02 May, 2025 - 15:30

Il Pennone e l’orgoglio: San Giorgio torna a sventolare a Belvedere

Il Pennone e l’orgoglio: San Giorgio torna a sventolare a Belvedere

Una giornata di sole, memoria e identità. Giovedì 1 maggio, tutta la frazione di Belvedere si è stretta intorno al proprio Capodieci, Giuliano Baldelli, e al capocetta Andrea Bellucci, per issare con orgoglio il Pennone di San Giorgio, simbolo dell’antica appartenenza ceraiola di questo angolo eugubino. Una festa popolare e profonda, che ha riunito non solo gli abitanti del posto, ma anche tante famiglie che negli anni si sono trasferite altrove, in particolare a Perugia, e che hanno sentito forte il richiamo delle radici.

Il gesto di issare il Pennone è tornato ad animare l’area della Parrocchia, grazie al lavoro appassionato di un gruppo di ceraioli giovani e meno giovani, determinati a ridare corpo e voce a una tradizione che sembrava perduta. Lo narra il giornale online Cronaca Eugubina che  dedica alll'evento un lungo articolo.

I giovani di Belvedere partecipano alla mannicchia della Piana

"Questa è una manifestazione che deve continuare negli anni. È forte la nostra tradizione ceraiola, e altrettanto forte oggi è la presenza e il coinvolgimento di tante Famiglie del posto", ha dichiarato Emanuele Mori, visibilmente emozionato.

Fino al 1990, a Belvedere esisteva una manicchia sangiorgiara autonoma, attiva e numerosa. Poi, il progressivo calo demografico e la carenza di giovani disponibili a prenderne il testimone ha segnato un’interruzione generazionale. Il cero è rimasto, come sempre, nei cuori. Ma l'organizzazione si è dispersa.

Oggi, grazie all'impegno rinnovato dei ceraioli della zona, i giovani di Belvedere partecipano alle manicchie della Piana e di Padule, portando avanti lo spirito sangiorgiaro sotto nuove insegne ma senza perdere il senso d’origine.

È in questo clima di rinascita che il Capodieci Giuliano Baldelli, con il suo carisma silenzioso e determinato, è salito accanto al pennone insieme ad Andrea Bellucci, per guidare l'alzata del simbolo. La tromba del trombettiere ha risuonato nella vallata, e tra applausi e qualche lacrima, la bandiera rossa di San Giorgio ha ripreso a sventolare fiera contro il cielo.

Presente all’evento anche il Presidente della Pro Loco Belvedere Otello Fioriti, il diacono Giorgio Cardoni (in rappresentanza del parroco don Cristoforo), e numerosi esponenti della comunità tra cui Emanuele Mori e Gianni Pecci, che hanno portato parole cariche di memoria e visione.

"Ricordo che nel 1950 un cantoniere iniziò a girare sul territorio per fare i cosiddetti 'uomini per il Cero', di cui all’epoca c’era tanto bisogno", ha raccontato Gianni Pecci. "Ogni zona aveva una sua appartenenza ceraiola. All’epoca si diceva che i sangiorgiari di Belvedere erano le 'tigri di San Giorgio'. Ci sentiamo eugubini e ceraioli. Essere ceraioli significa fare tutto il bene possibile per il Cero, senza divisioni. Siamo tutti per il Cero".

Le sue parole hanno suscitato emozione, trovando eco in chi conosce il sacrificio e la passione che animano ogni muta, ogni prova, ogni corsa. Perché se è vero che la Festa è il 15 maggio, è anche vero che si costruisce giorno per giorno, comunità per comunità, come accaduto proprio a Belvedere.

La preghiera per S. Giorgio e per S. Ubaldo

Dopo il rito dell’alzata, il diacono Cardoni ha guidato una preghiera a San Giorgio per Sant’Ubaldo, segno della fratellanza spirituale tra le tre famiglie ceraiole, uniti nella fede oltre ogni sana rivalità.

I partecipanti hanno poi visitato con orgoglio l’interno della Chiesa Parrocchiale, eccezionalmente aperta per l’occasione. Alle spalle dell’altare, una magnifica raffigurazione murale mostra i Santi Pietro e Paolo accanto a Sant’Ubaldo e San Francesco, a suggellare l’intreccio profondo tra devozione, storia locale e memoria condivisa.

L’assessore Micaela Parlagreco, presente in rappresentanza del Comune di Gubbio, ha ringraziato la comunità di Belvedere per il segnale forte di coesione e amore per le tradizioni. "Gesti come questi ricordano a tutta Gubbio quanto sia preziosa la rete delle sue frazioni e quanto valore ci sia nel tramandare, dal basso, il senso più autentico della Festa dei Ceri", ha detto.

La giornata si è conclusa in allegria al Bar Mori, dove è stata organizzata una cena conviviale con carne alla brace, vino rosso, musica e canti ceraioli che hanno risuonato fino a tarda sera. Intorno ai tavoli, anziani e giovani si sono scambiati storie, battute, impegni per il futuro.

"L'importante non è avere una manicchia, ma avere l'anima del ceraiolo. E Belvedere, oggi, ha dimostrato di averla più viva che mai", ha detto uno dei partecipanti.

La bandiera di San Giorgio ora svetta nel cielo sopra la Parrocchia, come un muto ma eloquente testimone di appartenenza. E mentre il vento la fa danzare, sembra sussurrare: "le tigri non dormono, aspettano".

Una comunità intera ha scelto di non dimenticare. E così, tra vecchie foto ritrovate, racconti tramandati e nuovi sorrisi, a Belvedere si è rinnovato quel misterioso patto d’onore che unisce Gubbio e i suoi ceraioli, oltre il tempo, oltre le generazioni.

E forse, proprio da qui, dalle mani che issano un pennone, comincia ogni anno il cuore invisibile della Festa.

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Mario Farneti
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