ammazzati. Ucciditi. Sparisci”. Dichiarazioni che, secondo il pm, testimoniano un clima di intimidazione costante.
Non solo parole: tra il 2018 e il 2019 si sarebbero verificati episodi violenti con spintoni, strattonamenti, schiaffi e calci. In un’occasione la vittima è stata spinta giù per le scale, riportando lesioni al ginocchio. In un altro episodio, l’uomo l’avrebbe fatta cadere a terra provocandole la rottura del menisco, costringendola a un intervento chirurgico. Gli atti riportano anche strattoni e colpi sferrati durante liti familiari.
Il 2024 ha segnato uno dei momenti più gravi: per una discussione legata a una bolletta, la donna sarebbe stata inseguita con un coltello, con cui l’uomo avrebbe tentato un fendente che le strappò la maglia. Il giorno successivo la minaccia si sarebbe ripetuta, quando la lama fu avvicinata alla gola della moglie, aumentando la paura di un epilogo tragico.
Tra le contestazioni più dure figurano anche le minacce di morte: “Io ti ammazzo”, avrebbe gridato durante una lite a Ferragosto 2024. Poche settimane dopo avrebbe rincarato: “Stasera ti ammazzo. Io stasera questa la sgozzo…”. La ricostruzione riporta anche episodi in cui l’uomo avrebbe afferrato la donna per i capelli, presa a calci e pugni, per poi lasciarla fuori casa.
Il giudice ha valutato l’accordo proposto e ha disposto la sospensione della pena detentiva, subordinandola però alla partecipazione a percorsi di recupero. La misura punta a responsabilizzare l’imputato e a garantire, almeno sul piano giudiziario, un freno a condotte violente che hanno segnato anni di vita familiare.